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Patteggiamento impugnazione: motivi inammissibili

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento, poiché i motivi di impugnazione non rientrano nel novero tassativo previsto dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. Il ricorrente aveva lamentato un vizio di motivazione circa la mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p., un motivo non consentito dalla legge per questo tipo di ricorso. Di conseguenza, viene condannato al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento Impugnazione: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto dell’applicazione della pena su richiesta delle parti, comunemente noto come ‘patteggiamento’, rappresenta uno strumento fondamentale di definizione alternativa del processo penale. Tuttavia, la scelta di questo rito comporta precise conseguenze, soprattutto riguardo alle possibilità di contestare la decisione del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti stringenti del patteggiamento impugnazione, confermando che non ogni doglianza può essere portata all’attenzione della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, un imputato aveva concordato una pena (patteggiato) per un reato previsto dalla legge sugli stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990). Successivamente, decideva di impugnare la sentenza del Tribunale dinanzi alla Corte di Cassazione. Il motivo del ricorso si basava su un presunto ‘vizio di motivazione’: a suo dire, il giudice di merito aveva omesso di giustificare adeguatamente l’assenza delle condizioni per un proscioglimento immediato, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale.

In sostanza, il ricorrente lamentava che il giudice, pur ratificando l’accordo sulla pena, non avesse spiegato perché non sussistessero i presupposti per una sua completa assoluzione.

La Decisione della Corte: i Limiti del Patteggiamento Impugnazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una norma specifica e chiara del codice di procedura penale: l’articolo 448, comma 2-bis. Questa disposizione elenca in modo tassativo i soli motivi per cui una sentenza di patteggiamento può essere oggetto di ricorso per cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è netta e si basa su un’analisi rigorosa della legge. L’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. stabilisce che la sentenza di patteggiamento può essere impugnata esclusivamente per i seguenti motivi:

1. Vizi relativi all’espressione della volontà dell’imputato: ad esempio, se il consenso al patteggiamento non è stato libero e consapevole.
2. Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza: se il giudice ha applicato una pena diversa da quella concordata.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto: se il reato è stato classificato in modo giuridicamente sbagliato.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata: se la sanzione è contraria alla legge.

La Corte ha evidenziato come il motivo sollevato dal ricorrente – il presunto vizio di motivazione sulla mancata assoluzione ex art. 129 c.p.p. – non rientri in nessuna di queste quattro categorie. Di conseguenza, il ricorso è stato proposto per ‘motivi non consentiti’, rendendolo ab origine inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per chiunque si approcci al rito del patteggiamento. La scelta di accordarsi sulla pena è una decisione strategica che offre il vantaggio di uno sconto di pena, ma che preclude la possibilità di contestare la sentenza per motivi diversi da quelli, molto specifici, elencati dalla legge.

Non è possibile, ad esempio, utilizzare il ricorso in Cassazione per rimettere in discussione l’analisi del merito dei fatti o per lamentare una motivazione ritenuta carente su aspetti non inclusi nell’elenco dell’art. 448, comma 2-bis.

Inoltre, la declaratoria di inammissibilità comporta conseguenze economiche significative: il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una cospicua somma alla Cassa delle ammende, a testimonianza del fatto che l’attivazione della giustizia per motivi non consentiti non è priva di costi.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No, non è possibile. La legge stabilisce un elenco tassativo e limitato di motivi per cui si può ricorrere in Cassazione contro una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti.

Quali sono i motivi consentiti per impugnare una sentenza di patteggiamento?
I motivi sono esclusivamente quelli indicati dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p.: vizi della volontà dell’imputato, difetto di correlazione tra richiesta e sentenza, erronea qualificazione giuridica del fatto, e illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa succede se si presenta un ricorso per un motivo non consentito?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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