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Peculato d’uso: auto di servizio e danno di 30 euro

Un funzionario di polizia utilizza l’auto di servizio per il tragitto casa-lavoro, causando un danno di 30 euro. La Cassazione conferma che si tratta di peculato d’uso, anche se il fatto non è punibile per particolare tenuità. Il ricorso dell’imputato viene rigettato, stabilendo che l’uso privato di un bene pubblico è reato se produce un danno apprezzabile, anche se minimo.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Peculato d’Uso per l’Auto di Servizio: Quando 30 Euro Fanno la Differenza

L’utilizzo di beni della Pubblica Amministrazione per scopi personali è una questione delicata, che spesso sfocia in procedimenti penali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato principi cruciali in materia di peculato d’uso, chiarendo come anche un danno economico apparentemente irrisorio possa integrare il reato. Il caso riguarda un responsabile di una Sezione Anticrimine che utilizzava l’auto di servizio per il tragitto casa-lavoro.

I Fatti del Caso: L’Uso Privato dell’Auto di Servizio

Un funzionario, responsabile di un’importante sezione investigativa, è stato accusato di aver utilizzato in più occasioni due autovetture di servizio per i suoi spostamenti personali. In particolare, anziché riportare i veicoli in caserma al termine del turno, li usava per tornare alla propria abitazione la sera e per recarsi al lavoro la mattina successiva.

Le indagini hanno accertato che, in un breve arco temporale di cinque giorni (dal 13 al 17 aprile 2018), l’imputato aveva effettuato otto di questi viaggi, consumando 21,4 litri di carburante per un costo totale di circa 30 euro, oltre a causare una minima usura dei mezzi.

L’Iter Giudiziario e l’Applicazione della Particolare Tenuità

In primo grado, il Tribunale aveva emesso una certa pronuncia. La Corte di Appello, pur riformando parzialmente la decisione, ha confermato la sussistenza del reato. Tuttavia, ha assolto l’imputato ritenendo il fatto “non punibile per particolare tenuità” ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale. La Corte territoriale ha motivato questa scelta sulla base della lieve entità del danno economico (i famosi 30 euro) e del breve lasso di tempo in cui si era svolta la condotta.

Nonostante l’esito favorevole, l’imputato ha deciso di ricorrere in Cassazione, contestando la stessa configurabilità del reato.

Le Argomentazioni del Ricorrente sul Peculato d’Uso

La difesa ha sollevato due principali obiezioni:
1. Mancanza di prove: Non sarebbero state svolte indagini adeguate per escludere che l’uso dell’auto fosse giustificato da esigenze di servizio, come l’incontro con un informatore.
2. Assenza di danno apprezzabile: Il danno di soli 30 euro non sarebbe stato sufficiente a integrare l’elemento costitutivo del reato, che richiede un pregiudizio concreto per la Pubblica Amministrazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando l’impianto logico-giuridico della sentenza d’appello. La motivazione della Cassazione si fonda su principi consolidati:

1. Presunzione di Uso Pubblico: L’uso di un’auto di servizio per fini privati è, in via generale, vietato. Si presume che tali beni siano destinati esclusivamente a scopi istituzionali. Qualsiasi deroga a questo principio deve essere autorizzata da provvedimenti puntuali e documentati, la cui esistenza deve essere provata dall’imputato. In questo caso, nessuna prova di autorizzazione o di necessità investigative è stata fornita.

2. Apprezzabilità del Danno: La Corte ha ribadito che il reato di peculato d’uso si configura quando la condotta produce un “danno apprezzabile” al patrimonio della P.A. o una “lesione concreta alla funzionalità dell’ufficio”. Nel caso specifico, il danno non era limitato ai soli 30 euro di carburante. La condotta, essendo stata ripetuta e non occasionale, ha comportato anche un’usura del mezzo e ha sottratto, seppur per un tempo limitato, il veicolo alla sua funzione pubblica. Questo complesso di fattori è stato ritenuto sufficiente a costituire un pregiudizio apprezzabile.

3. Distinzione tra Reato e Punibilità: La Cassazione ha implicitamente confermato la corretta distinzione operata dalla Corte d’Appello. Il fatto costituisce reato a tutti gli effetti (il peculato d’uso sussiste), ma la sua punibilità è stata esclusa per la particolare tenuità. Il ricorso mirava a negare l’esistenza stessa del reato, ma le motivazioni della Corte hanno dimostrato che tutti gli elementi costitutivi erano presenti.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per tutti i pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio. L’uso di beni pubblici, come le auto di servizio, per finalità personali è una condotta illecita che integra il reato di peculato d’uso anche quando il danno economico diretto è di modesta entità. La ripetitività della condotta e l’usura del mezzo sono fattori che contribuiscono a rendere il danno “apprezzabile”. L’applicazione dell’art. 131-bis c.p. può escludere la pena, ma non cancella l’illecito penale. La regola generale resta chiara: i beni pubblici devono servire esclusivamente l’interesse pubblico, e chi li gestisce ha l’onere di dimostrare ogni eventuale deroga autorizzata.

L’uso dell’auto di servizio per il tragitto casa-lavoro costituisce reato?
Sì, secondo la sentenza, l’uso dell’auto di servizio per fini privati come il pendolarismo è generalmente vietato e integra il reato di peculato d’uso. Si presume che il veicolo debba essere destinato esclusivamente a scopi pubblici, a meno che non vi siano specifiche e documentate autorizzazioni in deroga.

Un danno economico di soli 30 euro è sufficiente per configurare il reato di peculato d’uso?
Sì. La Corte ha stabilito che il reato sussiste se la condotta produce un danno apprezzabile. Tale danno non è costituito solo dal costo del carburante (30 euro), ma anche dall’usura del mezzo e dalla sua sottrazione alla funzione pubblica, specialmente se l’uso è ripetuto e non occasionale.

Cosa significa essere assolti perché il fatto non è punibile per ‘particolare tenuità’?
Significa che, sebbene il fatto commesso costituisca a tutti gli effetti un reato (in questo caso, peculato d’uso), la legge ne esclude la punibilità a causa della sua minima gravità. L’imputato viene quindi assolto, ma la sentenza accerta che la condotta illecita è stata effettivamente posta in essere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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