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Patteggiamento e possesso di grimaldelli: la condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per possesso ingiustificato di grimaldelli. La Corte ha stabilito che una precedente condanna con sentenza di patteggiamento per reati contro il patrimonio è sufficiente a integrare il presupposto soggettivo del reato, poiché il patteggiamento implica un accertamento della responsabilità. Respinte anche le doglianze sulla mancata concessione delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento e Possesso di Grimaldelli: La Cassazione Conferma la Responsabilità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale che lega il patteggiamento alla configurabilità di specifici reati. In particolare, la Corte chiarisce se una condanna ottenuta tramite questo rito speciale possa costituire il presupposto per il delitto di possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli. La decisione consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato per il reato previsto dall’art. 707 del Codice Penale, ovvero il possesso ingiustificato di grimaldelli. Questa norma prevede, come condizione soggettiva per la punibilità, che l’autore del fatto sia una persona già condannata per delitti determinati da motivi di lucro. L’imputato presentava ricorso in Cassazione, sostenendo due principali motivi. In primo luogo, affermava che le sue precedenti condanne erano state emesse con sentenze di patteggiamento e, a suo dire, non potevano essere considerate valide a integrare tale presupposto. In secondo luogo, lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche da parte della Corte d’Appello.

L’Analisi della Corte: il valore del Patteggiamento

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, respingendo entrambe le argomentazioni. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione del valore da attribuire alla sentenza di patteggiamento. Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, i giudici hanno ribadito un principio ormai consolidato: la sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti, pur avendo una natura peculiare, contiene un accertamento implicito della responsabilità penale dell’imputato. Pertanto, è pienamente idonea a integrare il presupposto della “precedente condanna” richiesto da numerose norme penali, inclusa quella sul possesso di grimaldelli. Non rileva, quindi, che la condanna non sia scaturita da un dibattimento ordinario.

La Questione delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo al diniego delle attenuanti generiche, è stato giudicato infondato. La Cassazione ha ricordato che il giudice di merito non è obbligato a prendere in esame e a confutare ogni singolo elemento potenzialmente favorevole all’imputato. È sufficiente che la motivazione del diniego si basi sugli elementi ritenuti decisivi o rilevanti e sull’assenza di aspetti positivi di particolare rilievo. Nel momento in cui il giudice opera tale valutazione, tutti gli altri elementi dedotti dalle parti si considerano implicitamente superati e disattesi.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione coerente della legge e della giurisprudenza. Sul primo punto, si sottolinea che una diversa interpretazione del patteggiamento creerebbe un’ingiustificata disparità di trattamento, svuotando di significato il presupposto soggettivo richiesto da norme come l’art. 707 c.p. La sentenza di patteggiamento, essendo equiparata a una pronuncia di condanna a determinati effetti, deve essere considerata tale anche ai fini dell’integrazione di reati che richiedono uno specifico status derivante da precedenti condanne. Per quanto riguarda le attenuanti, la Corte ha agito in ossequio al principio di economia processuale e alla natura del giudizio di legittimità, che non può entrare nel merito delle valutazioni discrezionali del giudice, se adeguatamente motivate.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame conferma che la scelta del rito del patteggiamento non è priva di conseguenze a lungo termine. Una sentenza di questo tipo, a tutti gli effetti, costituisce un precedente penale che può avere riflessi significativi sulla configurabilità di futuri reati. La decisione ribadisce la piena efficacia della sentenza di patteggiamento come accertamento di responsabilità, un principio fondamentale per garantire la coerenza e l’effettività del sistema penale. Inoltre, si conferma l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle attenuanti generiche, purché la sua decisione sia sorretta da una motivazione logica e congrua.

Una condanna ottenuta con patteggiamento vale come precedente per il reato di possesso ingiustificato di grimaldelli?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la sentenza di patteggiamento contiene l’accertamento e l’affermazione impliciti della responsabilità dell’imputato ed è quindi sufficiente a integrare la condizione soggettiva di persona già condannata richiesta dalla legge.

Perché la sentenza di patteggiamento è considerata un accertamento di responsabilità?
Perché, sebbene non derivi da un dibattimento, presuppone un accordo tra accusa e difesa che si fonda sulla colpevolezza dell’imputato. La giurisprudenza consolidata la equipara a una sentenza di condanna per molti effetti giuridici.

Il giudice deve motivare analiticamente il diniego delle attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte, non è necessario che il giudice di merito analizzi tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli. È sufficiente che faccia riferimento a quelli ritenuti decisivi e alla mancanza di elementi positivi, ritenendo così superati tutti gli altri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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