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Peculato per distrazione: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di peculato per distrazione e turbata libertà di scelta del contraente. Gli imputati, ex presidente di una fondazione e un suo socio, erano accusati di aver manipolato l’acquisto di un immobile con fondi pubblici per ottenere un profitto illecito. La Corte ha dichiarato prescritto il reato di turbativa, ma ha confermato la condanna per peculato per distrazione, chiarendo che il reato sussiste quando i fondi pubblici vengono deviati per interessi privati, indipendentemente dal valore finale del bene acquistato. La sentenza è stata annullata con rinvio per la rideterminazione della pena e della confisca, che deve essere calcolata sul profitto individuale di ciascun concorrente.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Peculato per Distrazione e Fondi Pubblici: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un complesso caso di peculato per distrazione e turbativa di gara, fornendo importanti chiarimenti sulla gestione dei fondi pubblici da parte di enti come le fondazioni. La vicenda riguarda l’acquisto di un immobile da parte di una fondazione finanziata con denaro pubblico, un’operazione che, secondo l’accusa, nascondeva un meccanismo di arricchimento illecito a danno della collettività.

I Fatti: Un Acquisto Immobiliare Sospetto

Al centro della vicenda vi è una fondazione che opera come organismo di diritto pubblico. L’ex presidente di tale ente, insieme a un socio, aveva avviato le procedure per l’acquisto di una nuova sede, ottenendo un cospicuo finanziamento regionale. Invece di procedere con una selezione trasparente, gli imputati avrebbero confezionato un “avviso di ricerca immobiliare” con caratteristiche così specifiche da essere “ritagliato” su misura per un unico immobile, di proprietà di una società a loro collegata.

Una volta formalizzato l’acquisto per un importo di 800.000 euro, quasi interamente coperto dal finanziamento pubblico, una parte significativa di questa somma (oltre la metà) sarebbe stata retrocessa agli stessi imputati e ad altri complici attraverso un articolato sistema di bonifici e società interposte, svuotando di fatto la finalità pubblica dell’operazione per trasformarla in un’occasione di profitto personale.

L’Iter Giudiziario e i Due Reati Contestati

Gli imputati sono stati processati per due principali capi d’accusa:
1. Turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (art. 353-bis c.p.): per aver pilotato la scelta dell’immobile.
2. Peculato (art. 314 c.p.): per essersi appropriati di parte dei fondi pubblici destinati all’acquisto.

Sia in primo grado che in appello, i giudici hanno ritenuto gli imputati colpevoli, sebbene la Corte d’Appello avesse parzialmente ridotto le pene. La difesa ha quindi proposto ricorso in Cassazione, contestando la configurabilità stessa dei reati.

Le Motivazioni della Cassazione: Analisi sul Peculato per Distrazione

La Corte di Cassazione ha esaminato nel dettaglio le doglianze dei ricorrenti, giungendo a conclusioni distinte per i due reati.

Per quanto riguarda la turbativa, pur rigettando le argomentazioni difensive nel merito, la Corte ha dovuto prendere atto dell’intervenuta prescrizione. Il tempo massimo previsto dalla legge per perseguire questo reato era infatti decorso.

Il cuore della sentenza, tuttavia, riguarda la conferma della condanna per peculato per distrazione. La difesa sosteneva che non vi fosse stata appropriazione, in quanto la fondazione aveva effettivamente acquistato un immobile di valore presumibilmente congruo. La Cassazione ha smontato questa tesi, affermando un principio fondamentale: il delitto di peculato si configura nel momento in cui il denaro pubblico, nella disponibilità dell’agente per ragioni d’ufficio, viene distolto dalla sua finalità istituzionale per essere indirizzato verso interessi privati.

Nel caso di specie, l’intera operazione era stata concepita non per dotare la fondazione di una sede adeguata, ma per creare un profitto illecito da spartire. La retrocessione di quasi metà del prezzo pagato è la prova inconfutabile di questa finalità distrattiva. Pertanto, il fatto che la fondazione abbia ottenuto un bene immobile è irrilevante di fronte alla prova che la causa reale dell’operazione fosse l’arricchimento personale degli amministratori.

Altri Aspetti Rilevanti della Decisione

La Corte ha anche affrontato due punti procedurali di grande interesse:
* Sentenze Esterne nel Giudizio Abbreviato: La Corte d’Appello aveva utilizzato, per motivare il diniego delle attenuanti generiche a uno degli imputati, una sentenza di condanna non ancora definitiva emessa in un procedimento separato. La Cassazione ha censurato questa pratica, ribadendo che nel giudizio abbreviato non possono essere utilizzate prove acquisite successivamente alla richiesta del rito.
* Confisca del Profitto: La Corte ha annullato la statuizione sulla confisca, adeguandosi a un recente principio delle Sezioni Unite. La confisca del profitto in caso di concorso di persone non può essere solidale (cioè richiesta per intero a ciascun concorrente), ma deve essere commisurata alla quota di profitto effettivamente percepita da ogni singolo individuo.

Le Conclusioni

La sentenza consolida importanti principi di diritto in materia di reati contro la Pubblica Amministrazione. Il peculato per distrazione si conferma come uno strumento cruciale per colpire la gestione infedele dei fondi pubblici, anche quando mascherata da operazioni apparentemente legittime. La Corte ribadisce che l’elemento decisivo è l’intento di deviare le risorse pubbliche verso finalità private, a prescindere dal fatto che l’ente pubblico subisca o meno un danno patrimoniale diretto e immediato. La decisione sulla confisca, inoltre, segna un’importante evoluzione verso una maggiore personalizzazione della responsabilità penale, anche sotto il profilo patrimoniale. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per la sola rideterminazione della pena e della confisca alla luce di questi principi.

Quando si configura il reato di peculato per distrazione?
Si configura quando un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, avendo la disponibilità di denaro o altri beni per ragioni del suo ufficio, li distoglie dalla destinazione pubblica per soddisfare interessi privati propri o di terzi, anche senza un danno patrimoniale immediato per l’ente.

La congruità del prezzo di un bene acquistato con fondi pubblici esclude il peculato se una parte del denaro viene restituita privatamente agli amministratori?
No. Secondo la sentenza, il reato si perfeziona con la distrazione dei fondi per finalità private. L’eventuale congruità del prezzo o il valore del bene acquistato non esclude il reato se l’operazione è stata concepita fin dall’inizio per generare un profitto illecito per gli agenti pubblici a danno dell’interesse pubblico.

Cosa ha stabilito la Cassazione in merito alla confisca del profitto in caso di concorso di persone nel reato?
La Corte ha stabilito che la confisca non può essere disposta “in solido” per l’intero importo nei confronti di tutti i concorrenti. Deve essere, invece, limitata alla quota di profitto che ogni singolo concorrente ha concretamente e personalmente conseguito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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