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Pena non retroattiva: Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato la condanna inflitta a due individui per il reato di rissa, limitatamente alla pena pecuniaria. La Corte d’Appello aveva erroneamente applicato una legge più severa, entrata in vigore dopo la commissione del fatto, violando il principio della pena non retroattiva. La sentenza stabilisce che deve sempre essere applicata la legge in vigore al momento del reato, se più favorevole all’imputato, e ha rinviato il caso per una corretta rideterminazione della sanzione.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena non retroattiva: la Cassazione ribadisce un principio cardine

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10354/2025) ha riaffermato con forza un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico: il divieto di applicare una pena non retroattiva se questa risulta più severa rispetto a quella prevista al momento della commissione del reato. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere come la successione delle leggi nel tempo influenzi il trattamento sanzionatorio e tuteli i diritti del cittadino.

I Fatti del Caso

Due persone venivano condannate in primo e secondo grado per il reato di rissa, commesso il 14 marzo 2019. La Corte d’Appello di Caltanissetta, nel confermare la responsabilità penale, aveva inflitto una multa di 1.333,33 euro. Gli imputati, attraverso il loro difensore, hanno presentato ricorso in Cassazione, lamentando l’eccessiva severità della pena. Il punto centrale del ricorso non era una semplice contestazione sulla quantità della multa, ma una questione di legalità ben più profonda: la pena base era stata calcolata sulla base di una legge entrata in vigore oltre un anno e mezzo dopo il fatto.

La Questione Giuridica: Il Principio della Pena non Retroattiva

Il cuore della vicenda risiede nella modifica legislativa che ha interessato l’articolo 588 del codice penale, che disciplina il reato di rissa. Al momento dei fatti (marzo 2019), la norma prevedeva una multa “fino ad euro 309”. Successivamente, con un decreto-legge dell’ottobre 2020, la cornice edittale è stata significativamente inasprita, portando la sanzione pecuniaria “fino ad euro 2000”. I giudici di merito avevano applicato la nuova e più severa cornice edittale a un fatto avvenuto quando era in vigore la legge precedente e più mite. Questa applicazione si pone in netto contrasto con il principio di pena non retroattiva sfavorevole, sancito dall’articolo 25 della Costituzione, dall’articolo 2 del codice penale e dall’articolo 7 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, definendolo fondato. I giudici supremi hanno spiegato che la modifica legislativa del 2020 ha inciso su una norma di natura sostanziale, peggiorando il trattamento sanzionatorio per il reato di rissa. Di conseguenza, il fenomeno di successione delle leggi penali deve essere governato dal principio di irretroattività della disposizione sfavorevole. La Corte ha ribadito che l’applicazione di una pena più grave, prevista da una legge successiva alla commissione del reato, è una chiara violazione del principio di legalità. Tale principio, si legge in sentenza, non riguarda solo il precetto penale (la descrizione del reato), ma anche la sanzione ad esso collegata. È illegale infliggere una pena superiore a quella applicabile al momento della commissione del fatto. La pena inflitta nel caso di specie, essendo stata calcolata su una cornice edittale non ancora esistente all’epoca del reato, è stata dichiarata illegale perché eccedente il limite massimo previsto dalla legge allora in vigore.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata, ma solo per quanto riguarda il trattamento sanzionatorio. Ha quindi disposto il rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Caltanissetta, che dovrà procedere a un nuovo giudizio per rideterminare la pena. Il nuovo giudice dovrà necessariamente basarsi sulla cornice edittale in vigore nel marzo 2019, ovvero quella che prevedeva una multa massima di 309 euro. Questa decisione non solo corregge un errore specifico, ma riafferma la centralità del principio di legalità e di non retroattività come garanzia fondamentale per ogni individuo sottoposto a procedimento penale.

Se la legge che punisce un reato diventa più severa dopo che il fatto è stato commesso, quale pena può essere applicata?
Deve essere applicata la pena prevista dalla legge in vigore al momento della commissione del reato. Il principio di non retroattività impedisce di applicare una legge successiva più sfavorevole.

Cosa si intende per pena ‘illegale’ secondo questa sentenza?
Una pena è considerata illegale quando non è prevista dall’ordinamento giuridico o quando, per tipo o quantità, supera il limite massimo stabilito dalla legge applicabile al momento in cui il reato è stato commesso.

Cosa accade quando la Cassazione annulla una sentenza limitatamente al trattamento sanzionatorio?
Significa che la dichiarazione di colpevolezza per il reato commesso rimane valida, ma la parte della sentenza che stabilisce l’entità della pena viene cancellata. Il caso viene quindi rinviato a un altro giudice per ricalcolare la pena in modo corretto, seguendo le indicazioni della Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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