LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pena appropriazione indebita: Cassazione e minimo

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per appropriazione indebita, poiché la Corte d’Appello non aveva considerato una pronuncia della Corte Costituzionale che aveva abbassato il minimo della pena. La motivazione della corte territoriale è stata ritenuta illogica per aver confermato una pena di oltre 10 mesi come ‘minima’, quando la nuova pena appropriazione indebita parte da un minimo di 15 giorni. Il caso è stato rinviato per una nuova determinazione della sanzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena appropriazione indebita: la Cassazione annulla per mancata applicazione della nuova forbice edittale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 12489/2025) ha riaffermato un principio fondamentale del diritto penale: le decisioni della Corte Costituzionale hanno un’efficacia immediata e i giudici sono tenuti ad applicarle. Il caso in esame riguarda la corretta determinazione della pena appropriazione indebita dopo che la Consulta ha modificato la sanzione minima per questo reato.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo grado alla pena di 10 mesi e 20 giorni di reclusione, oltre a una multa, per il reato di appropriazione indebita di un telefono cellulare. La Corte di Appello di Torino confermava integralmente la sentenza di primo grado.

Il difensore dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando l’eccessività della pena inflitta. Il motivo principale del ricorso si basava su un punto cruciale: la Corte di Appello non aveva tenuto conto della sentenza n. 46 del 2024 della Corte Costituzionale.

L’Intervento della Corte Costituzionale e il ricalcolo della pena appropriazione indebita

La Corte Costituzionale, con la sentenza citata ed emessa nel febbraio 2024, aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 646 del codice penale nella parte in cui prevedeva una pena minima di due anni di reclusione. La modifica, introdotta dalla legge n. 3 del 2019, aveva creato una forbice edittale da ‘due a cinque anni’.

Con l’intervento della Consulta, la pena è stata modificata in ‘fino a cinque anni’, eliminando il minimo di due anni. Di conseguenza, il minimo edittale per il reato di appropriazione indebita è tornato ad essere quello generale previsto dall’articolo 23 del codice penale, ovvero 15 giorni di reclusione.

Nonostante questa modifica fosse già in vigore al momento della decisione d’appello (ottobre 2024), la Corte territoriale aveva respinto il motivo relativo all’eccessività della pena affermando erroneamente che non si potesse operare un’ulteriore riduzione, in quanto la pena sarebbe risultata ‘illegale’.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno evidenziato l’errore commesso dal giudice di secondo grado, il quale ha basato la sua valutazione su una forbice edittale non più esistente, eliminata dalla pronuncia della Corte Costituzionale.

La Cassazione ha chiarito che, per effetto dell’intervento del ‘giudice delle leggi’, la sanzione di 10 mesi e 20 giorni inflitta all’imputato non era affatto vicina al minimo, ma anzi ben superiore al nuovo minimo legale di 15 giorni. Pertanto, la motivazione della Corte di Appello, che faceva riferimento a un presunto contenimento della pena ‘nel minimo edittale’, era palesemente illogica e giuridicamente errata.

Inoltre, la Corte ha ribadito un principio consolidato: quanto più un giudice si discosta dal minimo edittale, tanto più ha l’obbligo di fornire una motivazione dettagliata e specifica, basata sui criteri oggettivi e soggettivi indicati nell’articolo 133 del codice penale. Nel caso di specie, la Corte di Appello, pur confermando una pena significativamente superiore al nuovo minimo, non aveva fornito alcuna giustificazione in tal senso.

Le conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata limitatamente alla determinazione del trattamento sanzionatorio. Ha disposto il rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello di Torino, che dovrà procedere a un nuovo giudizio sul punto, applicando correttamente la forbice edittale vigente per l’appropriazione indebita, che va da un minimo di 15 giorni a un massimo di 5 anni di reclusione. La dichiarazione di colpevolezza dell’imputato è invece divenuta irrevocabile. Questa decisione sottolinea l’importanza per i giudici di merito di essere costantemente aggiornati sulle pronunce della Corte Costituzionale e di motivare adeguatamente le proprie decisioni in materia di quantificazione della pena.

Perché la Cassazione ha annullato la sentenza di condanna?
La sentenza è stata annullata perché la Corte d’Appello ha erroneamente calcolato la pena basandosi su un minimo di legge (due anni) che era stato dichiarato incostituzionale e quindi non era più in vigore. La corte non ha applicato la nuova e più favorevole forbice edittale.

Qual è la nuova pena minima per il reato di appropriazione indebita?
A seguito della sentenza n. 46 del 2024 della Corte Costituzionale, la pena per l’appropriazione indebita va ‘fino a cinque anni’ di reclusione. Questo significa che il minimo legale non è più di due anni, ma è quello generale di 15 giorni di reclusione previsto dall’art. 23 del codice penale.

Cosa deve fare un giudice se vuole applicare una pena molto superiore al minimo legale?
Il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione specifica e approfondita, spiegando le ragioni della sua decisione sulla base dei criteri di gravità del reato indicati nell’articolo 133 del codice penale (come la natura del danno, l’intensità del dolo, i precedenti dell’imputato, ecc.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati