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Pena pecuniaria: calcolo errato e annullamento

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per appropriazione indebita nei confronti di un soggetto che aveva incassato un assegno ricevuto come garanzia. Tuttavia, ha annullato la sentenza limitatamente alla pena pecuniaria, poiché era stata calcolata sulla base di una legge successiva e più severa rispetto a quella in vigore al momento del fatto, violando il principio di irretroattività della norma penale sfavorevole.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena pecuniaria e principio del favor rei: analisi di una sentenza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 37960/2025) offre un importante spunto di riflessione sul calcolo della pena pecuniaria e sull’applicazione del principio del favor rei, ovvero il principio che impone di applicare la legge più favorevole all’imputato in caso di successione di leggi penali nel tempo. Il caso riguarda un’accusa di appropriazione indebita, ma la vera lezione giuridica emerge dalla gestione della sanzione economica.

I Fatti del Caso: L’Assegno in Garanzia

La vicenda ha origine da un contratto di locazione. Il proprietario di un immobile aveva ricevuto dal conduttore un assegno come garanzia per il corretto pagamento dei canoni. Nonostante il conduttore fosse in regola con i pagamenti, il proprietario decideva di incassare l’assegno, giustificandolo come un modo per recuperare somme dovute per presunti danni all’immobile. A seguito di ciò, veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di appropriazione indebita, previsto dall’art. 646 del codice penale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso alla Corte Suprema basandosi su tre motivi principali:
1. La mancata riapertura dell’istruttoria in appello per acquisire nuova documentazione.
2. L’insussistenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero l’intenzione di appropriarsi indebitamente della somma.
3. L’errata determinazione della pena pecuniaria, calcolata in base a una legge più severa entrata in vigore dopo la commissione del fatto.

La Decisione della Cassazione sulla pena pecuniaria

La Corte di Cassazione ha rigettato i primi due motivi, ritenendoli infondati. Ha confermato che la condotta dell’imputato integrava pienamente il reato di appropriazione indebita, poiché aveva disposto di una somma di denaro ricevuta per uno scopo specifico (garanzia) per finalità diverse e personali.

Tuttavia, la Corte ha accolto il terzo motivo, quello relativo al calcolo della pena pecuniaria. La decisione ha portato all’annullamento della sentenza con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’appello, ma limitatamente alla rideterminazione della multa.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del diritto penale, sancito dall’art. 2 del codice penale: il principio di irretroattività della norma penale sfavorevole. Il reato era stato commesso il 29 maggio 2018. All’epoca, l’art. 646 c.p. prevedeva una multa massima di 1.032 euro. Una legge successiva (L. n. 3/2019) ha inasprito la sanzione, portandola in un intervallo tra 1.000 e 3.000 euro.

I giudici di merito avevano inflitto una multa di 800 euro, partendo però da una pena base di 1.200 euro, un valore superiore al massimo previsto dalla legge vigente al momento del fatto. Questo, secondo la Cassazione, costituisce una ‘pena illegale’. Quando cambia la cornice edittale di un reato, il giudice deve sempre applicare la legge più favorevole all’imputato. L’errore ha reso necessario l’annullamento parziale della sentenza, poiché la Corte d’appello dovrà ora ricalcolare la pena partendo dalla cornice edittale corretta e più mite, motivando adeguatamente la sua scelta.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce con forza che la determinazione della pena deve essere un processo rigoroso e rispettoso dei principi fondamentali. Anche quando la colpevolezza è accertata, la sanzione deve essere legale e giusta. Il principio del favor rei non è una mera formalità, ma una garanzia essenziale che tutela il cittadino da applicazioni retroattive di leggi più severe. Il giudice del rinvio dovrà quindi esercitare nuovamente il suo potere discrezionale, ma all’interno dei confini stabiliti dalla legge applicabile al tempo del commesso reato, garantendo così la piena legalità della sanzione inflitta.

Perché la condanna per appropriazione indebita è stata confermata?
La condanna è stata confermata perché l’imputato, avendo ricevuto un assegno a titolo di garanzia per i canoni di locazione, lo ha incassato per finalità diverse (recuperare presunti danni) pur non essendoci morosità, disponendo così di una somma di denaro altrui che deteneva solo a titolo di garanzia.

Per quale motivo la sentenza è stata parzialmente annullata dalla Corte di Cassazione?
La sentenza è stata annullata limitatamente alla pena pecuniaria perché i giudici avevano calcolato la multa basandosi su una legge più severa, entrata in vigore dopo la commissione del reato. La pena base di 1.200 euro superava il massimo edittale di 1.032 euro previsto dalla legge vigente al momento del fatto, rendendo la pena illegale.

Cosa succede se la legge che punisce un reato cambia dopo che è stato commesso?
In base al principio del ‘favor rei’ (art. 2 c.p.), si applica sempre la legge più favorevole all’imputato. Se la nuova legge prevede una pena più severa, si continua ad applicare la vecchia legge, più mite. Se la nuova legge è più favorevole, si applica quest’ultima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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