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Pena pecuniaria: come ricalcolarla dopo la Consulta

Un condannato con decreto penale definitivo ha richiesto la rideterminazione della pena pecuniaria sostitutiva basandosi su un criterio di conversione più favorevole. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7722/2025, ha accolto parzialmente il ricorso. Ha chiarito che, sebbene una nuova legge più favorevole non possa superare il limite del giudicato, una declaratoria di incostituzionalità della norma sanzionatoria (come quella della Corte Cost. n. 28/2022) ha effetto retroattivo e si applica ai rapporti non ancora esauriti, come nel caso di una pena non ancora eseguita. Di conseguenza, ha ricalcolato la pena pecuniaria utilizzando il nuovo parametro più basso.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricalcolo della Pena Pecuniaria: La Cassazione Applica i Principi della Consulta

La conversione della pena detentiva in pena pecuniaria rappresenta un meccanismo cruciale nel nostro sistema sanzionatorio. Ma cosa succede quando il criterio di calcolo viene dichiarato parzialmente incostituzionale dopo che una sentenza è diventata definitiva? Con la sentenza n. 7722 del 2025, la Corte di Cassazione fornisce un’importante chiave di lettura, distinguendo tra l’effetto di una nuova legge e quello di una pronuncia della Corte Costituzionale.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rideterminazione

Un soggetto, condannato con un decreto penale divenuto esecutivo nel 2015, si era visto sostituire la pena detentiva con una pecuniaria calcolata secondo il parametro allora vigente di 250 euro per ogni giorno di detenzione. Successivamente, a seguito sia della Riforma Cartabia sia, soprattutto, della sentenza n. 28 del 2022 della Corte Costituzionale, che aveva abbassato il valore minimo giornaliero a 75 euro, il condannato presentava un’istanza per ottenere la rideterminazione della sanzione secondo il criterio più favorevole. Il Giudice dell’esecuzione rigettava la richiesta, ritenendo insuperabile il limite del giudicato, ovvero la definitività della sentenza di condanna.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla pena pecuniaria

La Suprema Corte ha parzialmente accolto il ricorso, annullando la decisione impugnata e procedendo direttamente al ricalcolo della pena. Il ragionamento dei giudici si fonda su una distinzione fondamentale tra la successione di leggi nel tempo e l’intervento della Corte Costituzionale.

Distinzione tra Nuova Legge e Incostituzionalità

I giudici hanno innanzitutto confermato che la nuova disciplina introdotta dalla Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), sebbene più favorevole, non può essere applicata retroattivamente a una condanna già passata in giudicato. Ciò in ossequio all’art. 2, comma 4, del codice penale, che pone il giudicato come un limite invalicabile alla retroattività della legge più favorevole.

Tuttavia, il discorso cambia radicalmente quando entra in gioco una declaratoria di illegittimità costituzionale. Una norma dichiarata incostituzionale è considerata invalida ab origine, come se non fosse mai esistita. Questo vizio ‘genetico’ fa sì che la pronuncia della Consulta abbia un effetto retroattivo (ex tunc), travolgendo anche i rapporti giuridici pregressi.

Il Principio del “Rapporto Esecutivo non Esaurito”

Citando le Sezioni Unite ‘Gatto’ (n. 42858/2014), la Corte ha ribadito che l’effetto retroattivo della declaratoria di incostituzionalità si applica anche alle sentenze passate in giudicato, a una condizione: che il rapporto esecutivo non sia ‘esaurito’. In altre parole, la pena non deve essere stata ancora interamente scontata o eseguita. Nel caso di specie, la pena era stata sospesa condizionalmente e, pertanto, non era mai stata eseguita. Questa circostanza ha reso possibile l’intervento correttivo per adeguare la sanzione al principio costituzionale violato dalla norma originaria.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che ignorare l’illegittimità costituzionale di una norma sanzionatoria in fase esecutiva significherebbe dare esecuzione a una pena basata su parametri legalmente ‘inesistenti’ perché incostituzionali. La declaratoria di incostituzionalità non è una mera modifica legislativa, ma la certificazione di un’invalidità originaria che impone di rimuovere tutti gli effetti pregiudizievoli non ancora ‘consumati’. Per questo motivo, il limite del giudicato cede il passo alla necessità di ripristinare la legalità costituzionale. La Corte ha quindi annullato senza rinvio il provvedimento e ha rideterminato direttamente la pena pecuniaria, applicando il più favorevole criterio di ragguaglio di 75 euro al giorno, come stabilito dalla Corte Costituzionale.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio di fondamentale importanza: la prevalenza dei principi costituzionali sul giudicato penale quando si tratta di sanzioni basate su norme dichiarate illegittime. Per i condannati, si apre la concreta possibilità di ottenere una rideterminazione della pena pecuniaria sostitutiva se questa non è stata ancora interamente pagata o eseguita, qualora sia stata calcolata sulla base di parametri poi dichiarati incostituzionali. La decisione chiarisce che mentre una nuova legge non può riaprire una sentenza definitiva, una pronuncia della Consulta può e deve farlo, per garantire che nessuna sanzione sia mai eseguita in violazione della Costituzione.

Una nuova legge più favorevole sul calcolo della pena pecuniaria può essere applicata a una condanna già definitiva?
No, la Corte di Cassazione ha confermato che, in base all’art. 2, comma 4, del codice penale, il principio del giudicato impedisce l’applicazione retroattiva di una nuova disciplina più favorevole a una sentenza divenuta irrevocabile.

Una declaratoria di incostituzionalità che rende più favorevole il calcolo della pena si applica alle sentenze definitive?
Sì, a condizione che il rapporto esecutivo non sia ‘esaurito’. Una norma dichiarata incostituzionale è viziata fin dall’origine, e questo effetto retroattivo prevale sul giudicato, permettendo la rideterminazione della pena se non è stata ancora interamente eseguita.

Cosa si intende per ‘rapporto esecutivo non esaurito’?
Significa che la pena non è stata ancora completamente scontata o eseguita. Nel caso specifico, la concessione della sospensione condizionale della pena ha fatto sì che la sanzione pecuniaria non fosse stata eseguita, rendendo il rapporto ‘non esaurito’ e quindi modificabile alla luce della declaratoria di incostituzionalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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