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Peculato e truffa: la differenza secondo la Cassazione

Un impiegato bancario, responsabile del servizio di tesoreria per un comune, è stato condannato per peculato. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, sottolineando la netta differenza tra peculato e truffa. Il primo reato richiede che il soggetto abbia già la disponibilità del denaro per ragioni d’ufficio, mentre la truffa si configura quando il possesso viene acquisito con l’inganno. La Corte ha rinviato il caso per un nuovo esame dei fatti al fine di qualificare correttamente il reato.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Peculato e Truffa: la Differenza Fondamentale secondo la Cassazione

La distinzione tra peculato e truffa rappresenta uno dei temi più dibattuti nel diritto penale della pubblica amministrazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. Num. 9252 Anno 2025) ha offerto un’occasione preziosa per ribadire i criteri distintivi tra queste due figure di reato, annullando una condanna e sottolineando l’importanza di un’accurata ricostruzione dei fatti. Il caso riguarda un impiegato bancario accusato di essersi appropriato di ingenti somme appartenenti a un Comune, per il quale la banca svolgeva il servizio di tesoreria.

I Fatti del Caso: Un Impiegato Bancario e i Fondi Comunali

Un dipendente di un istituto di credito era stato condannato in primo e secondo grado per il reato di peculato. Secondo l’accusa, tra il 2006 e il 2013, l’uomo si sarebbe appropriato di oltre 880.000 euro appartenenti a un Comune. La sua banca, tramite una convenzione, gestiva il servizio di tesoreria dell’ente locale, e l’imputato era l’addetto principale a tali operazioni.

L’appropriazione sarebbe avvenuta attraverso un complesso meccanismo che prevedeva la negoziazione di assegni postali tratti sui conti correnti del Comune. L’impiegato, anziché seguire la procedura standard, avrebbe incassato personalmente gli assegni, falsificando in alcuni casi la firma del direttore di filiale, unico soggetto legittimato a quietanzare le operazioni.

Il Ricorso in Cassazione: Peculato o Truffa?

La difesa ha impugnato la sentenza di condanna sostenendo due argomenti principali:

1. L’imputato non poteva essere qualificato come “incaricato di pubblico servizio”, in quanto semplice impiegato e non tesoriere ufficiale.
2. La condotta, in ogni caso, doveva essere riqualificata come truffa aggravata e non come peculato. L’impiegato, infatti, non avrebbe avuto la disponibilità giuridica o materiale delle somme, ma se la sarebbe procurata fraudolentemente, utilizzando le credenziali del direttore e altri inganni.

Questa distinzione è cruciale: se il reato fosse stato riqualificato come truffa, sarebbe risultato estinto per prescrizione.

L’Analisi della Corte: la Differenza tra Peculato e Truffa

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondate le censure della difesa e criticando l’operato dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione risiede nella netta demarcazione tra i due reati.

Il Criterio del Possesso del Denaro

Il discrimine fondamentale tra peculato e truffa aggravata ai danni dello Stato risiede nella modalità con cui l’agente entra in possesso del bene. Si configura il peculato (art. 314 c.p.) quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio si appropria di denaro o altra cosa mobile di cui ha già il possesso o la disponibilità per ragione del suo ufficio. La condotta illecita, quindi, si innesta su una situazione possessoria preesistente e legittima.

Si ha, invece, truffa aggravata (art. 640 c.p. in relazione all’art. 61 n. 9 c.p.) quando il soggetto attivo, non avendo tale possesso, se lo procura fraudolentemente, ricorrendo ad “artifizi o raggiri” per indurre in errore chi ha il potere di disporre del bene.

La Qualifica di Incaricato di Pubblico Servizio

La Corte ha inoltre precisato che la qualifica di incaricato di pubblico servizio non deriva da un rapporto di dipendenza formale con un ente pubblico, ma dalla natura dell’attività concretamente svolta (criterio “oggettivo-funzionale”). È necessario accertare se l’attività sia disciplinata da norme di diritto pubblico, anche se svolta da un soggetto privato. I giudici di merito non avevano adeguatamente motivato su questo punto, limitandosi ad affermazioni generiche.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha annullato la sentenza impugnata perché le corti inferiori non avevano compiuto un accertamento decisivo: chiarire le specifiche modalità con cui l’imputato si era impossessato del denaro. Non era stato verificato con sufficiente chiarezza se egli avesse apposto firme di traenza o di girata, se avesse falsificato documenti o la firma del direttore, e come avesse materialmente incassato le somme (in contanti o tramite assegni).

Questo mancato accertamento ha reso impossibile stabilire se l’imputato avesse già la disponibilità delle somme (ipotesi di peculato) o se se la fosse procurata con l’inganno (ipotesi di truffa). La ricostruzione del modus operandi era quindi un passaggio indispensabile per la corretta qualificazione giuridica del fatto.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna, rinviando il processo ad un’altra sezione della Corte di Appello. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi di diritto enunciati: in primo luogo, dovrà accertare in modo dettagliato le condotte materiali poste in essere dall’imputato per capire se il possesso del denaro fosse preesistente o fraudolentemente acquisito; in secondo luogo, dovrà valutare, sulla base delle mansioni effettivamente svolte, se sussista la qualifica di incaricato di pubblico servizio. Questa decisione riafferma l’importanza del rigore probatorio e della corretta applicazione delle categorie giuridiche per distinguere tra reati solo apparentemente simili come il peculato e la truffa.

Qual è la differenza fondamentale tra il reato di peculato e quello di truffa aggravata?
La differenza risiede nel possesso del bene. Si ha peculato quando il soggetto pubblico si appropria di denaro di cui ha già la disponibilità per via del suo ufficio. Si ha truffa, invece, quando il soggetto, non avendo tale disponibilità, se la procura utilizzando inganni e raggiri.

Come si stabilisce se un dipendente di una banca è un “incaricato di pubblico servizio”?
La qualifica non dipende dal rapporto di lavoro formale, ma dalla natura dell’attività concretamente svolta (criterio oggettivo-funzionale). È necessario verificare se le mansioni siano disciplinate da norme di diritto pubblico e se manchino i poteri tipici della funzione pubblica (deliberativi, autoritativi o certificativi).

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna in questo caso?
La Corte ha annullato la sentenza perché i giudici dei gradi precedenti non hanno accertato con la necessaria chiarezza le esatte modalità con cui l’imputato si era impossessato del denaro. Questa lacuna non ha permesso di stabilire con certezza se la condotta dovesse essere qualificata come peculato o come truffa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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