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Patteggiamento in appello: limiti al ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata che contestava la sua responsabilità penale. La decisione si fonda sulla scelta dell’imputata di aderire al ‘patteggiamento in appello’ (art. 599-bis c.p.p.), rinunciando ai motivi di appello relativi alla colpevolezza. Tale rinuncia, chiarisce la Corte, preclude ogni successiva discussione sulla responsabilità e sulla qualificazione giuridica dei fatti, limitando la cognizione del giudice ai soli aspetti non rinunciati, come la pena.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in Appello: Quando la Rinuncia ai Motivi Preclude il Ricorso per Cassazione

L’istituto del patteggiamento in appello, introdotto dalla Legge n. 103 del 2017, rappresenta uno strumento processuale di grande rilevanza strategica. Esso consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado, ma comporta conseguenze significative sulla possibilità di contestare la sentenza in Cassazione. Un’ordinanza recente della Suprema Corte chiarisce in modo inequivocabile i limiti derivanti da tale scelta, sottolineando come la rinuncia a specifici motivi di appello precluda definitivamente la discussione sulla responsabilità dell’imputato.

I Fatti di Causa

Il caso in esame riguarda una persona condannata in primo grado e in appello per reati di furto aggravato e indebito utilizzo di strumenti di pagamento. L’imputata, non rassegnata alla condanna, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un presunto difetto di motivazione della sentenza di secondo grado in merito all’accertamento della sua responsabilità penale. Tuttavia, nel corso del giudizio di appello, la stessa ricorrente aveva raggiunto un accordo con la Procura Generale, rinunciando a tutti i motivi di gravame ad eccezione di quelli relativi alla determinazione della pena. Questa scelta si è rivelata decisiva per l’esito del ricorso.

La Decisione della Corte di Cassazione e le implicazioni del patteggiamento in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si basa su un principio consolidato, rafforzato dalla disciplina del patteggiamento in appello (art. 599-bis c.p.p.). Quando l’imputato rinuncia ai motivi di appello relativi alla sua colpevolezza per ottenere un accordo sulla pena, la cognizione del giudice di secondo grado viene circoscritta ai soli punti che non sono stati oggetto di rinuncia.

Di conseguenza, il giudice d’appello non è più tenuto a motivare sul perché non abbia prosciolto l’imputato ai sensi dell’art. 129 c.p.p. (cause di proscioglimento immediato) o sulla sussistenza di eventuali cause di nullità. L’effetto devolutivo dell’impugnazione, in questo scenario, limita drasticamente il campo d’indagine del giudice, che deve limitarsi a ratificare l’accordo sulla pena.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ribadito che la rinuncia ai motivi di appello diversi da quelli relativi alla pena cristallizza l’accertamento di responsabilità contenuto nella sentenza di primo grado. L’imputato, scegliendo la via dell’accordo, accetta implicitamente il giudizio di colpevolezza e la qualificazione giuridica dei fatti. Pertanto, ogni questione relativa a questi aspetti è preclusa non solo nel giudizio d’appello, ma anche nell’eventuale successivo giudizio di legittimità.

Il ricorso per cassazione, che nel caso di specie contestava proprio la valutazione della responsabilità, si scontra con questa preclusione processuale. La Corte non può esaminare un punto del giudizio al quale la stessa ricorrente ha volontariamente rinunciato in una fase precedente. La logica del legislatore è chiara: offrire un beneficio (l’accordo sulla pena) in cambio di una definizione più rapida del processo, basata sull’accettazione del verdetto di colpevolezza.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento offre un importante monito sulle conseguenze strategiche delle scelte processuali. Il patteggiamento in appello è un’opportunità che può portare a una pena più mite, ma il suo prezzo è la rinuncia a contestare nel merito la propria responsabilità. Una volta intrapresa questa strada, non è più possibile tornare indietro e sollevare in Cassazione questioni relative alla colpevolezza o alla qualificazione giuridica del reato. La decisione conferma la natura dispositiva di tale istituto, dove la volontà delle parti definisce irrevocabilmente i confini del giudizio.

Cosa comporta la scelta del ‘patteggiamento in appello’ riguardo ai motivi di impugnazione?
Scegliendo questa procedura e rinunciando ai motivi d’appello relativi alla responsabilità, l’imputato accetta il verdetto di colpevolezza. Di conseguenza, la cognizione del giudice viene limitata ai soli punti non oggetto di rinuncia, come la misura della pena, precludendo ogni futura contestazione sulla responsabilità.

Dopo un patteggiamento in appello, il giudice deve motivare il mancato proscioglimento dell’imputato?
No. Secondo l’ordinanza, a seguito della rinuncia ai motivi relativi alla colpevolezza, il giudice di secondo grado non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento dell’imputato per una delle cause previste dall’art. 129 del codice di procedura penale.

È possibile contestare la qualificazione giuridica del reato in Cassazione dopo aver patteggiato in appello?
No. La rinuncia ai motivi di appello diversi da quelli sulla pena preclude ogni questione relativa sia alla responsabilità penale sia alla qualificazione giuridica del fatto, rendendo inammissibile un ricorso in Cassazione su tali punti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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