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Pena Droga Leggera: il giudice ha discrezionalità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per detenzione di quasi 10 kg di marijuana. La questione verteva sulla rideterminazione della pena droga leggera a seguito della declaratoria di incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi. Gli imputati sostenevano che il giudice del rinvio dovesse applicare il minimo della pena, come fatto in primo grado. La Corte ha invece stabilito che il giudice ha piena discrezionalità nel commisurare la pena all’interno della nuova e più favorevole cornice edittale, potendo discostarsi dal minimo in ragione di elementi concreti, come l’ingente quantitativo di stupefacente.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Droga Leggera: La Discrezionalità del Giudice Post-Fini Giovanardi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1960 del 2024, torna su un tema cruciale in materia di stupefacenti: la determinazione della pena droga leggera a seguito della storica sentenza della Corte Costituzionale n. 32/2014, che ha smantellato la legge “Fini-Giovanardi”. Il caso analizzato riguarda la discrezionalità del giudice nel quantificare la sanzione quando, in sede di rinvio, si trova ad applicare una cornice edittale più favorevole rispetto a quella, dichiarata incostituzionale, usata in primo grado. La Corte ribadisce un principio fondamentale: il giudice non è vincolato alle scelte del primo grado e può discostarsi dal minimo della pena, motivando la sua decisione sulla base di elementi concreti come l’ingente quantitativo di droga.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di due individui per detenzione a fini di spaccio di un quantitativo ingente di marijuana, pari a quasi 9,5 chilogrammi. La Corte d’Appello di Firenze, giudicando in sede di rinvio dopo un annullamento da parte della stessa Cassazione, aveva il compito di rideterminare la pena.

Il primo annullamento era avvenuto perché la condanna iniziale era stata inflitta sulla base della legge Fini-Giovanardi (L. 49/2006), che equiparava le pene per droghe pesanti e leggere. Successivamente, la Corte Costituzionale (sent. n. 32/2014) ha dichiarato incostituzionale tale normativa, facendo “rivivere” la precedente distinzione e le relative cornici edittali, notevolmente più miti per le droghe leggere.

La Corte d’Appello, quindi, applicando la corretta (e più favorevole) cornice sanzionatoria, ha fissato una pena base superiore al minimo legale, giustificando tale scelta con il notevole peso dello stupefacente sequestrato (circa dieci chilogrammi), per poi ridurla per le attenuanti generiche, arrivando a una condanna finale di tre anni di reclusione e 6.000 euro di multa.

Il Motivo del Ricorso: La Presunta Violazione della Proporzionalità della Pena

La difesa degli imputati ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. Secondo i ricorrenti, il giudice del rinvio, pur applicando la giusta cornice edittale, avrebbe dovuto attenersi agli stessi parametri del giudice di primo grado, che aveva optato per il minimo edittale. Sostenevano, in sostanza, che la nuova pena, sebbene formalmente legale, fosse illegittima perché sproporzionata e non adeguata alla fattispecie, proprio perché si discostava dalla scelta originaria di applicare il minimo della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla pena droga leggera

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ritenendo il motivo proposto manifestamente infondato. La decisione conferma la piena legittimità dell’operato della Corte d’Appello, ribadendo la discrezionalità del giudice nella commisurazione della pena, anche in un contesto così particolare come quello del giudizio di rinvio post-declaratoria di incostituzionalità.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella chiara distinzione tra l’applicazione di una cornice edittale e i criteri di commisurazione della pena al suo interno. La Corte spiega che l’obbligo del giudice del rinvio è quello di applicare la norma corretta, in questo caso quella più favorevole tornata in vigore dopo la sentenza della Consulta. Tuttavia, ciò non comporta un vincolo a replicare le scelte del primo giudice, che operava in un quadro normativo completamente diverso e più severo.

I giudici di legittimità affermano che il giudice del rinvio ha piena discrezionalità nel determinare la pena all’interno della nuova, più lieve cornice edittale. L’unico limite invalicabile è il divieto di reformatio in peius, ovvero il divieto di infliggere una pena più grave di quella precedente, se a ricorrere è stato il solo imputato.

Nella specie, la motivazione della Corte d’Appello di discostarsi dal minimo edittale è stata considerata adeguata e logicamente fondata sul “notevole quantitativo di droga in sequestro”, un parametro pienamente riconducibile ai criteri di cui all’art. 133 del codice penale (gravità del reato). La tesi difensiva, che pretendeva un’applicazione automatica del minimo solo perché così aveva fatto il primo giudice in un contesto normativo diverso, è stata ritenuta priva di fondamento giuridico.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un importante principio giurisprudenziale: la dichiarazione di incostituzionalità di una norma penale e la conseguente reviviscenza della disciplina precedente non “cristallizzano” i criteri di valutazione del primo giudice. Il giudice del rinvio, pur dovendo applicare la legge più favorevole, conserva la sua autonomia e il suo potere discrezionale nel valutare la gravità del fatto concreto e nel commisurare una pena che sia proporzionata e adeguata, anche se superiore al minimo edittale, purché fornisca una motivazione logica e coerente, come avvenuto nel caso di specie in relazione all’ingente quantitativo di stupefacente.

Quando una legge sulla pena viene dichiarata incostituzionale, il giudice che ricalcola la condanna è obbligato a usare gli stessi criteri del primo processo?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice del rinvio non è vincolato ai criteri di commisurazione della pena usati dal primo giudice, soprattutto quando la cornice legale di riferimento è completamente cambiata. Il nuovo giudice ha piena discrezionalità nel determinare la pena all’interno del nuovo e più favorevole quadro normativo.

È possibile applicare una pena superiore al minimo previsto per reati di droga leggera?
Sì. Il giudice può legittimamente fissare una pena superiore al minimo edittale, a condizione che motivi adeguatamente la sua scelta. Nel caso esaminato, il notevole quantitativo di stupefacente sequestrato (quasi 10 kg) è stato ritenuto una ragione valida e sufficiente per non applicare la pena minima.

Qual è il principale limite per un giudice che deve rideterminare una pena a seguito di un ricorso del solo imputato?
Il limite fondamentale è il divieto di “reformatio in peius”. Ciò significa che la nuova pena, stabilita in appello o in sede di rinvio, non può mai essere più severa di quella impugnata dall’imputato. Il giudice può muoversi liberamente all’interno della cornice edittale, ma non può superare l’entità della condanna precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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