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Pena illegale: quando l’appello è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento in appello. Un errore nel bilanciamento delle circostanze aggravanti e attenuanti non costituisce una pena illegale, unico motivo valido per impugnare l’accordo sulla pena, a meno che la sanzione finale non esca dai limiti previsti dalla legge.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello e Pena Illegale: Quando si Può Ricorrere in Cassazione?

Il concordato in appello, noto anche come patteggiamento in secondo grado, rappresenta uno strumento processuale che consente di definire il giudizio con un accordo sulla pena. Tuttavia, quali sono i limiti all’impugnazione di tale accordo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: la nozione di pena illegale come unico baluardo contro la definitività della sentenza concordata.

Il Caso in Esame: Un Patteggiamento Contestato

Nel caso di specie, un imputato aveva concordato in appello una pena di tre anni e sei mesi di reclusione e 1.200 euro di multa per i reati di truffa aggravata e rapina aggravata. Successivamente, attraverso il proprio difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un errore di diritto da parte della Corte d’Appello.

Secondo la difesa, i giudici di merito avrebbero erroneamente concesso le circostanze attenuanti generiche in un regime di equivalenza con le aggravanti contestate, in violazione del divieto di bilanciamento previsto dall’articolo 628, quinto comma, del codice penale per specifiche aggravanti della rapina. L’imputato sosteneva che tale errore nel calcolo della pena dovesse portare all’annullamento della sentenza.

La Nozione di Pena Illegale Secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire un principio fondamentale in tema di impugnazione delle sentenze di concordato in appello. L’accordo tra le parti, infatti, limita la cognizione del giudice di legittimità ai soli motivi non oggetto di rinuncia. L’unica eccezione di rilievo è l’applicazione di una pena illegale.

Ma cosa si intende esattamente per ‘pena illegale’? Richiamando un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza Sacchettino, n. 877/2022), la Corte ha chiarito che la pena è illegale solo in due casi:

1. Quando la sanzione applicata si colloca al di fuori della cornice edittale, ovvero è inferiore al minimo o superiore al massimo previsto dalla legge per quel reato.
2. Quando la pena è di specie diversa da quella stabilita dalla norma.

Un errore nei passaggi intermedi del calcolo, come un’erronea applicazione del giudizio di comparazione tra circostanze, non rende la pena illegale se il risultato finale rientra comunque nei limiti edittali previsti.

Le Motivazioni della Decisione

Sulla base di questo principio, la Cassazione ha stabilito che la doglianza dell’imputato non poteva essere accolta. L’eventuale errore della Corte d’Appello nel bilanciare le circostanze attenuanti con le aggravanti non aveva prodotto una pena al di fuori dei limiti legali. Di conseguenza, non si poteva parlare di pena illegale e, pertanto, il ricorso era inammissibile. L’accordo tra le parti sulla pena finale preclude la possibilità di contestare in Cassazione i singoli passaggi che hanno portato alla sua determinazione, a meno che non si verifichi una violazione dei limiti edittali.

Le Conclusioni della Corte e le Implicazioni Pratiche

La Corte ha quindi dichiarato inammissibile il ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla cassa delle ammende. Questa pronuncia consolida l’orientamento secondo cui il concordato in appello è un istituto che mira a una rapida definizione del processo, la cui stabilità non può essere minata da contestazioni relative alle modalità di calcolo della pena, a patto che questa rimanga nei confini della legalità. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’adesione a un concordato in appello comporta una rinuncia quasi totale a future impugnazioni, salvo il raro caso di una pena palesemente contraria ai dettami normativi.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento in appello (concordato ex art. 599-bis c.p.p.)?
Sì, ma solo per motivi molto specifici, come l’irrogazione di una “pena illegale”. L’accordo tra le parti, infatti, limita fortemente i motivi di impugnazione, escludendo quelli a cui si è rinunciato.

Un errore del giudice nel bilanciare le circostanze aggravanti e attenuanti rende la pena “illegale”?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la pena è illegale soltanto se esce dai limiti edittali (minimo e massimo) previsti dalla legge per quel reato o è di specie diversa. Un errore nei passaggi intermedi del calcolo, come il bilanciamento delle circostanze, non la rende illegale se il risultato finale è corretto.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione contro un concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, determinata in via equitativa, in favore della cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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