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Peculato: la Cassazione sul reato istantaneo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un agente di polizia penitenziaria, sospeso per peculato. La sentenza ribadisce che il peculato è un reato istantaneo e che il giudizio di legittimità non consente una nuova valutazione dei fatti, confermando la solidità del quadro indiziario basato su intercettazioni, nonostante l’esito negativo di una perquisizione.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Peculato: la Cassazione sul Reato Istantaneo e i Limiti del Ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sul reato di peculato, in particolare sulla sua natura di reato istantaneo e sui limiti del ricorso contro le misure cautelari. Il caso riguarda un assistente di polizia penitenziaria accusato di essersi appropriato di generi alimentari destinati alla mensa dell’istituto. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso: L’accusa di Peculato Continuato

Un assistente capo coordinatore del Corpo di Polizia penitenziaria è stato sottoposto alla misura interdittiva della sospensione dall’esercizio delle sue funzioni per dodici mesi. L’accusa era quella di peculato continuato, per aver sottratto, in concorso con altri colleghi, generi alimentari acquistati per la mensa ufficiali.

Secondo l’impianto accusatorio, l’agente, approfittando della sua posizione, si sarebbe appropriato ripetutamente di cibo per sé, per la sua famiglia o per cederlo a terzi. Le prove principali a sostegno dell’accusa provenivano da intercettazioni telefoniche e servizi di osservazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’agente ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Violazione della legge penale (art. 314 c.p.) e vizio di motivazione: Secondo il difensore, le prove (in particolare le intercettazioni) erano frammentarie e non chiarivano né le quantità né le precise occasioni delle presunte appropriazioni. Si contestava inoltre che il Tribunale avesse erroneamente qualificato il peculato come reato permanente e non istantaneo, e avesse ignorato elementi a favore dell’indagato, come un’autorizzazione a smaltire l’umido residuo e l’esito negativo di una perquisizione domiciliare.
2. Mancanza di esigenze cautelari: La difesa sosteneva che le esigenze cautelari di attualità e concretezza non sussistessero, poiché i fatti contestati risalivano a due anni prima e l’agente svolgeva ormai mansioni puramente amministrative, senza accesso a generi alimentari.

La Decisione della Corte: Il Peculato e i Limiti del Giudizio di Legittimità

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo spiegazioni cruciali su entrambi i punti sollevati dalla difesa.

Il Peculato come Reato Istantaneo

La Corte ha innanzitutto corretto l’impostazione della difesa, ribadendo un principio consolidato: il peculato è un reato istantaneo. Si consuma nel momento esatto in cui l’agente si appropria del bene o gli dà una destinazione diversa da quella istituzionale. Pertanto, anche se l’imputazione cautelare avesse erroneamente indicato il tempus commissi delicti, il Tribunale del riesame ha correttamente motivato l’esistenza di plurime e reiterate condotte di peculato istantaneo, commesse in esecuzione di un medesimo disegno criminoso.

L’Insindacabilità del Merito in Cassazione

La Cassazione ha sottolineato che le ulteriori censure relative alla valutazione delle prove (intercettazioni, autorizzazioni, esito della perquisizione) costituivano una richiesta di rivalutazione del merito dei fatti. Tale operazione è preclusa nel giudizio di legittimità, il cui scopo è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non ricostruire i fatti. Il Tribunale, con motivazione congrua, aveva ritenuto che le intercettazioni dimostrassero un’appropriazione sistematica di alimenti in perfetto stato di conservazione (e non di scarti), al punto da essere stati venduti a terzi per una sagra di paese. L’autorizzazione a smaltire rifiuti e l’esito negativo della perquisizione sono stati logicamente ritenuti inidonei a scalfire questo solido quadro indiziario.

Valutazione delle Esigenze Cautelari

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha stabilito che la critica del ricorrente si risolveva in una mera riproposizione di censure di fatto già esaminate e respinte. Il Tribunale aveva logicamente motivato la sussistenza del pericolo di reiterazione del reato basandosi sulla serialità delle condotte, sulla posizione di rilievo dell’indagato nell’ambiente carcerario e sulle complicità con altri colleghi.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri fondamentali del nostro sistema processuale. Primo, la distinzione tra la natura dei reati: il peculato si perfeziona con l’atto di appropriazione, rendendo ogni singolo episodio un reato a sé stante (istantaneo), anche se inserito in un piano più ampio (disegno criminoso). Secondo, la netta separazione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità: la Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio per riesaminare le prove, ma un organo di controllo sulla corretta applicazione delle norme giuridiche e sulla coerenza logica delle motivazioni dei giudici precedenti.

Le Conclusioni

La sentenza conferma che, in presenza di un quadro indiziario solido e logicamente motivato dal giudice del riesame, le doglianze che mirano a una diversa lettura delle prove sono destinate all’inammissibilità in Cassazione. Viene inoltre riaffermato un principio chiave del diritto penale: la natura istantanea del delitto di peculato, che si consuma con ogni singolo atto di appropriazione indebita da parte del pubblico ufficiale.

Il reato di peculato è un reato permanente o istantaneo?
Secondo la costante giurisprudenza citata nella sentenza, il peculato è un reato istantaneo. Si consuma nel momento in cui il pubblico ufficiale si appropria del denaro o della cosa mobile di cui ha il possesso per ragione del suo ufficio.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove, come le intercettazioni, in un ricorso contro una misura cautelare?
No, la sentenza chiarisce che esula dai poteri della Corte di Cassazione una diversa lettura degli elementi di fatto. Il ricorso per cassazione è un giudizio di legittimità, che valuta la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non un’occasione per una nuova valutazione delle prove.

Un’autorizzazione a smaltire gli scarti alimentari giustifica l’appropriazione di cibo in perfetto stato di conservazione?
No. La Corte ha ritenuto che il Tribunale abbia correttamente considerato irrilevante tale autorizzazione, in quanto l’indagato si era appropriato di alimenti in perfetto stato di conservazione e non di rifiuti, violando di fatto il contenuto e lo scopo dell’autorizzazione stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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