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Patteggiamento incapacità: Cassazione inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza di patteggiamento per un reato di violenza a pubblico ufficiale. L’imputato sosteneva la mancata verifica della sua capacità di intendere e di volere, ma la Corte ha stabilito che la sua presenza in udienza era sufficiente a confermare il consenso. Per questioni di imputabilità al momento del fatto, la via corretta non è il ricorso, ma l’istanza di revisione della sentenza. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento incapacità: Quando il Ricorso in Cassazione è Precluso?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8475/2025, torna a pronunciarsi su un tema delicato: il rapporto tra patteggiamento e incapacità dell’imputato. La decisione chiarisce i limiti del ricorso per cassazione quando si sollevano dubbi sulla capacità di intendere e di volere del soggetto che ha acconsentito al rito speciale, delineando i corretti strumenti processuali a disposizione della difesa.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (il cosiddetto ‘patteggiamento’) per il reato di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, previsto dall’art. 336 del codice penale. Il motivo principale del ricorso era la presunta violazione di legge da parte del giudice di merito, che avrebbe omesso di verificare la capacità di intendere e di volere dell’imputato prima di ratificare l’accordo sulla pena.

La questione del patteggiamento e dell’incapacità dell’imputato

Il ricorrente lamentava che il suo consenso al patteggiamento non fosse stato validamente espresso a causa di una sua presunta condizione di incapacità. A sostegno della sua tesi, veniva allegata una perizia proveniente da un altro procedimento penale a suo carico. La difesa sosteneva che tale condizione avrebbe dovuto indurre il giudice a un controllo più approfondito prima di emettere la sentenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo aspecifico e manifestamente infondato, sulla base di tre argomenti principali.

1. Presenza dell’Imputato in Udienza: In primo luogo, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: la verifica della volontà dell’imputato da parte del giudice è superflua quando l’imputato stesso è presente all’udienza in cui viene raggiunto l’accordo tra difesa e pubblico ministero. La sua presenza è considerata una garanzia sufficiente della consapevolezza e volontarietà del consenso prestato. Questo orientamento era già stato espresso in precedenti sentenze, come la n. 15557/2018.

2. Contenuto della Perizia: Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, la stessa perizia allegata al ricorso non deponeva a favore della tesi dell’incapacità. Infatti, da tale relazione emergeva che l’imputato era stato ritenuto ‘capace di partecipare coscientemente al procedimento’. Di conseguenza, non era ravvisabile alcun vizio nell’espressione della sua volontà di patteggiare.

3. Strumento Processuale Inadeguato: La Corte ha infine chiarito un punto cruciale di procedura. Le questioni relative a un’eventuale assenza di imputabilità al momento della commissione del fatto non rientrano tra i motivi per cui si può ricorrere in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento, secondo i limiti stabiliti dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Lo strumento corretto per far valere tali doglianze, qualora ne ricorrano i presupposti, è l’istanza di revisione della sentenza, come previsto dall’art. 444 c.p.p. e confermato dalla giurisprudenza (cfr. Sez. 6, n. 32540/2007).

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce la netta distinzione tra il controllo sulla validità del consenso al patteggiamento e la valutazione sull’imputabilità al momento del reato. Se la presenza dell’imputato in aula ‘sana’ eventuali dubbi sulla sua volontà di accedere al rito, le questioni più profonde sulla sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto devono essere veicolate attraverso lo strumento straordinario della revisione. La scelta di uno strumento processuale errato, come il ricorso per cassazione in questo caso, porta a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

È possibile contestare una sentenza di patteggiamento in Cassazione per mancata verifica della capacità dell’imputato?
No, se l’imputato era presente all’udienza in cui è stato formalizzato l’accordo. La Corte di Cassazione ritiene che la sua presenza fisica sia una garanzia sufficiente della volontarietà del consenso, rendendo superflua un’indagine specifica da parte del giudice di merito.

Quale strumento giuridico si può utilizzare se emergono dubbi sull’imputabilità di una persona che ha patteggiato?
La questione dell’imputabilità al momento della commissione del reato non può essere sollevata con un ricorso per cassazione contro la sentenza di patteggiamento. La via corretta, secondo la Corte, è presentare un’istanza di revisione della sentenza, un mezzo di impugnazione straordinario.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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