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Patrocinio a spese dello Stato: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la sentenza di condanna per aver omesso di indicare, nella domanda di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, i redditi percepiti da un familiare convivente. La Corte ha ritenuto che il ricorso si basasse su censure non ammesse nel giudizio di legittimità, confermando la valutazione dei giudici di merito sulla rilevanza reddituale dei redditi omessi e sulla sussistenza del dolo generico.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patrocinio a Spese dello Stato: L’Obbligo di Dichiarare Tutti i Redditi del Nucleo Familiare

L’accesso al patrocinio a spese dello Stato è un diritto fondamentale che garantisce la difesa legale a chi non può permettersela. Tuttavia, la sua concessione è subordinata a requisiti reddituali stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (Sez. 7, Num. 27274/2024) ribadisce un principio cruciale: nell’istanza di ammissione, è obbligatorio dichiarare non solo i propri redditi, ma anche quelli di tutti i familiari conviventi. L’omissione di tali informazioni può integrare un reato e portare a conseguenze severe, come la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato dalla Corte d’Appello per aver falsamente attestato le proprie condizioni economiche al fine di ottenere il patrocinio a spese dello Stato. Nello specifico, nell’istanza presentata, aveva omesso di indicare i redditi percepiti dal fratello convivente. Quest’ultimo era titolare non solo di un’indennità di accompagnamento, ma anche di una pensione erogata dall’INPS, redditi considerati rilevanti ai fini della valutazione complessiva della situazione economica del nucleo familiare.

Contro la sentenza di condanna, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, contestando la ricostruzione dei fatti e la valutazione del materiale probatorio effettuata dai giudici di merito. Sosteneva, in sostanza, che la sua responsabilità non fosse stata adeguatamente provata.

L’inammissibilità del ricorso sul patrocinio a spese dello Stato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno chiarito che le censure sollevate dal ricorrente non erano ammissibili in quella sede. Il giudizio di Cassazione, infatti, non è un terzo grado di merito dove si possono rivalutare i fatti o l’attendibilità delle prove. Il suo compito è limitato a verificare la corretta applicazione della legge e l’assenza di vizi logici evidenti nella motivazione della sentenza impugnata.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero fornito una motivazione “congrua e adeguata”, basata su “corretti criteri di inferenza” e “condivisibili massime di esperienza”. Pertanto, la valutazione sulla colpevolezza dell’imputato era insindacabile in sede di legittimità.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha confermato la logicità del ragionamento seguito dai giudici di merito. La responsabilità del ricorrente era stata correttamente ravvisata nel non aver dichiarato, nell’istanza per il patrocinio a spese dello Stato, il reddito percepito dal fratello convivente. Tali somme, costituite da un’indennità di accompagnamento e da una pensione INPS, erano state giustamente considerate rilevanti ai fini reddituali.

Inoltre, la Corte ha sottolineato come il dolo generico, ovvero la coscienza e volontà di presentare una dichiarazione incompleta, fosse stato compiutamente argomentato nella sentenza impugnata. Non vi era spazio, in sede di legittimità, per una “nuova e diversa valutazione dell’elemento soggettivo del reato”.

Le conclusioni

In conseguenza della dichiarata inammissibilità del ricorso, e in assenza di ragioni di esonero, la Corte ha condannato il ricorrente, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, al pagamento delle spese del procedimento. A ciò si è aggiunta la condanna al versamento della somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza della trasparenza e della completezza delle informazioni fornite nelle richieste di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, evidenziando come l’omissione di redditi dei familiari conviventi possa avere gravi conseguenze penali e pecuniarie.

Quali redditi devono essere dichiarati nella domanda di ammissione al patrocinio a spese dello Stato?
Nella domanda devono essere indicati non solo i redditi personali del richiedente, ma anche quelli di tutti i familiari conviventi, poiché concorrono a determinare la situazione economica complessiva del nucleo familiare.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate riguardavano la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove, aspetti che sono di competenza esclusiva dei giudici di merito e non possono essere riesaminati nel giudizio di legittimità, a meno che la motivazione non sia manifestamente illogica, cosa che non è stata riscontrata in questo caso.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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