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Pena pecuniaria sostitutiva: obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che convertiva una pena detentiva in una pena pecuniaria sostitutiva, stabilendo un valore giornaliero di 80 euro senza adeguata motivazione. La Corte ha ribadito che il giudice deve sempre valutare d’ufficio le condizioni economiche, patrimoniali e familiari del condannato per determinare un importo congruo, anche in assenza di specifiche indicazioni da parte della difesa. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione motivata.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena pecuniaria sostitutiva: la Cassazione impone una valutazione personalizzata

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nell’applicazione della pena pecuniaria sostitutiva: il giudice non può limitarsi a un calcolo matematico, ma ha il dovere di motivare la sua decisione tenendo conto delle reali condizioni economiche e familiari del condannato. Questa pronuncia chiarisce che la conversione di una pena detentiva in una sanzione economica deve essere un processo personalizzato e non una formalità, specialmente dopo le modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dalla decisione del Tribunale di Ravenna di accogliere l’istanza di un condannato per sostituire una pena detentiva di 9 mesi di reclusione con una sanzione pecuniaria. Il Tribunale aveva fissato il cosiddetto ‘valore giornaliero’ in 80,00 euro, arrivando a una pena pecuniaria complessiva di 21.900,00 euro.

Nella sua ordinanza, il giudice osservava che la difesa non aveva specificato un rapporto di conversione e, pertanto, riteneva ‘congrua’ la cifra di 80 euro al giorno. Il condannato, tramite il suo difensore, ha impugnato questa decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. In particolare, si contestava che l’importo fosse eccessivamente sproporzionato rispetto alle sue reali possibilità economiche (svolgendo l’attività di giostraio, con un nucleo familiare monoreddito e due figli minori) e che il Tribunale non avesse compiuto alcuna istruttoria per accertare tali condizioni.

La Decisione della Cassazione sulla pena pecuniaria sostitutiva

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale di Ravenna e rinviando il caso per un nuovo giudizio. La Cassazione ha ritenuto fondato il vizio di motivazione, sottolineando come il giudice dell’esecuzione abbia fallito nel suo obbligo di spiegare le ragioni che lo hanno portato a determinare il valore giornaliero in 80,00 euro.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 56-quater della L. n. 689/1981, introdotto dalla Riforma Cartabia. Questa norma stabilisce che il giudice, nel determinare il valore giornaliero (che può variare da 5 a 2.500 euro), deve tenere conto delle ‘complessive condizioni economiche, patrimoniali e di vita dell’imputato e del suo nucleo familiare’.

La Corte ha chiarito i seguenti punti cruciali:

1. Obbligo di Motivazione Rafforzato: La determinazione del valore giornaliero non è un atto discrezionale arbitrario. Il giudice deve esplicitare il percorso logico seguito, basandosi su criteri concreti legati alla situazione del condannato. Affermare semplicemente che l’importo è ‘congruo’ non costituisce una motivazione sufficiente.
2. Dovere di Indagine del Giudice: La Corte ha ribadito che è compito del giudice acquisire d’ufficio tutte le informazioni necessarie per una valutazione completa. La mancata indicazione di un tasso di conversione da parte della difesa non esonera il giudice da questo dovere. Anzi, proprio in questi casi, il giudice deve attivarsi per raccogliere i dati necessari sulle condizioni di vita individuali, familiari, sociali ed economiche del condannato.
3. Finalità della Norma: L’obiettivo della pena pecuniaria sostitutiva è quello di renderla un meccanismo accessibile anche per i non abbienti, evitando che la condanna si traduca in una sanzione eccessivamente gravosa che comprometta il sostentamento del reo e della sua famiglia. Una valutazione non personalizzata tradirebbe questa finalità.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un importante principio di giustizia sostanziale: la sanzione penale deve essere sempre individualizzata. La conversione di una pena detentiva in pecuniaria non può avvenire sulla base di automatismi o presunzioni. Il giudice ha il preciso dovere di ‘personalizzare’ il valore giornaliero, indagando attivamente sulla situazione economica e familiare del condannato e motivando in modo puntuale la sua scelta. In assenza di una tale valutazione, il provvedimento è illegittimo e deve essere annullato. Ciò garantisce che la pena pecuniaria sostitutiva sia uno strumento equo e non una misura che finisce per penalizzare in modo sproporzionato chi si trova in condizioni di difficoltà economica.

Quando si converte una pena detentiva in una multa, il giudice può decidere liberamente l’importo giornaliero?
No, il giudice non può decidere liberamente. Deve determinare il ‘valore giornaliero’ tenendo conto delle ‘complessive condizioni economiche, patrimoniali e di vita dell’imputato e del suo nucleo familiare’, come stabilito dalla legge. La sua decisione deve essere adeguatamente motivata.

Se la difesa non indica un valore per la conversione, il giudice può fissare un importo standard?
No. La sentenza chiarisce che l’omessa indicazione da parte della difesa non esonera il giudice dal suo dovere di acquisire d’ufficio le informazioni necessarie e di motivare la sua scelta. Non può limitarsi a definire ‘congruo’ un importo senza spiegare il perché, sulla base di elementi concreti.

Qual è l’obiettivo della norma sulla pena pecuniaria sostitutiva?
L’obiettivo è duplice: da un lato, ridurre il ricorso a brevi pene detentive (deflazione penale) e, dall’altro, rendere la sanzione pecuniaria un’alternativa concreta anche per i non abbienti, evitando che la mancanza di mezzi economici si traduca in una compromissione eccessiva e sproporzionata del diritto al sostentamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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