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Pena per spaccio: attenuanti e prescrizione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per reati di droga, confermando la pena per spaccio inflitta. La sentenza chiarisce due punti cruciali: la discrezionalità del giudice nel quantificare la riduzione per le attenuanti generiche e l’impatto della sospensione dei termini (in questo caso, per uno sciopero degli avvocati) sul calcolo della prescrizione, che non è risultata maturata. La Corte ha ritenuto la pena congrua e non meritevole di un’ulteriore riduzione.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena per Spaccio: La Cassazione su Attenuanti e Sospensione della Prescrizione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti sui criteri di determinazione della pena per spaccio di sostanze stupefacenti e sul calcolo della prescrizione. La decisione analizza il caso di un imputato che contestava l’entità della condanna e la mancata estinzione di alcuni reati per decorso del tempo. La Corte, nel rigettare il ricorso, ha ribadito principi fondamentali riguardo la discrezionalità del giudice nell’applicazione delle attenuanti generiche e l’effetto sospensivo sul corso della prescrizione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna inflitta dal Tribunale di Modena a un individuo per una serie di reati. Le accuse includevano la detenzione di 20 grammi di marijuana, la cessione di cocaina e hashish a più persone, la cessione gratuita di cocaina e il reato di false generalità fornite alla Polizia. La pena stabilita in primo grado era di 2 anni e 2 mesi di reclusione e 2.800 euro di multa.

In secondo grado, la Corte di Appello di Bologna ha parzialmente riformato la sentenza. Ha dichiarato estinto per prescrizione un singolo episodio di cessione di droga e, di conseguenza, ha rideterminato la pena finale in 2 anni di reclusione e 2.600 euro di multa.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi:

1. Violazione di legge sulla determinazione della pena: Si lamentava che la sanzione fosse eccessiva e che le attenuanti generiche non fossero state applicate nella loro massima estensione, senza una motivazione adeguata.
2. Mancata declaratoria di prescrizione: Si sosteneva che anche altri episodi di cessione di stupefacenti, risalenti al 2016, avrebbero dovuto essere dichiarati estinti per il decorso del tempo.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla pena per spaccio

La Corte di Cassazione ha ritenuto il primo motivo manifestamente infondato. Ha osservato che il Tribunale aveva correttamente bilanciato gli elementi a disposizione. Pur escludendo una recidiva specifica, il giudice di merito aveva negato la massima riduzione per le attenuanti generiche a causa del “profilo marcatamente negativo” dell’imputato, autore di numerose cessioni di stupefacenti.

La Suprema Corte ha sottolineato un principio consolidato: quando la pena finale è inferiore al medio edittale previsto dalla legge (come in questo caso), non è richiesta una motivazione particolarmente dettagliata da parte del giudice. Il semplice richiamo ai criteri di adeguatezza e congruità è sufficiente. Il ricorso dell’imputato, su questo punto, è stato giudicato generico e non in grado di scalfire la logicità della decisione impugnata.

L’Importanza della Sospensione dei Termini di Prescrizione

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha chiarito che nel calcolo dei termini di prescrizione bisogna tenere conto di tutti i periodi di sospensione. Nel caso specifico, il processo aveva subito una sospensione di tre mesi e quindici giorni a causa dell’adesione del difensore a un’astensione della categoria forense.

Questo periodo di sospensione, correttamente riportato nella sentenza di primo grado e non contestato, si somma al tempo ordinario necessario per la prescrizione. Effettuando il calcolo corretto, alla data della decisione, la prescrizione per gli altri reati non era ancora maturata. Di conseguenza, la richiesta di proscioglimento è stata rigettata.

Le motivazioni

La decisione della Corte si fonda su due pilastri argomentativi. In primo luogo, riafferma l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena, soprattutto quando questa si attesta su valori inferiori alla media prevista dalla norma. La motivazione può essere sintetica se la pena è mite, e l’applicazione delle attenuanti generiche non deve necessariamente corrispondere alla massima riduzione possibile se elementi negativi, come la pluralità delle condotte illecite, lo sconsigliano. In secondo luogo, la Corte ribadisce che il calcolo della prescrizione è un’operazione matematica che non può prescindere da eventi procedurali, come la sospensione del processo, che ne allungano i tempi.

Le conclusioni

La sentenza in esame ha importanti implicazioni pratiche. Conferma che per contestare efficacemente una pena ritenuta eccessiva, non basta una generica doglianza, ma è necessario un confronto puntuale con la motivazione del giudice. Inoltre, evidenzia come eventi procedurali, quali l’adesione del difensore a un’astensione collettiva, abbiano conseguenze sostanziali dirette, come l’allungamento dei tempi necessari a estinguere il reato. Il rigetto del ricorso e la condanna al pagamento delle spese processuali sanciscono la definitività della condanna.

Quando un giudice deve fornire una motivazione dettagliata per la pena inflitta?
Una motivazione analitica è richiesta principalmente quando la pena si discosta significativamente dal minimo edittale o si attesta al di sopra della media. Se la pena finale, come nel caso di specie, è inferiore al medio edittale, è sufficiente una motivazione più sintetica basata sui criteri di congruità.

Come incide uno sciopero degli avvocati sulla prescrizione di un reato?
L’adesione del difensore a un’astensione dalle udienze costituisce una causa di sospensione del corso della prescrizione. La durata della sospensione, pari al rinvio concesso per tale motivo, viene sommata al tempo totale necessario per l’estinzione del reato, di fatto allungandolo.

L’applicazione delle attenuanti generiche comporta sempre la massima riduzione della pena?
No. Il giudice ha il potere discrezionale di modulare la riduzione della pena derivante dalle attenuanti generiche. Può concedere una riduzione inferiore a quella massima (un terzo) se ritiene che sussistano elementi negativi, come il “profilo marcatamente negativo” dell’imputato o la gravità complessiva dei fatti commessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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