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Pena accessoria patteggiamento: è obbligatoria?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4768/2024, interviene su un caso di patteggiamento per chiarire la disciplina della pena accessoria. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato, ma ha accolto quello del Procuratore Generale, annullando la sentenza di primo grado limitatamente all’omessa applicazione della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. La decisione sottolinea che, anche dopo la Riforma Cartabia, se le parti non concordano diversamente, l’applicazione della pena accessoria patteggiamento, quando prevista come obbligatoria dalla legge in relazione alla pena principale, non è discrezionale ma un effetto penale necessario della condanna.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Accessoria Patteggiamento: Obbligo o Accordo? La Cassazione Fa Chiarezza

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 4768 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: l’applicazione della pena accessoria nel patteggiamento. La decisione chiarisce l’impatto della Riforma Cartabia su questo istituto, stabilendo che, in assenza di uno specifico accordo tra le parti, la pena accessoria obbligatoria per legge deve essere sempre applicata dal giudice.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal G.I.P. del Tribunale di Brescia, con cui un imputato veniva condannato a quattro anni di reclusione e 18.000 euro di multa per un reato in materia di stupefacenti. Avverso tale sentenza proponevano ricorso per cassazione sia l’imputato sia il Procuratore Generale presso la Corte d’appello.

L’imputato lamentava una violazione di legge, sostenendo che si sarebbero dovute applicare le condizioni per un proscioglimento. Il Procuratore Generale, invece, contestava l’illegalità della pena per la mancata applicazione della pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici per la durata di cinque anni, conseguenza obbligatoria di una condanna a una pena detentiva di quattro anni.

Il Ricorso dell’Imputato: I Limiti dell’Impugnazione del Patteggiamento

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: il ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento è consentito solo per motivi specifici, elencati tassativamente dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Tali motivi includono:

* Errori nell’espressione della volontà dell’imputato;
* Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza;
* Erronea qualificazione giuridica del fatto;
* Illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Le doglianze dell’imputato, che miravano a una rivalutazione nel merito per ottenere un proscioglimento, non rientravano in nessuna di queste categorie, rendendo il suo ricorso inammissibile.

La Pena Accessoria nel Patteggiamento e la Riforma Cartabia

Il cuore della sentenza riguarda l’accoglimento del ricorso del Procuratore Generale. La Corte ha confermato che l’omessa applicazione di una pena accessoria obbligatoria rende la sentenza illegale. La condanna a quattro anni di reclusione, ai sensi dell’art. 29 del codice penale, comporta necessariamente l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

La difesa avrebbe potuto sostenere che la Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) avesse cambiato le carte in tavola. Il nuovo testo dell’art. 444 c.p.p. prevede infatti che, per pene fino a cinque anni, le parti “possono altresì chiedere al giudice di non applicare le pene accessorie o di applicarle per una durata determinata”.

La Cassazione ha però chiarito la portata di questa novità. La norma introduce una facoltà, non un obbligo. Le parti possono negoziare sulla pena accessoria, ma se non lo fanno e l’accordo di patteggiamento tace sul punto, torna in vigore la regola generale: la pena accessoria, se obbligatoria per legge, deve essere applicata. Non è un elemento nella disponibilità delle parti se non viene espressamente negoziato.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la natura della pena accessoria nel patteggiamento non è cambiata nella sua essenza. L’accordo tra accusa e difesa riguarda la pena principale. Le pene accessorie, quando sono un effetto penale obbligatorio della condanna, seguono di diritto, a meno che le parti, sfruttando la nuova facoltà concessa dalla Riforma Cartabia, non raggiungano un accordo specifico per escluderle o modularne la durata.

Nel caso di specie, l’accordo non conteneva alcuna menzione delle pene accessorie. Di conseguenza, il G.I.P. era tenuto ad applicare d’ufficio l’interdizione dai pubblici uffici. La sua omissione ha costituito un vizio di illegalità della pena, che la Cassazione ha sanato annullando parzialmente la sentenza e applicando direttamente la pena accessoria omessa, senza necessità di un nuovo giudizio.

Conclusioni

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica: l’accordo di patteggiamento deve essere completo e dettagliato. La Riforma Cartabia ha ampliato gli spazi di negoziazione, includendo la pena accessoria nel patteggiamento, ma ha anche aumentato la responsabilità delle parti nel definire tutti gli aspetti della pena. Se l’accordo non disciplina espressamente le pene accessorie, il silenzio non va interpretato come una volontà di escluderle. Al contrario, si riespande la regola generale che ne impone l’applicazione automatica quando previste come obbligatorie dalla legge. Per avvocati e pubblici ministeri, ciò significa che ogni elemento della sanzione deve essere oggetto di attenta valutazione e, se del caso, di esplicita pattuizione.

È possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
Sì, ma solo per i motivi tassativamente indicati dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, quali l’erronea qualificazione giuridica del fatto o l’illegalità della pena. Non è possibile contestare la valutazione dei fatti.

Dopo la Riforma Cartabia, la pena accessoria nel patteggiamento è discrezionale?
No. La riforma ha introdotto la possibilità per le parti di negoziare sull’applicazione e la durata delle pene accessorie. Tuttavia, se l’accordo di patteggiamento non contiene alcuna previsione al riguardo, la pena accessoria, qualora obbligatoria per legge, deve essere applicata dal giudice.

Cosa succede se il giudice omette di applicare una pena accessoria obbligatoria?
La sentenza è viziata da illegalità parziale. Il Procuratore Generale può ricorrere in Cassazione, la quale può annullare la sentenza limitatamente a tale omissione e disporre direttamente l’applicazione della pena accessoria, senza necessità di rinviare il caso a un altro giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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