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Pena accessoria illegale: no interdizione per reati colposi

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza nella parte in cui applicava la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici a un imputato condannato per omicidio stradale. La Corte ha stabilito che tale sanzione costituisce una pena accessoria illegale, poiché l’art. 33 del codice penale esclude esplicitamente la sua applicazione per i delitti colposi, come l’omicidio stradale.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pena Accessoria Illegale: la Cassazione Annulla l’Interdizione per i Reati Colposi

Con la sentenza n. 10917 del 2025, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sul concetto di pena accessoria illegale, un principio fondamentale per garantire la corretta applicazione della legge penale. Il caso in esame riguarda l’illegittima applicazione dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici a un soggetto condannato per omicidio stradale, un tipico delitto colposo. La decisione ribadisce un limite invalicabile per i giudici: le pene, soprattutto quelle accessorie, non possono essere inflitte in violazione di espliciti divieti normativi.

I Fatti del Caso

Il procedimento trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice dell’Udienza Preliminare di Marsala. L’imputato, riconosciuto colpevole del reato di omicidio stradale ai sensi dell’art. 589-bis del codice penale, veniva condannato a una pena di tre anni di reclusione, sostituita con il lavoro di pubblica utilità. Oltre alla sanzione amministrativa della revoca della patente, il giudice applicava anche la pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici per la durata di cinque anni, come previsto dall’art. 29 del codice penale.

La difesa dell’imputato proponeva ricorso per cassazione, contestando unicamente quest’ultimo punto. Il motivo del ricorso era netto: la condanna era per un delitto colposo, e la legge esclude espressamente che in tali casi si possa applicare l’interdizione dai pubblici uffici.

L’Applicazione della Pena Accessoria Illegale nel Ricorso

La Corte di Cassazione, prima di entrare nel merito, ha ricordato i limiti di ammissibilità del ricorso avverso le sentenze di patteggiamento, così come riformati dalla legge n. 103/2017. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, consente l’impugnazione solo per motivi specifici, tra cui l'”illegalità della pena”.

Richiamando la giurisprudenza delle Sezioni Unite (sentenza Savin, n. 21368/2020), la Corte ha ribadito che la nozione di pena illegale si riferisce a quella inflitta extra legem (non prevista dall’ordinamento) o contra legem (in contrasto con la legge). Ciò avviene quando la pena non corrisponde, per specie o quantità, a quella astrattamente prevista per la fattispecie concreta, collocandosi al di fuori del sistema sanzionatorio delineato dal legislatore.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Il giudice di merito aveva applicato la pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici (art. 29 c.p.) in base alla durata della pena principale inflitta. Tuttavia, così facendo, ha violato una norma imperativa: l’art. 33, comma 1, del codice penale.

Questa disposizione stabilisce in modo inequivocabile che la condanna per un delitto colposo non comporta l’applicazione della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Poiché l’omicidio stradale è per sua natura un delitto colposo (in quanto l’evento morte non è voluto, ma causato da una violazione delle norme sulla circolazione), l’applicazione della sanzione accessoria si è rivelata palesemente contra legem.

La pena inflitta dal giudice di primo grado era, pertanto, una pena accessoria illegale a tutti gli effetti, rientrando pienamente nei casi per cui è ammesso il ricorso per cassazione avverso una sentenza di patteggiamento.

Le Conclusioni

Per questi motivi, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata, limitatamente alla statuizione sulla pena accessoria. Di conseguenza, ha eliminato l’interdizione dai pubblici uffici, lasciando invariato il resto della condanna. La decisione rafforza il principio di stretta legalità delle pene: un giudice non può mai imporre una sanzione, neppure accessoria, se una norma di legge lo vieta espressamente. Questo garantisce che il sistema sanzionatorio rimanga prevedibile e conforme alla volontà del legislatore, anche nei casi definiti con riti alternativi come il patteggiamento.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per una pena accessoria ritenuta ingiusta?
Sì, ma solo a condizioni specifiche. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale permette il ricorso per cassazione avverso una sentenza di patteggiamento se, tra le altre cose, si contesta l’illegalità della pena. In questo caso, la pena accessoria era illegale perché vietata dalla legge.

Per quale motivo l’interdizione dai pubblici uffici è stata considerata una pena accessoria illegale in questo caso?
Perché l’art. 33 del codice penale vieta espressamente l’applicazione di questa specifica pena accessoria in caso di condanna per delitti colposi. Essendo l’omicidio stradale un delitto colposo, la sua applicazione da parte del giudice di primo grado è stata un errore di diritto.

Cosa significa che la Corte ha annullato la sentenza ‘senza rinvio’?
Significa che la decisione della Corte di Cassazione è definitiva e non richiede un nuovo giudizio sulla questione. La Corte ha direttamente eliminato la parte illegale della sentenza (la pena accessoria), senza rimandare il caso a un altro giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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