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Pena per rapina lieve: la Cassazione chiarisce

Un soggetto condannato per rapina aggravata ha richiesto la rideterminazione della pena in base a una sentenza della Corte Costituzionale che ha introdotto un’attenuante per i fatti di lieve entità. Il giudice di primo grado ha respinto la richiesta, ritenendo che l’attenuante non si applicasse al caso di rapina aggravata. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la riduzione della pena per rapina lieve è applicabile anche in presenza di aggravanti, come quella di più persone riunite. Il caso è stato rinviato al giudice di primo grado per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena per rapina lieve: la Cassazione fa chiarezza sull’attenuante

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha fornito un chiarimento fondamentale riguardo alla nuova pena per rapina lieve. A seguito della storica sentenza n. 86/2024 della Corte Costituzionale, che ha introdotto un’attenuante per i fatti di ‘lieve entità’, si erano creati dubbi sulla sua applicabilità, specialmente nei casi di rapina aggravata. La Suprema Corte ha ora stabilito che la valutazione della lieve entità del fatto deve essere condotta a prescindere dalla presenza di circostanze aggravanti, annullando una decisione contraria di un giudice di merito.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Riduzione della Pena

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato in via definitiva per il reato di rapina propria, aggravata dalla partecipazione di più persone. L’avvocato del condannato aveva presentato un’istanza al Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Palermo, chiedendo una rideterminazione della pena. La richiesta si fondava sulla recente dichiarazione di parziale illegittimità costituzionale dell’articolo 628 del codice penale, che ha introdotto una diminuzione di pena fino a un terzo per i fatti di rapina di lieve entità. Il Giudice dell’esecuzione, tuttavia, aveva dichiarato inammissibile l’istanza, sostenendo che il reato contestato (rapina propria aggravata) non rientrasse tra le ipotesi considerate dalla Corte Costituzionale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo la decisione del giudice di primo grado errata e basata su una motivazione lacunosa. La Suprema Corte ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato gli atti allo stesso Giudice per un nuovo esame, che dovrà attenersi ai principi di diritto enunciati.

L’Applicabilità della pena per rapina lieve anche ai Casi Aggravati

Il punto centrale della sentenza è che la presenza di una circostanza aggravante non esclude a priori la possibilità di riconoscere l’attenuante della lieve entità. Il Giudice dell’esecuzione aveva erroneamente ritenuto che la condanna per rapina aggravata fosse di per sé ostativa all’applicazione della nuova diminuente. La Cassazione ha chiarito che le aggravanti, come quella della commissione del fatto da parte di più persone riunite, non costituiscono una fattispecie autonoma di reato, ma sono, appunto, delle ‘circostanze’. Pertanto, il giudice deve comunque procedere a una valutazione complessiva del fatto, considerando tutti gli indici rilevanti (natura, specie, mezzi, modalità, tenuità del danno) per stabilire se, nonostante l’aggravante, il fatto possa essere qualificato come di lieve entità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando la stessa ratio della pronuncia della Corte Costituzionale. Quest’ultima ha introdotto l’attenuante per creare una ‘valvola di sicurezza’ nel sistema sanzionatorio, garantendo la ragionevolezza, la proporzionalità e la capacità rieducativa della pena. Negare l’applicazione di questa attenuante solo perché è presente un’aggravante contraddirebbe lo scopo della norma. La Cassazione ha sottolineato che proprio l’eccessivo inasprimento dei minimi edittali, anche per le ipotesi aggravate, aveva spinto la Consulta a intervenire. Pertanto, escludere a priori i casi di rapina aggravata dal campo di applicazione della nuova attenuante sarebbe illogico e contrario alla volontà del giudice delle leggi. Il Giudice a quo ha trascurato che la Corte Costituzionale ha esteso la declaratoria di incostituzionalità a entrambi i commi dell’art. 628 c.p., senza distinzioni tra rapina propria e impropria, e che il caso di partenza che ha sollevato la questione di costituzionalità riguardava proprio una rapina aggravata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce un principio chiaro: anche chi è stato condannato per rapina aggravata può richiedere e ottenere la riduzione della pena per rapina lieve, a condizione che il fatto, nel suo complesso, presenti caratteristiche di ridotta offensività. La decisione rafforza il principio di proporzionalità della pena, imponendo ai giudici di non fermarsi a un’analisi formale della presenza di aggravanti, ma di scendere nel merito della specifica condotta criminosa. Di conseguenza, si apre la possibilità di una revisione delle pene per numerosi casi in cui, pur in presenza di aggravanti, il danno è stato esiguo e le modalità dell’azione non particolarmente allarmanti.

La nuova attenuante per fatti di lieve entità si applica solo a un tipo specifico di rapina?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che l’attenuante si applica sia alla rapina propria (art. 628, co. 1 c.p.) sia alla rapina impropria (art. 628, co. 2 c.p.), come stabilito dalla Corte Costituzionale.

La riduzione della pena per rapina lieve è esclusa se il reato è aggravato, ad esempio se commesso da più persone?
No. La presenza di una circostanza aggravante non esclude automaticamente l’applicazione dell’attenuante per la lieve entità del fatto. Il giudice deve comunque valutare nel concreto tutti gli aspetti della condotta per decidere se concedere la diminuzione di pena.

Cosa succede dopo che la Cassazione ha annullato la decisione del giudice di primo grado?
Il caso viene rinviato allo stesso giudice (in questo caso, il Giudice per le indagini preliminari di Palermo), il quale dovrà effettuare una nuova valutazione della richiesta di riduzione della pena, seguendo i principi di diritto indicati dalla Corte di Cassazione nella sua sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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