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Peculato notaio: condanna per mancato versamento imposte

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per peculato di un notaio che si era appropriato delle somme ricevute dai clienti per il pagamento dell’imposta di registro. La sentenza chiarisce che il notaio agisce come pubblico ufficiale anche nell’espletamento degli obblighi tributari e che il reato di peculato del notaio si perfeziona non con la semplice scadenza del termine di versamento, ma con l’appropriazione indebita dei fondi, dimostrata dall’uso per scopi personali. La Corte ha rigettato l’eccezione di ne bis in idem e ha annullato parzialmente la sentenza solo per le condotte più risalenti, coperte da prescrizione.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Peculato del notaio: la Cassazione sulla mancata corresponsione delle imposte

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 33856 del 2024, torna su un tema di grande rilevanza pratica e giuridica: il peculato del notaio che omette di versare le imposte di registro incassate dai propri clienti. La decisione offre chiarimenti fondamentali sulla qualifica di pubblico ufficiale del professionista in ambito tributario e sul momento esatto in cui si consuma il reato di appropriazione indebita. Analizziamo insieme i punti salienti di questa importante pronuncia.

I fatti del caso: il notaio e le imposte non versate

Il caso riguarda un notaio accusato del reato di peculato continuato (artt. 81 e 314 c.p.) per essersi appropriato, tra il 2009 e il 2013, di una somma complessiva superiore a 500.000 euro. Tali somme gli erano state affidate dai clienti per il pagamento dell’imposta di registro relativa agli atti da lui stesso rogati. Invece di versarle all’erario, il professionista le aveva utilizzate per altri scopi.

Dopo una condanna in primo grado e una parziale riforma in appello che aveva ridotto la pena, il notaio ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni giuridiche.

L’iter giudiziario e i motivi del ricorso in Cassazione

La difesa del notaio ha basato il ricorso su diversi motivi, tra cui:

1. La qualifica soggettiva: si sosteneva che il notaio non agisse come pubblico ufficiale nell’adempiere agli obblighi tributari, ma come un semplice responsabile d’imposta.
2. Il momento consumativo del reato: secondo la difesa, l’appropriazione non si sarebbe perfezionata, poiché l’amministrazione finanziaria non aveva notificato gli avvisi di liquidazione, termine da cui decorrerebbe l’obbligo di pagamento.
3. La violazione del principio del ne bis in idem: l’imputato era già stato sanzionato in sede amministrativa e disciplinare per gli stessi fatti e riteneva che la sanzione penale costituisse una duplicazione di pena vietata.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sul peculato del notaio

La Suprema Corte ha rigettato la maggior parte dei motivi di ricorso, fornendo importanti chiarimenti sul reato di peculato del notaio.

La qualifica di pubblico ufficiale del notaio

La Corte ha ribadito con forza il suo orientamento consolidato: la qualifica di pubblico ufficiale spetta al notaio non solo nell’esercizio del suo potere certificativo in senso stretto, ma in tutta la sua complessa attività, inclusi gli adempimenti fiscali connessi agli atti rogati. Il pagamento dell’imposta di registro non è un’attività successiva ed estranea alla funzione pubblica, ma ne costituisce il necessario completamento, strettamente connesso all’attribuzione della fede pubblica all’atto.

Quando si consuma il peculato del notaio? L’interversio possessionis

Questo è uno dei punti più interessanti della sentenza. La Cassazione, seguendo un orientamento recente e più garantista, ha chiarito che il reato di peculato non si perfeziona automaticamente allo scadere del termine previsto per il versamento. Il semplice ritardo è un inadempimento, ma non ancora un’appropriazione penalmente rilevante.

Il reato si consuma quando si realizza la cosiddetta interversio possessionis, ovvero quando emerge con certezza che il pubblico ufficiale ha agito uti dominus, cioè come se fosse il proprietario del denaro. Nel caso di specie, tale comportamento è stato ravvisato nell’uso sistematico delle somme ricevute dai clienti per finalità personali e diverse da quelle istituzionali, come dimostrato dalla costante incapienza del conto corrente dedicato e dalle reiterate segnalazioni della banca. L’appropriazione, quindi, precede e prescinde dal mancato versamento.

Il principio del ne bis in idem non si applica

La Corte ha respinto anche la censura relativa alla violazione del principio del ne bis in idem. Secondo i giudici, non vi è identità del fatto (idem factum) tra la condotta di appropriazione (che integra il peculato) e quella di omesso versamento dell’imposta (che integra l’illecito tributario e disciplinare). L’appropriazione è un atto che si colloca temporalmente prima e logicamente in modo distinto rispetto al successivo mancato adempimento verso l’erario. Pertanto, le sanzioni possono coesistere.

Le conclusioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso nel merito, confermando la responsabilità penale del professionista. Tuttavia, ha rilevato l’intervenuta prescrizione per le condotte più risalenti (commesse fino all’agosto 2010). Di conseguenza, ha annullato senza rinvio la sentenza per questa parte e ha disposto la trasmissione degli atti a un’altra sezione della Corte d’Appello per la sola rideterminazione della pena relativa alle condotte residue. La pronuncia di responsabilità per i fatti non prescritti è stata dichiarata irrevocabile. La sentenza consolida principi fondamentali in materia di reati contro la pubblica amministrazione, delineando con precisione i confini del peculato del notaio.

Il notaio è un pubblico ufficiale anche quando riscuote e versa le imposte?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la qualifica di pubblico ufficiale del notaio si estende a tutta la sua complessa attività, compresa quella relativa all’adempimento degli obblighi tributari come il versamento dell’imposta di registro, in quanto rappresenta un necessario completamento della sua funzione pubblica certificativa.

Quando si commette il reato di peculato se un notaio non versa le imposte ricevute?
Il reato non si consuma con il semplice ritardo o alla scadenza del termine per il pagamento. Si perfeziona nel momento in cui il notaio compie un atto di appropriazione, manifestando la volontà di disporre del denaro come se fosse proprio (uti dominus). Nel caso specifico, questo è stato dimostrato dall’utilizzo dei fondi dei clienti per scopi personali, rendendo il conto dedicato sistematicamente incapiente.

Un notaio può essere punito penalmente per peculato se ha già ricevuto una sanzione tributaria e una disciplinare per lo stesso mancato versamento?
Sì. Secondo la Corte, il principio del ne bis in idem (divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto) non si applica in questo caso. La condotta di appropriazione del denaro, che costituisce il reato di peculato, è distinta e temporalmente precedente rispetto alla condotta di omesso versamento, che costituisce l’illecito tributario e disciplinare. Si tratta di fatti diversi che possono essere sanzionati autonomamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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