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Pena congiunta: Cassazione annulla sentenza parziale

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per truffa e ricettazione perché il giudice di merito aveva applicato solo la pena detentiva, omettendo quella pecuniaria. La Corte ha ribadito che la legge prevede una pena congiunta (detentiva e pecuniaria) per tali reati e ha rinviato il caso alla Corte d’Appello per la corretta determinazione della sanzione.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Congiunta Obbligatoria: la Cassazione Corregge il Giudice di Merito

La corretta applicazione della pena è un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato l’importanza di rispettare integralmente le previsioni del codice penale, in particolare riguardo all’obbligo di applicare la pena congiunta quando prevista. Questo intervento chiarisce che il giudice non ha la facoltà di omettere una parte della sanzione, come quella pecuniaria, a sua discrezione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale di Venezia, che aveva condannato un imputato alla pena di otto mesi di reclusione. L’uomo era stato ritenuto responsabile, in concorso con altri, dei reati di truffa (art. 640 c.p.) e ricettazione (art. 648 c.p.).

Il Tribunale, nel determinare la sanzione, aveva applicato unicamente la pena detentiva, omettendo completamente di irrogare la pena pecuniaria (la multa) che la legge prevede per entrambe le fattispecie di reato contestate.

Il Ricorso del Procuratore Generale e l’Errata Applicazione della Pena Congiunta

Ritenendo la decisione del Tribunale viziata da una chiara violazione di legge, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Venezia ha proposto ricorso per cassazione. Il motivo della contestazione era semplice e diretto: la legge, sia per il delitto di truffa sia per quello di ricettazione, stabilisce una pena congiunta, composta cioè da una parte detentiva e una parte pecuniaria.

Il giudice di primo grado, limitandosi a infliggere solo la reclusione, aveva di fatto disapplicato una parte della norma incriminatrice, esercitando un potere che non gli è conferito dalla legge. L’omissione della pena pecuniaria non è una scelta discrezionale, ma un errore di diritto che inficia la validità della sentenza sul punto della determinazione della pena.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato e lo ha accolto. Gli Ermellini hanno evidenziato come la previsione codicistica di una pena detentiva e pecuniaria non lasci margini di discrezionalità al giudice sulla composizione della sanzione. Quando la norma usa la congiunzione ‘e’, entrambe le componenti della pena devono essere irrogate.

Il Tribunale, omettendo di pronunciarsi sulla pena pecuniaria, ha violato la legge. Di conseguenza, la Corte Suprema ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al trattamento sanzionatorio. Il caso è stato quindi rinviato alla Corte di Appello di Venezia, che dovrà procedere a un nuovo giudizio esclusivamente per determinare la corretta pena da applicare, integrando la sanzione detentiva già inflitta con quella pecuniaria prevista dalla legge.

Conclusioni: L’Inderogabilità della Sanzione e le Implicazioni Pratiche

Questa decisione ribadisce un principio cardine del diritto penale: il giudice è soggetto alla legge (art. 101 Cost.) e non può discostarsene nell’irrogare le sanzioni. L’omissione di una componente della pena congiunta costituisce un errore di diritto che rende la sentenza illegittima e passibile di annullamento.

Dal punto di vista pratico, la sentenza non rimette in discussione la colpevolezza dell’imputato, ma impone una nuova valutazione per rendere la pena completa e conforme al dettato normativo. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, dovrà quindi quantificare e aggiungere la multa alla pena di otto mesi di reclusione, assicurando così la piena applicazione della volontà del legislatore.

Per quale motivo la sentenza del Tribunale è stata impugnata?
La sentenza è stata impugnata perché il giudice aveva applicato soltanto la pena detentiva (otto mesi di reclusione), omettendo di irrogare la pena pecuniaria, nonostante le norme sui reati di truffa e ricettazione prevedano obbligatoriamente una pena congiunta, composta da entrambe le sanzioni.

Cosa si intende per ‘pena congiunta’ nel contesto di questa sentenza?
Per pena congiunta si intende una sanzione penale composta da due elementi che devono essere applicati insieme: una pena detentiva (la reclusione) e una pena pecuniaria (la multa). Il giudice non può scegliere di applicarne solo una delle due.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza limitatamente alla parte relativa alla determinazione della pena. Ha rinviato il caso alla Corte di Appello di Venezia affinché proceda a un nuovo giudizio per stabilire la corretta sanzione, includendo la pena pecuniaria accanto a quella detentiva già inflitta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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