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Peculato prescrizione: Cassazione chiarisce il momento

Un titolare di ricevitoria del lotto, accusato di peculato, vede la sua condanna annullata dalla Corte di Cassazione. Il fulcro della decisione riguarda la questione del peculato prescrizione: la Corte ha stabilito che il reato si consuma nel momento in cui l’agente si appropria dei fondi per scopi personali, e non alla scadenza di un termine formale di versamento. Tale precisazione ha portato alla dichiarazione di estinzione del reato per decorrenza dei termini.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Peculato prescrizione: la Cassazione chiarisce quando il reato si consuma

Con la sentenza n. 12437 del 2025, la Corte di Cassazione Penale ha affrontato un’importante questione relativa al peculato prescrizione, definendo con precisione il momento consumativo del reato per il titolare di una ricevitoria del lotto. La decisione sottolinea che il reato si perfeziona con l’effettiva appropriazione dei fondi, e non al momento della scadenza di un termine formale di versamento, con decisive conseguenze sulla decorrenza della prescrizione.

I Fatti del Caso: Titolare di ricevitoria a processo

Il caso ha origine dalla condanna di un titolare di una ricevitoria del lotto per il reato di peculato, previsto dall’art. 314 del codice penale. L’imputato era accusato di essersi appropriato dei proventi delle giocate relative a una settimana specifica, per un importo inizialmente quantificato in oltre 300.000 euro.

Nel corso del giudizio di primo grado, tuttavia, l’ammontare dell’appropriazione era stato significativamente ridimensionato a 6.000 euro. Questa riduzione è avvenuta a seguito delle dichiarazioni dell’imputato e delle verifiche contabili, che hanno dimostrato come la maggior parte della somma contestata derivasse in realtà da giocate personali dello stesso titolare e non da incassi effettivi non versati.

Nonostante la condanna nei primi due gradi di giudizio, la difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il reato fosse ormai estinto per prescrizione.

La Questione Giuridica sul Peculato e Prescrizione

Il nodo cruciale della vicenda verteva sulla corretta individuazione del dies a quo, ovvero del giorno a partire dal quale far decorrere il termine di prescrizione. Esistono due principali orientamenti giurisprudenziali in materia:

1. Orientamento tradizionale: Il peculato si consuma allo spirare del termine concesso dall’Amministrazione per il versamento delle somme dovute. In questo caso, l’inadempimento all’intimazione di pagamento segna il momento dell’appropriazione.
2. Orientamento più recente: Il reato si perfeziona non con una mera omissione formale, ma nel momento in cui emerge in modo inequivocabile che il soggetto ha agito uti dominus, ovvero come se fosse il proprietario dei fondi. Questo momento di interversio possessionis (mutamento del titolo del possesso) deve essere provato da elementi fattuali concreti.

La difesa sosteneva che l’appropriazione si fosse realizzata l’ultimo giorno della settimana contabile in questione, data in cui l’imputato aveva utilizzato i soldi dei clienti per effettuare giocate personali. La Corte d’appello, invece, aveva ancorato la consumazione a una data successiva, coincidente con un’ingiunzione di pagamento amministrativa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha deciso di aderire al secondo e più recente orientamento, ritenendolo più corretto. Secondo i giudici, per provare il peculato non basta una semplice irregolarità contabile o il mancato rispetto di una scadenza. È necessario dimostrare che l’agente ha manifestato la volontà di trattare il denaro pubblico come proprio.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che l’utilizzo dei proventi delle giocate dei clienti per effettuare scommesse personali costituisse un’evidente manifestazione di tale volontà. Questo comportamento, avvenuto già durante la settimana contabile terminata il 27 settembre 2011, rappresentava l’atto di appropriazione che perfeziona il reato. Pertanto, il termine di prescrizione doveva essere calcolato a partire da quella data.

Facendo i conti, tenuto conto della pena prevista per il peculato all’epoca dei fatti, il termine massimo di prescrizione era interamente decorso alla data del 27 marzo 2024, prima della sentenza di appello. Di conseguenza, il reato doveva essere dichiarato estinto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna perché il reato di peculato era estinto per prescrizione.

La Corte ha inoltre preso una decisione importante riguardo alla confisca. Ha confermato la confisca diretta della somma di 6.000 euro, in quanto rappresenta il profitto diretto del reato la cui esistenza è stata accertata. Al contempo, ha eliminato la confisca per equivalente, una misura di natura sanzionatoria, basandosi su un principio stabilito dalle Sezioni Unite: l’art. 578-bis del codice di procedura penale, che consente la confisca anche in caso di prescrizione, non può essere applicato retroattivamente a fatti commessi prima della sua entrata in vigore.

Quando si considera commesso il reato di peculato da parte del titolare di una ricevitoria del lotto?
Il reato si considera commesso non alla scadenza di un termine formale di pagamento, ma nel momento in cui il titolare manifesta in modo inequivocabile la volontà di appropriarsi dei fondi pubblici, ad esempio utilizzandoli per scopi personali. Questo atto è definito ‘interversio possessionis’.

Perché la condanna è stata annullata in questo caso di peculato prescrizione?
La condanna è stata annullata perché, identificando il momento della consumazione del reato con l’effettiva appropriazione dei fondi (27/09/2011), la Corte ha calcolato che il termine massimo di prescrizione era già trascorso al momento della decisione, estinguendo così il reato.

Cosa succede alla confisca se il reato è dichiarato estinto per prescrizione?
Secondo questa sentenza, la confisca diretta del profitto del reato (i 6.000 euro) viene confermata perché è stata accertata l’appropriazione. Tuttavia, la confisca per equivalente viene annullata perché la norma che la permette anche in caso di prescrizione (art. 578-bis c.p.p.) non può essere applicata a fatti avvenuti prima della sua entrata in vigore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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