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Patrocinio a spese dello Stato: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto che aveva omesso di dichiarare il reddito di cittadinanza nella domanda di ammissione al Patrocinio a spese dello Stato. La Corte ha stabilito che la consapevolezza di percepire il sussidio è sufficiente a configurare il dolo, rendendo le censure del ricorrente un mero tentativo di riesame del merito, non consentito in sede di legittimità.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patrocinio a Spese dello Stato: Omettere il Reddito di Cittadinanza Costa Caro

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, garantito anche a chi non ha le risorse economiche attraverso il Patrocinio a spese dello Stato. Tuttavia, per ottenere questo beneficio è necessario dichiarare la propria situazione reddituale con assoluta trasparenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito la severità con cui viene trattata l’omissione di informazioni rilevanti, come la percezione del reddito di cittadinanza, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato e condannandolo a una pesante sanzione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo che aveva richiesto e ottenuto l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Successivamente, è emerso che l’uomo, nell’anno di riferimento (2019), aveva percepito il reddito di cittadinanza, un’entrata economica che non aveva dichiarato nell’istanza presentata. I giudici di primo e secondo grado lo avevano ritenuto responsabile del reato di falsa dichiarazione, sottolineando che non poteva non essere a conoscenza di tale reddito.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la valutazione dei fatti e la ricostruzione del suo presunto intento fraudolento (dolo).

L’Appello e il Giudizio di Legittimità

Il ricorso è stato giudicato inammissibile dalla Suprema Corte. I giudici hanno chiarito un punto cruciale della procedura penale: il giudizio di Cassazione è un ‘giudizio di legittimità’, non di merito. Questo significa che la Corte non può riesaminare i fatti o valutare nuovamente le prove, compiti che spettano esclusivamente ai giudici dei primi due gradi di giudizio.

Le censure mosse dal ricorrente erano proprio di questo tipo: miravano a una diversa interpretazione delle prove e a una nuova valutazione del suo stato psicologico. La Corte ha specificato che, avendo i giudici di merito fornito una motivazione logica, congrua e basata su corretti criteri, non c’era spazio per un intervento in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Cassazione sul Patrocinio a Spese dello Stato

La Corte ha smontato la tesi difensiva, secondo cui non vi era prova del dolo. Al contrario, i giudici hanno confermato che l’intento fraudolento era evidente dalle circostanze. Il ricorrente non poteva ignorare di aver percepito, nel corso del 2019, il reddito di cittadinanza. Si tratta di un’entrata economica regolare e non di una somma trascurabile.

Celare scientemente tale reddito nell’istanza per il Patrocinio a spese dello Stato e dichiarare un dato falso integra pienamente il dolo richiesto dalla norma penale. La Corte ha ritenuto irrilevante che l’ISEE potesse riportare dati diversi, poiché la conoscenza diretta della percezione del reddito è l’elemento chiave che dimostra la volontà di ingannare lo Stato.

Le Conclusioni: Condanna e Sanzione Pecuniaria

In conseguenza della dichiarata inammissibilità del ricorso, la Corte di Cassazione ha applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro a favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza rappresenta un monito importante sull’obbligo di correttezza e trasparenza nelle dichiarazioni rese allo Stato per ottenere benefici, specialmente in un ambito delicato come quello dell’accesso alla giustizia.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure proposte riguardavano la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove, attività che rientrano nella competenza esclusiva del giudice di merito e non possono essere oggetto del giudizio di legittimità svolto dalla Cassazione.

Come è stato provato il dolo (l’intenzione) del ricorrente?
Il dolo è stato desunto dalla circostanza che il ricorrente non poteva ignorare di aver percepito il reddito di cittadinanza nell’anno 2019. La Corte ha ritenuto che egli abbia scientemente nascosto tale reddito, dichiarando un dato falso nell’istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente dopo la decisione della Cassazione?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di 3.000,00 euro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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