LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pena delitto tentato: la scelta del metodo di calcolo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto, che lamentava una pena eccessiva. La Corte ha ribadito che per la determinazione della pena delitto tentato, il giudice ha la facoltà discrezionale di scegliere tra il metodo di calcolo ‘diretto’ (fissando la pena autonomamente) e quello ‘bifasico’ (partendo dalla pena per il reato consumato e applicando una riduzione), senza obbligo di motivare la scelta del metodo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Pena per il Delitto Tentato: la Cassazione sulla Scelta del Metodo di Calcolo

La determinazione della giusta punizione per un reato non portato a termine è una questione centrale nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su come deve essere calcolata la pena delitto tentato, sottolineando l’ampia discrezionalità del giudice nella scelta del metodo di commisurazione. Questo intervento giurisprudenziale consolida un principio fondamentale: la valutazione della pena deve essere giusta e proporzionata, ma le vie per arrivarci possono essere diverse.

Il Caso: Ricorso contro la Condanna per Tentato Furto

Il caso analizzato dalla Suprema Corte nasce dal ricorso di un imputato, condannato in primo e secondo grado per il reato di tentato furto aggravato. La Corte d’Appello di Palermo aveva confermato la sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Agrigento all’esito di un giudizio abbreviato. L’imputato, ritenendo la sanzione inflitta eccessiva, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione proprio in relazione alla quantificazione della pena.

La Decisione della Corte sulla Pena del Delitto Tentato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella piena legittimità del metodo di calcolo della pena adottato dai giudici di merito. La Corte ha colto l’occasione per ribadire i principi che governano la commisurazione della pena delitto tentato, confermando che la scelta del metodo di calcolo rientra nella discrezionalità del giudice.

Le Motivazioni: Metodo Diretto vs. Metodo Bifasico

La Suprema Corte ha spiegato che la legge non impone un unico percorso per determinare la sanzione in caso di tentativo. Esistono due approcci principali, entrambi validi:

1. Metodo Diretto (o sintetico): Il giudice determina la pena direttamente, muovendosi all’interno della cornice edittale prevista per il delitto tentato, senza fare esplicito riferimento alla pena che sarebbe stata applicata per il reato consumato. Questo è il metodo utilizzato nel caso di specie.

2. Metodo Bifasico: Il giudice parte dalla pena base che avrebbe fissato per il reato consumato e, successivamente, applica la diminuzione prevista dalla legge per il tentativo.

La Corte, richiamando un suo precedente consolidato (sentenza n. 42020/2019), ha chiarito che la scelta tra questi due metodi è indifferente e lasciata alla prudente valutazione del giudice. Quando viene adottato il metodo diretto, come nel caso in esame, non sussiste alcun obbligo per il giudice di motivare in merito alla misura della riduzione operata per il tentativo, poiché, di fatto, non viene operata alcuna riduzione esplicita da una pena base per il reato consumato. La motivazione deve concentrarsi, piuttosto, sulla congruità della pena finale irrogata.

Conclusioni: La Discrezionalità del Giudice nella Commisurazione della Pena

L’ordinanza in esame rafforza il principio della discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena. La decisione finale sulla pena delitto tentato deve essere equa e giustificata, ma il percorso argomentativo per raggiungerla può variare. Viene confermato che non è censurabile in sede di legittimità la scelta di un metodo di calcolo rispetto a un altro, a condizione che la pena finale sia contenuta entro i limiti di legge e la sua adeguatezza sia stata motivata. L’inammissibilità del ricorso ha comportato, per il ricorrente, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Come può essere calcolata la pena per un delitto tentato?
La pena per un delitto tentato può essere calcolata dal giudice in due modi: con il metodo ‘diretto’ o ‘sintetico’, fissando la pena direttamente entro i limiti previsti per il tentativo, oppure con il metodo ‘bifasico’, partendo dalla pena per il reato consumato e applicando la prevista diminuzione.

Il giudice è obbligato a spiegare perché sceglie un metodo di calcolo piuttosto che un altro?
No, la scelta tra il metodo diretto e quello bifasico rientra nella discrezionalità del giudice. Non vi è alcun obbligo di motivare la preferenza per un metodo, ma solo di giustificare la congruità della pena finale inflitta.

Cosa accade se un ricorso in Cassazione viene giudicato inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, come stabilito dall’art. 616 cod. proc. pen., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, fissata equitativamente dalla Corte, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati