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Pena pecuniaria e patteggiamento: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo una sentenza di patteggiamento per reati legati agli stupefacenti, chiedeva la sostituzione della pena pecuniaria. La Corte ha chiarito che la pena pecuniaria non è convertibile né sostituibile e che le questioni relative al calcolo del periodo di detenzione già scontato (presofferto) sono di competenza del giudice dell’esecuzione, non del giudice di cognizione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Pecuniaria e Patteggiamento: Quando il Ricorso è Inammissibile

L’ordinanza n. 7624/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti dell’impugnazione di una sentenza di patteggiamento, in particolare quando l’oggetto della doglianza è la mancata sostituzione della pena pecuniaria. La decisione ribadisce principi fondamentali sulla natura di questa sanzione e sulla ripartizione delle competenze tra giudice di cognizione e giudice dell’esecuzione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal GIP del Tribunale di Taranto nei confronti di un imputato per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990 (fatto di lieve entità in materia di stupefacenti). L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione di legge e il vizio di motivazione. In particolare, sosteneva che, alla luce delle recenti modifiche normative, avrebbe dovuto essere prevista una misura sostitutiva anche per la pena pecuniaria e che non era stato correttamente calcolato il periodo di detenzione già sofferto (il cosiddetto “presofferto”).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto in caso di inammissibilità del ricorso.

Le Motivazioni della Decisione sulla Pena Pecuniaria

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni nette e precise. In primo luogo, ha affermato un principio cardine del nostro ordinamento: la pena pecuniaria non si converte né si sostituisce con altre misure. Questa affermazione taglia alla radice la principale doglianza del ricorrente. Le riforme invocate, che hanno ampliato il ricorso alle misure sostitutive, non hanno intaccato la natura specifica della sanzione pecuniaria, che rimane una condanna al pagamento di una somma di denaro.

In secondo luogo, la Corte ha chiarito che l’apprezzamento e il calcolo del “presofferto” non rientrano nelle competenze del giudice che emette la sentenza di patteggiamento, ma sono una prerogativa esclusiva del giudice dell’esecuzione. È in quella sede, successiva al passaggio in giudicato della sentenza, che si devono risolvere le questioni relative alla concreta esecuzione della pena, inclusa la detrazione del periodo di custodia cautelare già subito.

Infine, la Cassazione ha sottolineato che il Tribunale si era limitato a recepire correttamente l’accordo raggiunto tra le parti (il patto), e che le lamentele sollevate dal ricorrente non riguardavano un’eventuale illegalità della pena concordata, unico profilo che avrebbe potuto, in certi casi, giustificare un sindacato di legittimità.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida l’orientamento giurisprudenziale sui limiti del ricorso avverso una sentenza di patteggiamento. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Stabilità del Patteggiamento: L’accordo tra accusa e difesa, una volta ratificato dal giudice, gode di una notevole stabilità. Può essere messo in discussione in Cassazione solo per vizi gravi, come l’illegalità della pena, e non per questioni discrezionali o relative alla sua esecuzione.
2. Intangibilità della Pena Pecuniaria: Viene ribadito che la pena pecuniaria è una sanzione autonoma e non può essere sostituita con altre misure, come ad esempio i lavori di pubblica utilità. Chi accetta un patteggiamento che include una sanzione di questo tipo deve essere consapevole che dovrà adempiere al pagamento.
3. Competenza del Giudice dell’Esecuzione: Si traccia una linea chiara: il processo di cognizione si conclude con la sentenza; tutto ciò che attiene alla successiva esecuzione della pena, compreso il computo del presofferto, deve essere discusso davanti al giudice dell’esecuzione.

È possibile sostituire una pena pecuniaria concordata in un patteggiamento con una misura alternativa?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito in questa ordinanza che la pena pecuniaria non si converte né si sostituisce, ribadendone la natura specifica di sanzione economica.

A chi spetta calcolare il periodo di detenzione già scontato (pre-sofferto) dopo una sentenza di patteggiamento?
La valutazione e il calcolo del pre-sofferto rientrano nelle prerogative esclusive del giudice dell’esecuzione, che interviene dopo che la sentenza è diventata definitiva, e non del giudice che ha emesso la sentenza di patteggiamento.

Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione giudicato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, il cui importo è fissato equitativamente dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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