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Pena illegale: Cassazione annulla patteggiamento

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento per un reato edilizio, in cui era stata applicata una multa inferiore al minimo previsto dalla legge. Il Procuratore Generale aveva impugnato la decisione, sostenendo che si trattasse di una pena illegale. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, affermando che un accordo tra le parti non può derogare ai minimi edittali stabiliti dal legislatore, e che l’applicazione di una pena illegale vizia insanabilmente la sentenza, anche se basata su un accordo.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Illegale nel Patteggiamento: la Cassazione Annulla la Sentenza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47604/2024, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di procedura penale: l’accordo tra le parti nel patteggiamento non può sanare l’applicazione di una pena illegale. Questo caso, originato da un reato edilizio, offre un’importante lezione sui limiti del potere del giudice e sulla necessità di rispettare scrupolosamente i confini sanzionatori stabiliti dalla legge.

I Fatti di Causa

Due soggetti avevano richiesto e ottenuto dal Tribunale di Brindisi l’applicazione della pena su richiesta delle parti (il c.d. “patteggiamento”) per aver realizzato un piazzale in cemento in una zona agricola senza il necessario permesso di costruire. La pena concordata e ratificata dal giudice era di sei mesi di arresto e 4.000 euro di multa, in relazione al reato previsto dall’art. 44 lett. b) del d.P.R. 380/2001 (Testo Unico dell’Edilizia).

Tuttavia, l’accordo presentava una criticità decisiva, prontamente sollevata dal Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Lecce.

Il Ricorso del Procuratore e la Nozione di Pena Illegale

Il Procuratore Generale ha impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge. Il motivo del ricorso era chiaro e specifico: la pena pecuniaria applicata, pari a 4.000 euro, era inferiore al minimo edittale previsto per quella fattispecie di reato.

A seguito delle modifiche normative intervenute nel 2003, la sanzione minima per il reato contestato era stata fissata in 10.328 euro. Il Tribunale, partendo da una pena base di 6.000 euro, aveva illegittimamente applicato una sanzione al di sotto della soglia legale. Si configurava, quindi, un’ipotesi di pena illegale per quantità, in quanto non rispettosa della cornice edittale delineata dal legislatore.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, procedendo all’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata. I giudici di legittimità hanno svolto un’articolata analisi del concetto di pena illegale, richiamando consolidati orientamenti giurisprudenziali, anche delle Sezioni Unite.

Il punto centrale della motivazione risiede nella distinzione tra una pena semplicemente “illegittima” (frutto di un errore nella valutazione del giudice nell’uso del suo potere discrezionale) e una pena “illegale”. Quest’ultima si verifica quando la sanzione applicata esce dai binari stabiliti dalla legge, perché diversa per genere, specie o, come in questo caso, per quantità, collocandosi al di fuori dei limiti minimi e massimi previsti.

La Corte ha specificato che il controllo del giudice sulla richiesta di patteggiamento non è una mera ratifica passiva dell’accordo tra accusa e difesa. Al contrario, il giudice ha il dovere di verificare la legalità della pena concordata, assicurandosi che essa rientri nella cornice edittale vigente al momento del fatto. L’applicazione di una sanzione contra legem, ovvero al di sotto del minimo legale, travolge il potere stesso del legislatore di determinare il disvalore del reato e viola il principio di legalità della pena.

Poiché l’accordo tra le parti si fondava su una base negoziale invalida (l’applicazione di una pena non consentita dalla legge), l’intera sentenza che lo ha recepito è risultata viziata e, pertanto, è stata annullata.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce che il rispetto dei limiti edittali è un presidio invalicabile, anche nell’ambito dei procedimenti speciali come il patteggiamento. L’accordo tra le parti non può mai condurre all’applicazione di una pena che la legge non consente. L’annullamento della sentenza comporta la trasmissione degli atti al Tribunale di Brindisi, che dovrà riprendere il procedimento, tenendo conto dell’invalidità dell’accordo precedentemente raggiunto. Questa pronuncia serve da monito per tutti gli operatori del diritto: la legalità della pena è un requisito non negoziabile del giusto processo.

Che cos’è una pena illegale?
Una pena illegale è una sanzione che, per tipo o quantità, non rientra nei limiti minimi e massimi (la cosiddetta cornice edittale) stabiliti dalla legge per un determinato reato. È considerata un errore di diritto che invalida la sentenza.

Un accordo di patteggiamento è valido se la pena è inferiore al minimo di legge?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un accordo di patteggiamento è invalido se la pena concordata è illegale, ad esempio perché inferiore al minimo edittale. Il giudice ha il dovere di verificare la legalità della pena prima di ratificare l’accordo.

Cosa succede se la Cassazione annulla una sentenza di patteggiamento per pena illegale?
La Corte annulla la sentenza senza rinvio e dispone la trasmissione degli atti al tribunale di primo grado. L’accordo di patteggiamento è considerato nullo e il procedimento deve ripartire da quella fase, per consentire alle parti di formulare un nuovo accordo legale o procedere con il rito ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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