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Pena pecuniaria: nuovi criteri di conversione

La Cassazione ha annullato una sentenza che convertiva una pena detentiva in una pena pecuniaria di 18.200 euro. Il motivo è la mancata applicazione e motivazione dei nuovi criteri introdotti dalla Riforma Cartabia (art. 56-quater l. 689/1981), che impongono al giudice di valutare le condizioni economiche dell’imputato per determinare il valore giornaliero della sanzione.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena pecuniaria sostitutiva: la Cassazione impone una valutazione economica dell’imputato

Con la recente sentenza n. 14873/2024, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale riguardante la pena pecuniaria sostitutiva, rafforzando le tutele per l’imputato alla luce della Riforma Cartabia. La Suprema Corte ha annullato una condanna perché il giudice di merito non aveva adeguatamente motivato la quantificazione della sanzione economica, omettendo di considerare le reali condizioni patrimoniali e di vita del condannato. Questa decisione chiarisce l’obbligo per i giudici di applicare i nuovi e più equi criteri di conversione della pena.

Il caso: la conversione della pena detentiva in sanzione economica

Il caso trae origine da una condanna per il reato di truffa in concorso. In sede di appello, la Corte territoriale aveva riformato una precedente sentenza, disponendo la conversione di una pena di quattro mesi di reclusione e 200 euro di multa in una pena pecuniaria sostitutiva di 18.200 euro. In pratica, la detenzione era stata sostituita con il pagamento di una somma di denaro.

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando che la Corte d’appello avesse ignorato le recenti modifiche legislative introdotte dalla cosiddetta Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022). Tali modifiche hanno introdotto nuovi criteri per la conversione della pena detentiva, pensati per rendere la sanzione più equa e proporzionata alla situazione economica del reo.

I motivi del ricorso e l’impatto della Riforma Cartabia sulla pena pecuniaria

Il ricorso si fondava su due motivi principali:
1. Violazione di legge: la Corte d’appello non aveva applicato il nuovo art. 56-quater della legge n. 689/1981, che stabilisce un meccanismo di calcolo della pena pecuniaria basato su un “valore giornaliero” commisurato alla situazione economica, patrimoniale e familiare del condannato.
2. Vizio di motivazione: in ogni caso, la quantificazione della sanzione era stata arbitraria e priva di una giustificazione logica, risultando eccessivamente onerosa.

La Riforma Cartabia ha voluto superare le iniquità del sistema precedente, che spesso portava a sanzioni sproporzionate. Il nuovo art. 56-quater prevede che il valore giornaliero per la conversione possa variare da un minimo di 5 euro a un massimo di 2.500 euro, imponendo al giudice un’attenta valutazione delle reali capacità economiche del soggetto.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata limitatamente all’entità della pena e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’appello per un nuovo giudizio.

Le motivazioni

I giudici di legittimità hanno sottolineato come la Corte d’appello abbia agito illegittimamente, omettendo di spiegare le ragioni che l’hanno portata a determinare il valore giornaliero della multa in ben 150 euro. La nuova normativa, infatti, non consente automatismi ma esige un’indagine specifica, da condurre anche attraverso l’udienza prevista dall’art. 545-bis del codice di procedura penale, per accertare le “complessive condizioni economiche, patrimoniali e di vita dell’imputato e del suo nucleo familiare”. L’assenza di tale motivazione rende la sentenza viziata, poiché non permette di comprendere se la sanzione sia stata calibrata in modo equo e proporzionato.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce con forza che la determinazione della pena pecuniaria sostitutiva non può essere un mero calcolo matematico, ma deve derivare da un’analisi ponderata e motivata della situazione personale del condannato. Per i giudici, ciò significa un obbligo di motivazione rafforzato, che deve dare conto dell’istruttoria svolta per accertare la capacità economica del reo. Per gli imputati, rappresenta una garanzia fondamentale contro l’applicazione di sanzioni insostenibili, assicurando che la pena, pur mantenendo la sua funzione afflittiva, sia concretamente esigibile e non si trasformi in una condanna sproporzionata.

Come si calcola una pena pecuniaria sostitutiva dopo la Riforma Cartabia?
Si calcola moltiplicando i giorni di pena detentiva da sostituire per un “valore giornaliero” che il giudice stabilisce in un range tra 5 e 2.500 euro. Questa determinazione deve basarsi su una valutazione delle condizioni economiche, patrimoniali e di vita dell’imputato e della sua famiglia.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza in questo caso?
La sentenza è stata annullata perché la Corte d’appello non ha spiegato come ha determinato il valore giornaliero di 150 euro, violando l’obbligo di motivazione imposto dalla nuova normativa (art. 56-quater l. 689/1981), che richiede un’analisi specifica delle condizioni economiche del condannato.

Il giudice deve sempre spiegare come determina l’importo della pena pecuniaria?
Sì, secondo questa sentenza, il giudice ha l’obbligo di fornire un’adeguata motivazione che illustri le ragioni della sua scelta discrezionale, spiegando come ha valutato le condizioni economiche dell’imputato per fissare il valore giornaliero della pena pecuniaria sostitutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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