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Peculato incaricato pubblico servizio: il caso tabaccaio

La Corte di Cassazione conferma la condanna per peculato a carico del titolare di una tabaccheria, qualificato come incaricato di pubblico servizio per la riscossione dei pagamenti della mensa scolastica. La Corte ha rigettato il ricorso che invocava l’abolitio criminis, basandosi sulla diversa disciplina dell’omesso versamento della tassa di soggiorno, ritenendo le due fattispecie non assimilabili.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Peculato e Incaricato di Pubblico Servizio: La Cassazione sul Ruolo del Tabaccaio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3514/2024, affronta un caso significativo di peculato da parte di un incaricato di pubblico servizio, delineando con precisione i confini di questa qualifica soggettiva. La vicenda riguarda il titolare di una tabaccheria che, incaricato di riscuotere i pagamenti per la mensa scolastica comunale, si era appropriato di una somma ingente. La decisione chiarisce perché tale condotta integri il reato di peculato e perché non possa essere assimilata ad altre fattispecie, come l’omesso versamento della tassa di soggiorno.

I Fatti del Caso: La Riscossione dei Pagamenti della Mensa Scolastica

Il titolare di una rivendita di tabacchi era stato condannato per essersi appropriato di oltre 270.000 euro. L’uomo, in virtù di una convenzione con il Comune, gestiva la riscossione dei pagamenti per il servizio di mensa scolastica tramite un dispositivo POS dedicato. Invece di versare le somme incassate all’ente comunale secondo le scadenze pattuite, le aveva trattenute per sé.

La condanna, divenuta irrevocabile, è stata oggetto di un incidente di esecuzione in cui la difesa ha richiesto la revoca della sentenza per abolitio criminis, sostenendo che la condotta non costituisse più reato.

Il Ricorso in Cassazione: Abolitio Criminis e Disparità di Trattamento

Il ricorrente ha basato la sua difesa su due argomenti principali:

1. Errata qualificazione giuridica: Sosteneva che il reato di peculato non fosse configurabile, in quanto egli agiva come un privato e non come un incaricato di pubblico servizio.
2. Disparità di trattamento: In via subordinata, sollevava una questione di legittimità costituzionale. La difesa ha tracciato un parallelo con la figura dell’albergatore che omette di versare la tassa di soggiorno. A seguito del cosiddetto “decreto rilancio” (L. 77/2020), tale condotta è stata depenalizzata e ora costituisce solo un illecito amministrativo. Secondo il ricorrente, non versare i soldi della mensa scolastica sarebbe una condotta omogenea e, pertanto, dovrebbe ricevere lo stesso trattamento, pena una violazione del principio di uguaglianza.

Il Tribunale dell’esecuzione aveva rigettato queste argomentazioni, spingendo il condannato a presentare ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Corte: la qualifica di incaricato di pubblico servizio

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, respingendo su tutta la linea le tesi difensive. In primo luogo, i giudici hanno ribadito un principio già consolidato: chiunque gestisca la riscossione di denaro per conto di un ente pubblico per un servizio di pubblica utilità assume la qualifica di incaricato di pubblico servizio.

Il servizio di refezione scolastica, ha chiarito la Corte, è un servizio pubblico complementare all’istruzione, essenziale per gli alunni che frequentano il tempo pieno. Di conseguenza, l’attività di riscossione dei relativi pagamenti, che comporta il maneggio di denaro pubblico e obblighi di rendicontazione, rientra a pieno titolo in questa categoria. La qualifica soggettiva necessaria per il reato di peculato (art. 314 c.p.) è quindi pienamente integrata.

La Distinzione con la Tassa di Soggiorno

Il punto più interessante della decisione riguarda il rigetto del paragone con la tassa di soggiorno. La Corte ha spiegato che la modifica normativa introdotta dal “decreto rilancio” non ha comportato una parziale abolitio criminis del reato di peculato. Quella legge si è limitata a far venir meno la qualifica pubblicistica del gestore della struttura ricettiva esclusivamente per l’omesso versamento di quell’imposta specifica, senza intaccare la struttura generale del delitto di peculato.

Le due situazioni, quindi, non sono omogenee. L’appropriazione di somme destinate a un servizio pubblico essenziale come la mensa scolastica non può essere equiparata all’omesso versamento di un’imposta di scopo come quella di soggiorno.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo del ricorso manifestamente infondato e reiterativo. Le motivazioni si basano su una giurisprudenza ormai consolidata. La questione sulla qualifica soggettiva dell’agente era già stata decisa in un precedente provvedimento riguardante lo stesso ricorrente. Il servizio di refezione scolastica è un servizio pubblico, e chiunque sia abilitato alla riscossione dei pagamenti per conto del Comune agisce come incaricato di pubblico servizio. L’attività comporta maneggio di denaro pubblico, obblighi di rendicontazione e poteri certificatori. La difesa, secondo la Corte, si è limitata a ribadire tesi già respinte, senza portare nuovi argomenti. Anche la questione di legittimità costituzionale è stata considerata infondata, poiché la modifica normativa sulla tassa di soggiorno non ha inciso sulla struttura del reato di peculato, ma solo sulla qualifica del gestore alberghiero in quel contesto specifico, rendendo le due situazioni non comparabili.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione conferma un orientamento rigoroso: chiunque gestisca denaro per conto della pubblica amministrazione, anche se un privato convenzionato, assume una responsabilità penale aggravata. La qualifica di incaricato di pubblico servizio non dipende da un’investitura formale, ma dalla natura dell’attività svolta. La decisione stabilisce chiaramente che le depenalizzazioni settoriali, come quella per la tassa di soggiorno, non possono essere estese per analogia a contesti diversi, specialmente quando è in gioco il corretto funzionamento di servizi pubblici fondamentali. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Un privato cittadino che riscuote denaro per un ente pubblico è un incaricato di pubblico servizio?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il titolare di un’attività privata (come una tabaccheria) che, in base a una convenzione, riscuote denaro per un servizio pubblico (come la mensa scolastica comunale) assume la qualifica di incaricato di pubblico servizio, poiché svolge un’attività di interesse pubblico.

L’omesso versamento dei soldi della mensa scolastica è peculato?
Sì, la Corte ha confermato che l’appropriazione delle somme riscosse per conto del Comune per il servizio di mensa scolastica configura il reato di peculato (art. 314 c.p.), poiché il soggetto agisce come incaricato di pubblico servizio e si appropria di denaro di cui ha la disponibilità per ragioni del suo servizio.

Perché l’omesso versamento dei soldi della mensa scolastica non è stato depenalizzato come quello della tassa di soggiorno?
La Corte ha spiegato che la normativa che ha reso l’omesso versamento della tassa di soggiorno un semplice illecito amministrativo è una norma specifica che ha solo fatto venir meno la qualifica pubblicistica dell’albergatore in quel preciso contesto. Tale modifica non ha cambiato la struttura generale del reato di peculato e non può essere applicata per analogia ad altre situazioni, come la riscossione per la mensa scolastica, che rimane un’attività legata a un servizio pubblico essenziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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