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Patteggiamento in appello: il ricorso è inammissibile

Un soggetto, dopo aver ottenuto una riduzione di pena tramite un accordo in appello per detenzione di stupefacenti, ha presentato ricorso in Cassazione contestando la propria responsabilità. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il patteggiamento in appello implica una rinuncia a contestare la colpevolezza, limitando la discussione alla sola entità della pena concordata.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento in appello: perché preclude il ricorso sulla colpevolezza?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso successivo a un patteggiamento in appello. L’istituto, introdotto per deflazionare il carico giudiziario, rappresenta una scelta strategica per l’imputato, ma comporta conseguenze significative, come la rinuncia a contestare la propria responsabilità. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla condanna di un individuo per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti, specificamente un quantitativo di marijuana corrispondente a quasi settemila dosi medie singole. In primo grado, il Tribunale emette una sentenza di condanna. Successivamente, in sede di appello, la difesa e l’accusa raggiungono un accordo ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale, il cosiddetto patteggiamento in appello. In virtù di tale accordo, la Corte d’Appello ridetermina la pena in due anni di reclusione e novemila euro di multa, riformando parzialmente la sentenza precedente.

Il Ricorso in Cassazione

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato decide di presentare ricorso per cassazione. I motivi del ricorso si concentrano su un punto cruciale: la contestazione dell’affermazione di responsabilità penale e la mancata valutazione da parte del giudice di una possibile causa di proscioglimento. In sostanza, pur avendo concordato la pena, l’imputato tentava di rimettere in discussione il fondamento stesso della sua colpevolezza davanti alla Suprema Corte.

Patteggiamento in appello e limiti all’impugnazione: Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara interpretazione della natura e degli effetti del patteggiamento in appello. Il ragionamento dei giudici si fonda sul testo dell’art. 599-bis c.p.p. e sull’effetto devolutivo proprio dell’impugnazione.

Quando le parti concordano sull’accoglimento di alcuni motivi di appello, con rinuncia agli altri, e sulla conseguente pena, la cognizione del giudice di secondo grado è strettamente limitata a quanto oggetto dell’accordo. L’imputato, rinunciando ai motivi di appello relativi all’affermazione della responsabilità per concordare un trattamento sanzionatorio più favorevole, compie una scelta processuale che preclude una successiva contestazione della colpevolezza.

La Corte ha ribadito un principio già consolidato in giurisprudenza: il giudice d’appello, in caso di accordo, non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento dell’imputato per una delle cause previste dall’art. 129 c.p.p. (le cosiddette cause di non punibilità da dichiarare immediatamente). La rinuncia alla doglianza sulla responsabilità limita il potere del giudice alla ratifica dell’accordo sulla pena.

Di conseguenza, un ricorso per cassazione che riproponga questioni relative alla responsabilità, già implicitamente abbandonate con l’accordo in appello, risulta privo dei requisiti di ammissibilità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma che il patteggiamento in appello è uno strumento efficace ma che richiede un’attenta valutazione da parte della difesa. La scelta di concordare la pena implica l’accettazione del giudizio di colpevolezza e la rinuncia a far valere eventuali motivi di assoluzione. La decisione cristallizza l’affermazione di responsabilità, rendendo impossibile rimetterla in discussione in un’ulteriore fase di giudizio. La conseguenza di un ricorso presentato in violazione di questo principio è la sua declaratoria di inammissibilità, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Dopo aver concordato una pena in appello (patteggiamento in appello), è possibile ricorrere in Cassazione per sostenere la propria innocenza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’accordo sulla pena in appello, ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., implica la rinuncia a contestare la propria responsabilità penale. Di conseguenza, un ricorso basato su tali motivi è inammissibile.

Cosa comporta la rinuncia ai motivi di appello nel contesto del patteggiamento?
Comporta che la cognizione del giudice di secondo grado viene limitata ai soli aspetti concordati tra le parti, ovvero la determinazione della pena. Il giudice non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento dell’imputato per le cause previste dall’art. 129 c.p.p.

Qual è la conseguenza di un ricorso inammissibile in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata equitativamente fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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