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Pena accessoria non concordata: la Cassazione annulla

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38259 del 2024, ha affrontato due distinti ricorsi contro una sentenza di patteggiamento. Ha dichiarato inammissibile il ricorso basato su questioni di competenza e prescrizione, assorbite dal rito speciale. Ha invece accolto il secondo ricorso, annullando la parte della sentenza che applicava una pena accessoria non concordata tra le parti, poiché ritenuta illegale e in violazione dell’accordo di patteggiamento.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Accessoria Non Concordata nel Patteggiamento: Analisi della Sentenza di Cassazione

La scelta del patteggiamento nel processo penale comporta una significativa limitazione dei motivi per cui è possibile impugnare la sentenza. Tuttavia, esistono delle eccezioni cruciali. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’applicazione di una pena accessoria non concordata tra le parti rende la sentenza illegale e, pertanto, appellabile. Questa decisione offre importanti chiarimenti sui diritti della difesa anche nell’ambito dei riti alternativi.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Venezia, che applicava la pena concordata (patteggiamento) a due imputati per reati diversi: riciclaggio per uno, e bancarotta fraudolenta e ricorso abusivo al credito per l’altro. Entrambi gli imputati, attraverso i loro difensori, hanno presentato ricorso per cassazione, sollevando questioni molto diverse.

I Motivi di Ricorso: Due Strategie Differenti

Il primo imputato ha contestato la sentenza per due motivi principali:
1. La mancata sollevazione del conflitto di competenza territoriale da parte del GIP.
2. L’avvenuta prescrizione del reato di riciclaggio prima della data della sentenza.

Il secondo imputato, invece, ha basato il suo ricorso su un unico, ma decisivo, punto: il GIP aveva applicato una pena accessoria prevista dalla Legge Fallimentare che non era mai stata oggetto dell’accordo di patteggiamento stipulato con il pubblico ministero.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato i due ricorsi separatamente, giungendo a conclusioni opposte e fornendo una lezione chiara sui limiti e le garanzie del patteggiamento.

I Limiti all’Impugnazione del Patteggiamento

Per quanto riguarda il primo ricorso, i giudici lo hanno dichiarato inammissibile. La Corte ha spiegato che, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, la sentenza di patteggiamento può essere impugnata solo per motivi specifici. Questioni come la competenza territoriale vengono considerate superate e assorbite dalla scelta stessa del rito. Allo stesso modo, la prescrizione di uno dei reati unificati in continuazione non può essere dedotta in sede di legittimità, in quanto non rende di per sé “illegale” la pena complessivamente concordata, che rimane frutto della volontà delle parti.

La Tutela Contro la Pena Accessoria Non Concordata

Di tutt’altro avviso è stata la Corte riguardo al secondo ricorso. I giudici hanno affermato un principio consolidato: l’applicazione di una sanzione accessoria che non era inclusa nell’accordo tra imputato e pubblico ministero costituisce una violazione di legge. In questo caso, la disposizione dell’art. 448, comma 2-bis, non opera, ed è pienamente ammissibile il ricorso per cassazione. La pena concordata è il risultato di un patto processuale, e il giudice non può alterarlo unilateralmente aggiungendo sanzioni non previste. Applicare una pena accessoria non concordata equivale a imporre una pena illegale, poiché priva del consenso delle parti e dei presupposti di legge.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi annullato senza rinvio la sentenza limitatamente alla statuizione sulla pena accessoria, eliminandola. La parte restante della sentenza, frutto dell’accordo, è rimasta invece valida ed efficace. Questa pronuncia ribadisce che il patteggiamento, pur essendo un rito premiale che limita il diritto di appello, non lascia l’imputato privo di tutele. L’integrità dell’accordo è un pilastro fondamentale: il giudice deve ratificarlo, non modificarlo a svantaggio dell’imputato. Qualsiasi aggiunta unilaterale, come una pena accessoria non concordata, vizia la sentenza e può essere efficacemente contestata davanti alla Suprema Corte, garantendo il rispetto del patto processuale e dei diritti della difesa.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per motivi di competenza territoriale?
No, la sentenza chiarisce che la scelta del rito del patteggiamento supera e assorbe le questioni di competenza, che non rientrano tra i motivi di ricorso per cassazione consentiti dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p.

Se un reato incluso nel patteggiamento risulta prescritto, si può chiedere l’annullamento della pena?
No, la Corte afferma che la prescrizione maturata per uno dei reati in continuazione non è deducibile in sede di legittimità, poiché non determina l’illegalità della pena concordata, la quale resta valida in quanto frutto dell’accordo tra le parti.

Cosa accade se il giudice applica una pena accessoria non concordata nel patteggiamento?
L’applicazione di una pena accessoria non prevista nell’accordo tra le parti costituisce una violazione di legge. Il ricorso per cassazione è ammissibile e la Corte può annullare la sentenza limitatamente a tale pena, eliminandola, senza travolgere il resto dell’accordo di patteggiamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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