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Patteggiamento difforme: annullata sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di patteggiamento perché il giudice di primo grado aveva modificato i termini dell’accordo tra gli imputati e il Pubblico Ministero. L’accordo prevedeva una pena pecuniaria di 3.343 euro e la sospensione condizionale subordinata a lavori di pubblica utilità. Il giudice ha invece irrogato una pena di 5.164 euro, subordinando la sospensione alla demolizione dell’opera abusiva. Tale discrepanza ha generato un patteggiamento difforme, portando all’annullamento della decisione con rinvio degli atti al tribunale.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento Difforme: Quando il Giudice non può Modificare l’Accordo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 5539/2025) ha riaffermato un principio fondamentale nel rito del patteggiamento: il giudice non può modificare i termini dell’accordo raggiunto tra imputato e Pubblico Ministero. L’analisi del caso offre uno spunto cruciale per comprendere i limiti del potere decisionale del magistrato di fronte a un patteggiamento difforme, ovvero una sentenza che si discosta dalla richiesta congiunta delle parti.

I Fatti del Caso

Due soggetti avevano proposto, d’intesa con il Pubblico Ministero, un accordo di patteggiamento per una contravvenzione in materia edilizia, ai sensi dell’art. 44 del Testo Unico dell’Edilizia (d.P.R. 380/2001). La richiesta congiunta prevedeva l’applicazione di una pena specifica e l’adempimento di una determinata condizione per poter beneficiare della sospensione condizionale.

L’Accordo Raggiunto: Pena e Condizioni del Patteggiamento

L’accordo tra la difesa e l’accusa era chiaro e dettagliato. Prevedeva per ciascun imputato:
1. Una pena di 6 mesi di arresto e 3.343,00 euro di ammenda.
2. La concessione della sospensione condizionale della pena, subordinata alla prestazione di attività non retribuita in favore della collettività, da svolgersi presso un Comune che aveva già fornito la propria disponibilità.

Su questa richiesta, il Pubblico Ministero aveva regolarmente prestato il proprio consenso, perfezionando così l’accordo da sottoporre al vaglio del giudice.

La Sentenza del Tribunale: Una Decisione Inattesa e il Patteggiamento Difforme

Il Tribunale, nel decidere sulla richiesta, ha emesso una sentenza che si è discostata in modo sostanziale dall’accordo. Pur mantenendo la pena detentiva di 6 mesi di arresto, il giudice ha modificato sia la pena pecuniaria sia la condizione per la sospensione, stabilendo:
1. Una pena pecuniaria di 5.164,00 euro di ammenda, quasi 2.000 euro in più rispetto a quanto pattuito.
2. La sospensione condizionale della pena subordinata alla demolizione dell’opera abusiva entro 90 giorni, in luogo dei lavori di pubblica utilità concordati.

Questa decisione ha creato un evidente patteggiamento difforme, poiché la sentenza applicata non rispecchiava più la volontà concordata dalle parti.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso degli imputati, annullando la sentenza del Tribunale. Il motivo è cristallino: si è verificato un palese “difetto di correlazione” tra la richiesta delle parti e la decisione del giudice.
Il patteggiamento, per sua natura, è un accordo sul quale si fonda la definizione del processo. Il giudice ha il compito di verificare la correttezza della qualificazione giuridica del fatto, la congruità della pena richiesta e l’assenza di cause di proscioglimento. Tuttavia, il suo potere si esaurisce in una scelta binaria: può ratificare l’accordo così come è stato proposto, oppure può rigettarlo. Non ha il potere di modificarlo unilateralmente, poiché ciò snaturerebbe l’istituto stesso del patteggiamento, trasformando un accordo negoziale in una decisione imposta da una sola parte del triangolo processuale (giudice, accusa, difesa).

Le Conclusioni: Principio di Diritto e Implicazioni Pratiche

La pronuncia della Suprema Corte ribadisce che il giudice del patteggiamento non può assumere un ruolo “creativo”, modificando la pena o le condizioni accessorie pattuite. L’alterazione dell’accordo, come avvenuto nel caso di specie con l’aumento della sanzione pecuniaria e la sostituzione dei lavori di pubblica utilità con l’ordine di demolizione, rende la sentenza illegittima. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza impugnata e ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale per un nuovo esame, che dovrà attenersi al principio di non modificabilità dell’accordo.

Può un giudice modificare i termini di un accordo di patteggiamento?
No, la sentenza chiarisce che il giudice non può modificare l’accordo raggiunto tra le parti. Il suo ruolo è limitato ad accettare o rigettare la richiesta di patteggiamento nella sua interezza. Modificare la pena o le condizioni, come in questo caso, rende la sentenza illegittima.

Cosa succede quando una sentenza di patteggiamento è difforme rispetto alla richiesta delle parti?
La sentenza è viziata da un “difetto di correlazione” e, come tale, può essere annullata in Cassazione. In questa circostanza, la Corte ha annullato la decisione e ha disposto la trasmissione degli atti al tribunale di primo grado per un nuovo giudizio sulla richiesta di patteggiamento originaria.

Qual era la differenza tra l’accordo e la sentenza in questo caso specifico?
L’accordo prevedeva una pena di 6 mesi di arresto e 3.343,00 euro di ammenda, con sospensione condizionale subordinata allo svolgimento di lavori di pubblica utilità. La sentenza, invece, ha imposto una pena pecuniaria maggiore (5.164,00 euro) e ha subordinato la sospensione alla demolizione dell’opera abusiva, condizioni sostanzialmente diverse da quelle pattuite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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