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Pena illegale: Cassazione annulla per errore di calcolo

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza per pena illegale a causa di un errato calcolo nel contesto di un reato continuato. Il giudice di merito aveva applicato una pena base inferiore al minimo previsto per uno dei reati concorrenti, violando un principio fondamentale del diritto penale. Il caso è stato rinviato per una nuova determinazione della sanzione.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Illegale per Reato Continuato: La Cassazione Annulla per Errore di Calcolo

Quando più reati vengono commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, si applica l’istituto del reato continuato. Tuttavia, il calcolo della pena deve seguire regole precise per non incorrere in una pena illegale. Con la sentenza in esame, la Corte di Cassazione ha annullato una condanna proprio per un errore di calcolo, riaffermando un principio cardine del nostro ordinamento: la pena finale non può mai essere inferiore al minimo previsto dalla legge per ciascuno dei reati commessi.

I Fatti del Caso: Due Reati, un’Unica Condanna

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale che aveva condannato un imputato per i reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e false dichiarazioni sull’identità personale a un pubblico ufficiale (art. 496 c.p.). Il giudice di primo grado, riconoscendo l’esistenza di un unico disegno criminoso, aveva unificato i due reati sotto il vincolo della continuazione, previsto dall’art. 81 del codice penale.

L’Errore nel Calcolo della Pena e la Conseguente Pena Illegale

Il cuore del problema risiede nel modo in cui il Tribunale ha determinato la sanzione. Il giudice ha individuato il reato di resistenza a pubblico ufficiale come il più grave e ha fissato una pena base di sei mesi di reclusione. A questa, ha poi aggiunto un aumento per il secondo reato, quello di false dichiarazioni. Tuttavia, il reato di cui all’art. 496 c.p. prevede una pena minima di un anno di reclusione.

Di conseguenza, la pena base di sei mesi scelta dal giudice era inferiore al minimo edittale previsto per il reato ‘satellite’. Questo ha generato una pena illegale, poiché il trattamento sanzionatorio complessivo violava la soglia minima inderogabile stabilita dal legislatore per uno dei reati contestati.

Il Ricorso del Procuratore Generale

A fronte di questo errore, il Procuratore Generale ha presentato ricorso in Cassazione. La Procura ha sostenuto l’illegalità della pena, evidenziando come il giudice avesse non solo errato nell’individuare il reato più grave (considerando la cornice edittale nel suo complesso), ma avesse soprattutto violato il principio consolidato secondo cui la pena base, nel reato continuato, non può essere inferiore al minimo edittale di nessuno dei reati unificati.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale, già sancito a più riprese dalle Sezioni Unite: quando si applica la continuazione, l’individuazione del trattamento sanzionatorio per il reato più grave non può mai comportare l’inflizione di una pena inferiore al minimo previsto per uno qualsiasi dei reati satellite.

In altre parole, se il giudice intende applicare la pena nel livello più basso possibile, deve comunque rispettare la soglia minima stabilita dalla legge per ogni singolo reato che fa parte del disegno criminoso. Partire da una base di sei mesi, quando un altro reato concorrente ne prevedeva dodici come minimo, costituisce una chiara violazione di legge. La pena così determinata è, appunto, illegale.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio

Per questi motivi, la Corte ha annullato la sentenza impugnata, ma limitatamente al punto relativo alla determinazione della pena. La responsabilità penale dell’imputato non è stata messa in discussione. Il caso è stato quindi rinviato al Tribunale di Bologna per un nuovo giudizio, focalizzato esclusivamente sul ricalcolo della sanzione.

Il nuovo giudice dovrà attenersi al principio di diritto enunciato dalla Cassazione: dovrà partire da una pena base non inferiore al minimo edittale del reato con la sanzione minima più elevata (in questo caso, un anno per il reato di cui all’art. 496 c.p.), per poi procedere con gli eventuali aumenti e le diminuzioni previste.

Come si calcola la pena in caso di reato continuato?
Si applica la pena prevista per il reato considerato più grave, aumentata fino al triplo per gli altri reati commessi in esecuzione del medesimo disegno criminoso.

La pena base per il reato continuato può essere inferiore al minimo previsto per uno dei reati ‘satellite’?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che la pena da irrogare in concreto non può mai essere inferiore al minimo edittale previsto per uno qualsiasi dei reati unificati dal medesimo disegno criminoso.

Cosa succede quando la Cassazione accerta una pena illegale?
La Cassazione annulla la sentenza limitatamente al trattamento sanzionatorio e rinvia il caso al giudice del merito, il quale dovrà procedere a una nuova determinazione della pena rispettando i principi di diritto enunciati dalla stessa Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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