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Pena illegale: la Cassazione annulla patteggiamento

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento per resistenza a pubblico ufficiale. La corte ha stabilito che la mancata applicazione dell’aumento di pena per il concorso formale di reati (essendo la resistenza rivolta a tre carabinieri) ha reso la pena illegale per difetto. Di conseguenza, l’accordo tra le parti è stato invalidato e gli atti sono stati rinviati al Tribunale di primo grado per un nuovo procedimento.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Illegale: Quando un Errore di Calcolo Invalida il Patteggiamento

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 5645/2024 offre un’importante lezione sul concetto di pena illegale e sulle sue conseguenze nei procedimenti di applicazione della pena su richiesta delle parti, comunemente noto come patteggiamento. La Corte ha stabilito che l’omissione di un aumento di pena obbligatorio per legge rende l’accordo nullo e la sentenza annullabile, anche con le limitate possibilità di impugnazione previste per questo rito speciale.

I Fatti del Caso: Resistenza a Tre Pubblici Ufficiali

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Bergamo. L’imputato era accusato del reato di resistenza a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 337 del codice penale. La particolarità della vicenda risiedeva nel fatto che la condotta di violenza e minaccia era stata posta in essere nei confronti di tre distinti carabinieri nel medesimo contesto.

Nonostante ciò, il Tribunale, nell’applicare la pena concordata, aveva calcolato la sanzione partendo da una pena base, riducendola per le attenuanti generiche e per la scelta del rito, senza però applicare l’aumento previsto per il concorso formale di reati (art. 81, comma primo, c.p.).

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la Questione della Pena Illegale

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha impugnato la sentenza, sostenendo che la pena applicata fosse una pena illegale per difetto. Secondo il ricorrente, il giudice avrebbe dovuto obbligatoriamente aumentare la pena base per tener conto del fatto che il reato era stato commesso in danno di tre persone diverse, integrando un’ipotesi di concorso formale. La mancata applicazione di tale aumento aveva portato a una pena finale inferiore al minimo edittale previsto per quella specifica configurazione del reato.

La Distinzione tra Pena “Illegale” e “Illegittima”

Il cuore della decisione della Cassazione ruota attorno alla distinzione fondamentale tra pena “illegale” e pena meramente “illegittima”.

– Una pena è illegittima quando, pur rimanendo all’interno dei limiti fissati dalla legge, è il risultato di un percorso argomentativo viziato da parte del giudice (ad esempio, un’errata valutazione delle circostanze).
– Una pena è, invece, illegale quando si colloca al di fuori del sistema sanzionatorio delineato dal legislatore. Ciò accade quando la pena non corrisponde, per specie o quantità, a quella astrattamente prevista dalla norma, uscendo dai limiti minimi o massimi edittali.

La Cassazione ha chiarito che solo la pena illegale costituisce uno dei motivi tassativi per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento, come previsto dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Accogliendo il ricorso, la Suprema Corte ha affermato che l’omessa applicazione dell’aumento di pena per il concorso formale, in un caso di resistenza a più pubblici ufficiali, integra un’ipotesi di pena illegale. Le Sezioni Unite, infatti, hanno stabilito che tale condotta dà luogo a un concorso formale di reati. Di conseguenza, il calcolo della pena deve necessariamente partire dalla sanzione prevista per il reato più grave e subire un aumento per i reati concorrenti.

Non aver applicato questo aumento ha significato irrogare una pena inferiore a quella minima legale applicabile alla fattispecie concreta. Questo non è un semplice errore di valutazione, ma un’uscita dai binari del sistema sanzionatorio, un “abuso del potere discrezionale” che invade la sfera di competenza esclusiva del legislatore. La pena concordata tra le parti, e ratificata dal giudice, era quindi viziata da illegalità originaria.

Le Conclusioni e le Conseguenze Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata. L’illegalità della pena concordata, infatti, travolge l’intero accordo raggiunto tra le parti, rendendolo nullo. L’annullamento è “senza rinvio” perché non spetta alla Cassazione rinegoziare la pena, ma il vizio rende semplicemente invalido il patteggiamento.

La Corte ha quindi disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Bergamo per l’ulteriore corso del procedimento. Questo significa che il processo ripartirà dalla fase precedente all’accordo, e le parti dovranno decidere se rinegoziare un nuovo patteggiamento su una pena legale o procedere con il rito ordinario. La sentenza ribadisce il principio di legalità della pena come un cardine invalicabile, anche nei procedimenti basati sull’accordo delle parti.

Quando una pena concordata in un patteggiamento è considerata ‘illegale’?
Una pena è considerata ‘illegale’ quando non rientra nei limiti (minimi e massimi) o nella tipologia previsti dalla legge per il reato contestato. Nel caso specifico, la mancata applicazione dell’aumento di pena obbligatorio per il concorso formale di reati ha reso la sanzione inferiore al minimo legale, e quindi illegale.

Perché il Pubblico Ministero può impugnare una sentenza di patteggiamento per pena illegale?
Sebbene l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento sia molto limitata, l’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. prevede espressamente l’illegalità della pena come uno dei motivi validi di ricorso. In questo caso, il Pubblico Ministero ha agito per ristabilire la legalità di una sanzione che si collocava al di fuori del sistema previsto dal legislatore.

Cosa succede quando la Cassazione annulla un patteggiamento per pena illegale?
Quando la pena è illegale, l’intero accordo tra accusa e difesa viene considerato nullo. La Corte di Cassazione, quindi, annulla la sentenza ‘senza rinvio’ e trasmette gli atti al tribunale di primo grado. Il procedimento regredisce alla fase precedente all’accordo e le parti dovranno decidere se intraprendere un nuovo patteggiamento (con una pena corretta) o procedere con il giudizio ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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