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Pena pecuniaria sostitutiva: calcolo e motivazione

Un uomo condannato per diffamazione online si appella alla provocazione, ma la Cassazione rigetta. Accoglie però il ricorso sulla pena pecuniaria sostitutiva, annullando la sentenza per difetto di motivazione nel calcolo del valore giornaliero.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Pecuniaria Sostitutiva: la Cassazione Impone una Motivazione Specifica

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35874/2024, è intervenuta su un caso di diffamazione online, offrendo importanti chiarimenti su due fronti: i limiti della scriminante della provocazione e, soprattutto, i nuovi obblighi di motivazione per il calcolo della pena pecuniaria sostitutiva introdotti dalla Riforma Cartabia. Se da un lato la reazione a un presunto torto subito sui social non trova facile giustificazione, dall’altro la conversione della pena detentiva in una multa richiede ora un’analisi dettagliata e trasparente da parte del giudice.

I Fatti di Causa: Dalla Diffamazione Social alla Cassazione

La vicenda trae origine da una serie di post pubblicati su Facebook, ritenuti diffamatori nei confronti del direttore di una testata giornalistica online. L’autore dei post veniva condannato in primo grado per diffamazione e atti persecutori. La Corte di Appello, in un secondo momento, riformava parzialmente la sentenza: assolveva l’imputato dal reato di atti persecutori ma confermava la condanna per la diffamazione, rideterminando la pena. La pena detentiva di tre mesi di reclusione veniva sostituita con una pena pecuniaria di 6.750,00 euro. L’imputato decideva quindi di ricorrere in Cassazione, lamentando sia il mancato riconoscimento della provocazione sia l’errato calcolo della sanzione pecuniaria.

Il Ricorso: Provocazione e Calcolo della Pena Pecuniaria Sostitutiva

Il ricorso si fondava su due motivi principali:

La Tesi della Provocazione

L’imputato sosteneva di aver agito in reazione a un articolo pubblicato dalla persona offesa, ritenuto a sua volta offensivo e provocatorio. Secondo la difesa, la Corte di Appello sarebbe caduta in contraddizione, da un lato ammettendo l’esistenza di ‘provocazioni’ da parte della persona offesa (usate per motivare l’assoluzione dal reato di stalking), dall’altro escludendo la scriminante della provocazione per il reato di diffamazione per una presunta mancanza del requisito dell’immediatezza.

La Contestazione sulla Pena Pecuniaria Sostitutiva

Il secondo motivo, di natura più tecnica, contestava la modalità con cui la pena detentiva era stata convertita in pena pecuniaria. La difesa lamentava una totale assenza di motivazione da parte della Corte di Appello nella determinazione dell’importo giornaliero di 75 euro, sottolineando come tale calcolo non rispettasse i nuovi criteri introdotti dalla Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i due motivi, giungendo a conclusioni opposte.

Perché la Provocazione Non Sussiste

Il primo motivo è stato rigettato. La Cassazione ha chiarito che i requisiti per l’applicazione della scriminante della provocazione (art. 599 c.p.) sono molto stringenti. Occorrono tre elementi: lo ‘stato d’ira’, il ‘fatto ingiusto altrui’ e l’ ‘immediatezza della reazione’. Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva correttamente escluso che gli articoli della persona offesa fossero ‘gratuiti o infamanti’, facendo così venire meno il ‘fatto ingiusto’. Inoltre, la distanza temporale tra la pubblicazione dell’articolo e i post diffamatori escludeva il requisito dell’immediatezza. La Corte ha anche precisato che il termine ‘provocazione’ usato per l’assoluzione dallo stalking aveva un significato generico e non quello tecnico-giuridico richiesto per la scriminante.

L’Obbligo di Motivare la Pena Pecuniaria Sostitutiva

Il secondo motivo è stato invece accolto. La Cassazione ha evidenziato come la Riforma Cartabia abbia introdotto l’art. 56-quater nella legge n. 689/1981, stabilendo una nuova procedura per la determinazione della pena pecuniaria sostitutiva. Il giudice non può più limitarsi a una conversione automatica. Deve, invece, individuare un ‘valore giornaliero’ (variabile da 5 a 2.500 euro) basandosi sulle ‘complessive condizioni economiche, patrimoniali e di vita dell’imputato e del suo nucleo familiare’. La Corte di Appello si era limitata a indicare un parametro di 75 euro al giorno senza fornire alcuna motivazione su come avesse raggiunto tale cifra e senza determinare il ‘valore giornaliero’ secondo i criteri di legge. Questo vizio di motivazione è stato ritenuto insanabile.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al trattamento sanzionatorio, con rinvio alla Corte di Appello per un nuovo giudizio sul punto. La condanna per il reato di diffamazione è quindi diventata definitiva, ma la pena dovrà essere ricalcolata secondo i criteri stringenti e motivati previsti dalla nuova normativa. La decisione sottolinea un principio fondamentale: la determinazione di una sanzione, anche se pecuniaria, non può essere un atto arbitrario ma deve essere il risultato di un percorso logico-giuridico trasparente e ancorato alle condizioni concrete dell’imputato.

Quando una critica online può essere considerata una provocazione che giustifica una reazione diffamatoria?
Secondo la Corte, solo quando costituisce un ‘fatto ingiusto altrui’ (ad esempio, un’offesa gratuita e infamante) e la reazione è ‘immediata’, intesa come un legame di interdipendenza causale e non come una risposta maturata nel tempo e dettata dal rancore.

Come si calcola la pena pecuniaria sostitutiva di una pena detentiva dopo la Riforma Cartabia?
Il giudice deve prima determinare un ‘valore giornaliero’, compreso tra 5 e 2.500 euro, motivando la sua scelta sulla base di un’analisi specifica delle condizioni economiche, patrimoniali e di vita dell’imputato e del suo nucleo familiare. Tale valore viene poi moltiplicato per i giorni della pena detentiva da sostituire.

Se una sentenza viene annullata solo per il calcolo della pena, l’imputato è comunque considerato colpevole?
Sì. L’annullamento limitato al trattamento sanzionatorio non influisce sul giudizio di colpevolezza, che diventa definitivo. Infatti, nel caso di specie, l’imputato è stato condannato a rifondere le spese legali alla parte civile proprio perché la sua responsabilità per il reato di diffamazione è stata confermata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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