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Pena concordata in appello: il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver concordato una riduzione di pena in appello, ha tentato di impugnare la misura della sanzione. La decisione ribadisce che la pena concordata in appello è un accordo vincolante che non può essere messo in discussione successivamente, confermando un principio consolidato a tutela dell’efficienza processuale.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Concordata in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto della pena concordata in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento fondamentale per la deflazione del carico giudiziario. Tuttavia, le scelte processuali delle parti comportano conseguenze non trascurabili. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cardine: una volta raggiunto l’accordo sulla pena, non è più possibile impugnarne la misura. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dall’Accordo al Ricorso

Il caso trae origine dalla condanna in primo grado di un imputato per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. In sede di appello, la difesa dell’imputato e la pubblica accusa hanno raggiunto un accordo, chiedendo concordemente la riduzione della pena inflitta in primo grado. La Corte d’Appello, accogliendo la richiesta, ha rideterminato la sanzione in otto mesi di reclusione.

Sorprendentemente, nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, lamentando proprio una violazione di legge nella determinazione della pena che lui stesso aveva concordato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione è stata presa de plano, ovvero senza le formalità di un’udienza pubblica, data la manifesta infondatezza del ricorso.

Le Motivazioni: la Logica dietro l’Inammissibilità della Pena Concordata in Appello

La Corte Suprema ha fondato la sua decisione su un orientamento giuridico consolidato e irremovibile. Il punto centrale della motivazione risiede nella natura stessa dell’accordo processuale. L’imputato non può contestare la misura di una pena che ha liberamente concordato con l’accusa. Questo accordo non è un atto superficiale, ma interviene in una fase avanzata del processo, ovvero dopo che la responsabilità penale è già stata accertata con una sentenza di primo grado e non è più oggetto di discussione da parte dell’appellante.

Di conseguenza, la richiesta concorde di rideterminazione della pena rappresenta una scelta strategica e consapevole, con la quale l’imputato rinuncia a contestare ulteriormente la sanzione in cambio di un trattamento più favorevole. Permettere un successivo ricorso su questo punto svuoterebbe di significato l’istituto stesso del concordato in appello, trasformandolo in un tentativo di ottenere un’ulteriore, indebita, riduzione della pena.

La Corte ha inoltre specificato che, data l’evidente inammissibilità, la declaratoria poteva avvenire con la procedura semplificata prevista dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, introdotta per accelerare la definizione dei ricorsi palesemente infondati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza rafforza la stabilità e l’efficacia degli accordi processuali. Le conclusioni che possiamo trarre sono chiare:

1. Carattere Vincolante dell’Accordo: La scelta di concordare la pena in appello è definitiva e preclude ogni successiva doglianza sulla sua misura.
2. Consapevolezza della Difesa: Gli avvocati e i loro assistiti devono essere pienamente consapevoli che l’accesso a questo rito premiale implica una rinuncia implicita al diritto di impugnare la quantificazione della pena.
3. Efficienza del Sistema: La decisione tutela l’esigenza di celerità del processo penale, impedendo ricorsi dilatori e pretestuosi che minerebbero la funzione deflattiva dell’articolo 599-bis c.p.p.

È possibile impugnare in Cassazione una pena che è stata concordata tra accusa e difesa in appello?
No. Secondo l’ordinanza, l’imputato non può rimettere in discussione la misura di una pena che ha liberamente concordato con la pubblica accusa e che è stata ritenuta congrua dal giudice d’appello.

Perché l’accordo sulla pena in appello preclude un successivo ricorso?
Perché l’accordo avviene dopo un pieno accertamento della responsabilità in primo grado e rappresenta una scelta processuale volontaria dell’imputato, che di fatto rinuncia a contestare ulteriormente la misura della sanzione.

Cosa significa che la Corte ha deciso ‘de plano’?
Significa che la Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso senza la necessità di un’udienza formale, applicando una procedura semplificata (prevista dall’art. 610, comma 5-bis, c.p.p.) riservata ai casi di evidente inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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