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Pena pecuniaria: come motivare la sproporzione

La Corte di Cassazione ha analizzato il caso di un uomo condannato per furto aggravato di energia elettrica. La sentenza è stata parzialmente annullata perché la pena detentiva era vicina al minimo legale, mentre la pena pecuniaria era quasi al massimo, senza una adeguata motivazione da parte del giudice di merito. La Corte ha quindi ridotto la multa al minimo edittale, stabilendo che ogni sproporzione tra le due sanzioni deve essere ampiamente giustificata.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Pecuniaria: La Cassazione Chiarisce l’Obbligo di Motivazione in caso di Sproporzione

Quando un giudice stabilisce una pena, deve seguire un percorso logico e coerente. Ma cosa succede se la sanzione detentiva è fissata vicino al minimo previsto dalla legge, mentre la pena pecuniaria si avvicina al massimo? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10866/2024, interviene su questo punto cruciale, annullando una condanna per l’assenza di un’adeguata motivazione a giustificazione di tale divaricazione.

I Fatti del Caso: Furto di Energia e la Condanna Iniziale

Il caso trae origine da una condanna per furto aggravato di energia elettrica. L’imputato era stato giudicato colpevole sia in primo grado che in appello. I giudici di merito, pur concedendo le circostanze attenuanti generiche in misura equivalente alle aggravanti e alla recidiva, avevano inflitto una pena di 10 mesi di reclusione e 450 euro di multa.

Sebbene la pena detentiva fosse relativamente vicina al minimo edittale di 6 mesi, la sanzione pecuniaria era invece molto prossima al massimo di 516 euro, ben al di sopra del valore medio di 335 euro.

Il Ricorso in Cassazione: Una Pena Contraddittoria

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando proprio la contraddittorietà e l’illogicità di questa determinazione. La difesa ha sostenuto che non vi era alcuna giustificazione per una tale sproporzione tra le due componenti della pena. Mentre la parte detentiva indicava una valutazione di gravità contenuta, la multa suggeriva una valutazione opposta.

L’Analisi della Corte: Pena Pecuniaria e l’Obbligo di Motivazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso limitatamente alla quantificazione della pena pecuniaria. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: quando per un reato è prevista una pena congiunta (detentiva e pecuniaria), il giudice deve motivare le sue scelte in modo coerente per entrambe.

Il Principio di Diritto

Citando un proprio precedente (sentenza Leone, n. 25556/2019), la Corte ha affermato che se un giudice fissa la pena detentiva in prossimità del minimo, ma decide di irrogare una sanzione pecuniaria notevolmente superiore al valore medio edittale, è tenuto a fornire una giustificazione dettagliata. La motivazione deve essere tanto più esaustiva quanto più ampia è la “forbice” tra le due sanzioni. Questo serve a garantire la trasparenza del procedimento logico-giuridico seguito e ad assicurare la funzione special-preventiva della pena.

le motivazioni
Nel caso specifico, la Corte d’Appello non aveva fornito alcuna spiegazione per la consistente divaricazione tra la pena detentiva (10 mesi, vicina al minimo di 6) e la multa (€ 450, vicina al massimo di € 516). Questa assenza di motivazione ha reso la sentenza viziata sul punto. La Corte di Cassazione ha ritenuto illogico e contraddittorio applicare un criterio di mitezza per la reclusione e, senza alcuna spiegazione, un criterio di particolare rigore per la multa.

le conclusioni
Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio, ma solo per quanto riguarda la determinazione della pena pecuniaria. Esercitando i poteri conferiti dall’art. 620 del codice di procedura penale, ha rideterminato direttamente la multa nella misura minima prevista dalla legge, ovvero 154,00 euro. Questa decisione rafforza il principio fondamentale secondo cui ogni aspetto della determinazione della pena deve essere sorretto da una motivazione logica, coerente e trasparente, evitando disparità ingiustificate che potrebbero apparire arbitrarie.

Un giudice può imporre una pena detentiva vicina al minimo e una multa vicina al massimo per lo stesso reato?
Sì, ma è obbligato a fornire una motivazione specifica ed esaustiva che giustifichi questa notevole differenza di valutazione tra le due sanzioni. In assenza di tale giustificazione, la decisione è illegittima.

Cosa accade se una sentenza presenta una sproporzione ingiustificata tra pena detentiva e pena pecuniaria?
La sentenza può essere annullata dalla Corte di Cassazione sul punto specifico della determinazione della pena. Come in questo caso, la Corte può annullare la sentenza senza rinvio e rideterminare direttamente la sanzione in modo corretto.

Perché la Corte di Cassazione ha ridotto la multa al minimo legale di 154 euro?
In assenza di una qualsiasi motivazione da parte dei giudici di merito che giustificasse una pena superiore al minimo, e avendo gli stessi giudici applicato un criterio di relativa mitezza per la pena detentiva, la Cassazione ha corretto l’errore riportando la sanzione pecuniaria alla soglia minima prevista dalla legge, eliminando così la contraddizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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