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Pena immigrazione clandestina: quando è motivata

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La Corte ha ritenuto sufficientemente motivata la pena, superiore al minimo edittale, in ragione della particolare gravità della condotta, caratterizzata da una guida estremamente pericolosa e dal tentativo di ingannare le forze dell’ordine simulando di essere anch’egli un passeggero trasportato.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Immigrazione Clandestina: La Cassazione sulla Motivazione della Sentenza

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso relativo alla determinazione della pena per immigrazione clandestina, chiarendo i criteri che giustificano una condanna superiore al minimo previsto dalla legge. La decisione sottolinea come la gravità oggettiva della condotta dell’imputato sia un fattore decisivo per la valutazione del giudice, anche quando la pena inflitta non si discosta eccessivamente dal minimo edittale. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Guida Pericolosa e Tentativo di Inganno

Il caso esaminato riguarda un individuo condannato per aver favorito l’ingresso illegale di cittadini extracomunitari nel territorio nazionale. L’imputato non si era limitato al semplice trasporto: la sua condotta era stata caratterizzata da una guida estremamente pericolosa, mettendo a repentaglio la sicurezza non solo delle persone trasportate, ma anche degli agenti intervenuti per fermarlo. Inoltre, in un maldestro tentativo di eludere le proprie responsabilità, alla vista delle forze dell’ordine aveva tentato di spostarsi rapidamente sul sedile del passeggero, simulando di essere anch’egli una delle persone trasportate e non l’autista del veicolo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La difesa dell’imputato aveva presentato ricorso in Cassazione, contestando presumibilmente l’adeguatezza della pena inflitta dalla Corte d’Appello. Gli Ermellini, tuttavia, hanno dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte Suprema ha stabilito che la motivazione fornita dai giudici di merito era non solo sufficiente, ma anche dettagliata, chiara e puntuale nel giustificare una pena finale di tre anni e otto mesi di reclusione, oltre a una cospicua multa di 88.700,00 euro.

Le Motivazioni: La Pena per Immigrazione Clandestina e la Gravità della Condotta

Il cuore della decisione risiede nel principio, consolidato in giurisprudenza, relativo all’obbligo di motivazione della pena. La Corte di Cassazione ha ribadito che, sebbene un semplice richiamo all’art. 133 del codice penale possa essere sufficiente quando la pena è vicina al minimo edittale, nel caso di specie i giudici di merito hanno fatto di più. Hanno fornito una motivazione ineccepibile per discostarsi dal minimo, fondandola sulla gravità oggettiva dei fatti.

Gli elementi chiave valorizzati sono stati due:
1. La guida estremamente pericolosa: un comportamento che ha aumentato il disvalore penale del fatto, creando un concreto pericolo per la vita di più persone.
2. Il tentativo di simulazione: lo spostamento sul sedile del passeggero è stato interpretato come un ulteriore indice della piena consapevolezza e della particolare intensità del dolo, volto a ingannare gli operanti.

Questi aspetti, secondo la Corte, giustificavano pienamente una pena per immigrazione clandestina commisurata alla reale gravità del reato commesso, rendendo la decisione della Corte d’Appello immune da censure.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale: la determinazione della pena non è un mero calcolo matematico, ma una valutazione ponderata di tutte le circostanze del caso concreto. Quando la condotta dell’imputato presenta profili di particolare gravità, il giudice ha il dovere di tenerne conto, fornendo una motivazione adeguata che giustifichi l’entità della sanzione. Per gli operatori del diritto, ciò significa che non basta contestare la pena in astratto, ma è necessario confrontarsi con gli specifici elementi di fatto valorizzati dal giudice per dimostrare la gravità del reato. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende sigilla l’inammissibilità del ricorso, confermando la correttezza dell’operato dei giudici di merito.

Quando un giudice deve motivare in modo più dettagliato l’entità della pena?
L’obbligo di motivazione si attenua quanto più la pena si avvicina al minimo edittale. Tuttavia, come in questo caso, se il giudice decide di discostarsi dal minimo legale, deve fornire una motivazione specifica e puntuale, basata su elementi concreti come la gravità oggettiva della condotta.

Quali elementi sono stati considerati per giustificare una pena superiore al minimo nel caso di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina?
Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto giustificata una pena superiore al minimo a causa della guida estremamente pericolosa tenuta dall’imputato, che metteva a rischio la vita dei trasportati e degli agenti, e del suo tentativo di ingannare le autorità spostandosi sul sedile del passeggero per simulare di non essere l’autista.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una sanzione di 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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