LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pena accessoria per alcol a minori: la Cassazione

Due gestori di un bar, condannati per aver somministrato alcolici a minori di sedici anni, hanno impugnato la sentenza lamentando l’illegittimità della pena accessoria della sospensione professionale e un vizio di procedura. La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando che il giudice penale ha piena competenza nell’applicare la pena accessoria della sospensione e che la mancata lettura della motivazione in udienza non costituisce causa di nullità della sentenza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Accessoria per Alcol a Minori: La Cassazione Conferma i Poteri del Giudice

La somministrazione di bevande alcoliche a minori di sedici anni è un reato grave che prevede, oltre alla sanzione principale, anche una pena accessoria significativa come la sospensione dell’attività professionale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7370/2024) ha ribadito la piena legittimità del giudice penale nell’applicare tale sanzione, respingendo le obiezioni procedurali e di competenza sollevate da due esercenti condannati. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Somministrazione di Alcol a Minorenni

Il caso ha origine da una sentenza del Giudice di pace di Termini Imerese, che aveva condannato due gestori di un bar alla pena di 700 euro di multa ciascuno. L’accusa era quella di aver somministrato, in concorso tra loro, bevande alcoliche ad alcuni minori di sedici anni all’interno del loro locale. Oltre alla multa, il giudice aveva disposto la sospensione dall’esercizio della professione per la durata di tre mesi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Contro questa decisione, i due condannati hanno proposto ricorso per cassazione, basandolo su due principali motivi di doglianza.

Eccesso di Potere e la Pena Accessoria

Il primo motivo contestava la legittimità del Giudice di pace nell’applicare la sanzione della sospensione professionale. Secondo la difesa, tale potere sarebbe riservato ad organi amministrativi, e il giudice avrebbe quindi ecceduto le proprie competenze. Si sosteneva che la sentenza non chiarisse nemmeno a quale dei due imputati la sanzione fosse stata applicata.

Il Vizio Procedurale: Mancata Lettura della Motivazione

Con il secondo motivo, i ricorrenti lamentavano una violazione delle norme processuali. In particolare, sostenevano che il giudice, pur avendo redatto una motivazione contestuale alla lettura del dispositivo, non l’avesse letta in aula, violando così le garanzie informative previste dalla legge a favore delle parti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, fornendo chiarimenti cruciali su entrambi i punti sollevati.

Sulla Competenza del Giudice Penale per la Pena Accessoria

Riguardo al primo motivo, la Cassazione ha smontato la tesi difensiva, affermando con chiarezza che la sospensione dall’esercizio di una professione o di un’arte è una pena accessoria prevista direttamente dall’articolo 689 del codice penale per il reato in questione. La sua applicazione rientra pienamente nelle competenze del giudice penale, come stabilito dall’articolo 35 del codice penale e, per il Giudice di pace, dal d.lgs. 274/2000. Non si tratta, quindi, di una sanzione amministrativa, ma di una sanzione penale a tutti gli effetti. La Corte ha inoltre precisato che, essendo un illecito commesso in concorso, la sanzione si applica a entrambi gli imputati.

Sulla Presunta Violazione Processuale

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. I giudici di legittimità hanno osservato che l’affermazione della mancata lettura della motivazione non era stata provata in alcun modo dai ricorrenti. In ogni caso, hanno sottolineato un principio fondamentale del diritto processuale: la violazione dell’obbligo di lettura della motivazione contestuale non è sanzionata con la nullità della sentenza. Questo perché vige il principio di tassatività delle nullità (art. 177 c.p.p.), secondo cui una violazione procedurale determina l’invalidità di un atto solo se la legge lo prevede espressamente. La mancata lettura, pertanto, avrebbe potuto incidere unicamente sul termine per proporre l’impugnazione, ma non sulla validità della decisione.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Conseguenze Pratiche

Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende. La sentenza rafforza un punto cruciale: chi commette il reato di somministrazione di alcol a minori non rischia solo una sanzione pecuniaria, ma anche una pesante pena accessoria come la sospensione dell’attività, che può essere legittimamente disposta dal giudice penale. Inoltre, la decisione ribadisce che le eccezioni procedurali, per essere accolte, devono riguardare violazioni per le quali la legge prevede esplicitamente la sanzione della nullità.

Un Giudice di pace può imporre la sospensione da una professione come sanzione?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la sospensione dall’esercizio di una professione, prevista dall’art. 689 c.p. per chi somministra alcol a minori, è una pena accessoria di competenza del giudice penale, incluso il Giudice di pace.

Cosa succede se il giudice non legge in aula la motivazione della sentenza?
Secondo la sentenza, la mancata lettura della motivazione contestuale al dispositivo non rende la sentenza nulla. In base al principio di tassatività delle nullità, tale omissione non è una violazione sanzionata con l’invalidità dell’atto, ma potrebbe al massimo influire sul termine per presentare l’impugnazione.

A chi si applica la pena accessoria se il reato è commesso da più persone?
La sentenza chiarisce che la pena accessoria, come la sospensione dall’esercizio della professione, si applica a tutti coloro che hanno concorso alla commissione del reato. Nel caso di specie, è stata disposta nei confronti di entrambi i gestori del bar.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati