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Patteggiamento in appello: limiti del ricorso Cassazione

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso dopo un patteggiamento in appello. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per guida senza patente, sia perché proposto personalmente (vietato dalla legge), sia perché, in caso di accordo sulla pena in appello, il giudice non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento per le cause previste dall’art. 129 c.p.p. La rinuncia ai motivi di appello, infatti, delimita l’oggetto della decisione alla sola rideterminazione della pena concordata.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione Diventa Inammissibile

L’istituto del patteggiamento in appello rappresenta uno strumento processuale di grande rilevanza, che permette di definire il giudizio di secondo grado attraverso un accordo sulla pena. Tuttavia, quali sono le conseguenze di tale accordo sulla possibilità di ricorrere ulteriormente in Cassazione? Una recente ordinanza della Suprema Corte fa luce sui limiti cognitivi del giudice d’appello e sulle cause di inammissibilità del successivo ricorso.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo, in primo grado, a due anni di reclusione e 2.000 euro di multa per il reato di guida senza patente, aggravato dalla recidiva. La Corte d’Appello confermava la decisione. Durante il giudizio di secondo grado, l’imputato e la Procura Generale raggiungevano un accordo sulla sanzione, perfezionando un cosiddetto patteggiamento in appello.

Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di presentare personalmente ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando che il giudice d’appello avesse omesso di verificare la possibile sussistenza di cause di proscioglimento, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale, limitandosi a ratificare l’accordo sulla pena.

Il Patteggiamento in Appello e i Limiti al Potere del Giudice

Il ricorrente sosteneva che, analogamente a quanto avviene per il patteggiamento in primo grado, anche in appello il giudice avrebbe il dovere di valutare preliminarmente l’eventuale innocenza dell’imputato prima di poter accogliere la richiesta di pena concordata. La questione centrale, quindi, riguarda l’estensione dei poteri del giudice quando le parti rinunciano ai motivi di impugnazione per accordarsi esclusivamente sulla pena.

La difesa dell’imputato si basava sull’idea che l’obbligo di proscioglimento per evidente innocenza sia un principio cardine del sistema penale, che non può essere derogato neanche da un accordo tra le parti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per due distinte e fondamentali ragioni.

Inammissibilità per Difetto di Legittimazione

In primo luogo, il ricorso è stato ritenuto inammissibile da un punto di vista puramente procedurale. La Corte ha ricordato che, a seguito delle modifiche introdotte dalla legge n. 103 del 2017, l’articolo 613 del codice di procedura penale non consente più all’imputato di proporre personalmente il ricorso per cassazione. Tale atto deve essere necessariamente sottoscritto da un avvocato cassazionista, a pena di inammissibilità.

L’Inammissibilità nel Merito e l’Effetto del Patteggiamento in Appello

Anche superando il primo ostacolo, il ricorso sarebbe stato comunque inammissibile nel merito. La Cassazione ha ribadito un principio ormai consolidato in giurisprudenza: quando si perfeziona un patteggiamento in appello, la cognizione del giudice è limitata dall’effetto devolutivo dell’impugnazione.

Se l’imputato rinuncia a tutti gli altri motivi di appello per concentrarsi solo sulla rideterminazione della pena, il potere decisionale della Corte d’Appello viene circoscritto a quel singolo punto. Di conseguenza, il giudice non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p., né sulla sussistenza di eventuali nullità assolute. La rinuncia ai motivi di appello delimita l’orizzonte cognitivo della Corte, che non può più pronunciarsi su questioni a cui la parte ha, di fatto, rinunciato.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. La prima è un monito formale: il ricorso in Cassazione in materia penale deve essere sempre proposto tramite un difensore abilitato. La seconda, di carattere sostanziale, chiarisce che la scelta di un patteggiamento in appello, con rinuncia agli altri motivi, è una decisione strategica con conseguenze definitive. Essa preclude la possibilità di sollevare in seguito questioni relative alla colpevolezza o a vizi procedurali, cristallizzando il giudizio sulla base dell’accordo raggiunto. Pertanto, tale scelta deve essere attentamente ponderata dalla difesa, poiché limita drasticamente le successive vie di impugnazione.

Un imputato può presentare personalmente ricorso alla Corte di Cassazione penale?
No. In base all’art. 613 del codice di procedura penale, come modificato dalla legge n. 103 del 2017, il ricorso in Cassazione deve essere sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo, altrimenti è inammissibile.

Se in appello si raggiunge un accordo sulla pena (patteggiamento in appello), il giudice deve comunque verificare se l’imputato possa essere assolto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se l’imputato rinuncia agli altri motivi di appello per accordarsi solo sulla pena, la cognizione del giudice è limitata a tale accordo. Il giudice non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento per le cause previste dall’art. 129 c.p.p.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per cassazione?
La declaratoria di inammissibilità comporta, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, se non si ravvisa un’assenza di colpa, al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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