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Patrocinio a spese dello Stato: quale reddito conta?

La Corte di Cassazione annulla l’assoluzione di un imputato per false dichiarazioni relative al patrocinio a spese dello Stato. La sentenza chiarisce che l’annualità di reddito da considerare è quella dell’ultima dichiarazione per cui è scaduto il termine di presentazione al momento della domanda. Una successiva cessazione della convivenza è irrilevante per la valutazione del reddito di quell’anno specifico.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patrocinio a Spese dello Stato: Quale Anno di Reddito Dichiarare?

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, garantito anche a chi non dispone delle risorse economiche per affrontare un processo. L’istituto del patrocinio a spese dello Stato è lo strumento che concretizza questa garanzia. Tuttavia, la sua richiesta è subordinata a requisiti reddituali stringenti e a dichiarazioni veritiere. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 6284/2024) fa luce su un aspetto cruciale: quale annualità di reddito considerare al momento della presentazione della domanda, specialmente quando la situazione familiare è cambiata.

I Fatti del Caso: Separazione di Fatto e Richiesta di Patrocinio

Un uomo presentava istanza per l’ammissione al gratuito patrocinio, allegando un’autodichiarazione in cui attestava la cessazione della convivenza con la moglie da oltre sei mesi. Di conseguenza, dichiarava unicamente il proprio reddito personale, omettendo quello del coniuge, rientrando così nei limiti di legge per ottenere il beneficio.

Nei primi due gradi di giudizio, l’imputato veniva assolto dall’accusa di false dichiarazioni. I giudici di merito ritenevano che la situazione di fatto (la cessata convivenza) prevalesse sulle risultanze anagrafiche e che spettasse alla Procura dimostrare la falsità dell’autodichiarazione, prova che non era stata fornita.

Il Ricorso in Cassazione del Procuratore

Il Procuratore Generale impugnava la sentenza di assoluzione, sollevando due questioni principali:
1. L’errata applicazione dell’onere della prova: secondo il ricorrente, il vincolo matrimoniale crea una presunzione di convivenza che spetta all’imputato superare, non all’accusa dimostrare il contrario.
2. L’errore nell’individuazione dell’annualità di reddito rilevante: l’autodichiarazione sulla cessata convivenza si riferiva al 2019, mentre la domanda era stata presentata a maggio 2020. A quella data, l’annualità di riferimento per il reddito era il 2018.

Le Motivazioni della Cassazione: L’Annualità di Reddito Rilevante nel patrocinio a spese dello Stato

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza e rinviando il caso alla Corte d’Appello per un nuovo esame. Il punto decisivo della pronuncia riguarda il secondo motivo di ricorso.

La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, il reddito da considerare è quello risultante dall’ultima dichiarazione per la quale, al momento della presentazione dell’istanza, è scaduto il termine di presentazione.

Nel caso specifico, l’istanza era stata depositata il 18 maggio 2020. A quella data, il termine per presentare la dichiarazione dei redditi per l’anno d’imposta 2019 non era ancora scaduto. Pertanto, l’annualità di riferimento era obbligatoriamente quella del 2018.

Di conseguenza, la dichiarazione dell’imputato di aver cessato la convivenza da “oltre sei mesi” (quindi a fine 2019) risultava del tutto irrilevante per la situazione reddituale del 2018. Durante l’anno 2018, la convivenza era in essere e i redditi dei coniugi avrebbero dovuto essere cumulati ai fini della richiesta. La dichiarazione presentata era quindi inadeguata a rappresentare la condizione economica rilevante per la legge.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione offre un chiarimento di notevole importanza pratica per chiunque intenda richiedere il patrocinio a spese dello Stato. Il principio chiave è che la valutazione della situazione economica e familiare deve essere ancorata a un preciso momento temporale: l’ultimo periodo d’imposta per cui è scaduto l’obbligo dichiarativo. Eventuali cambiamenti successivi, come una separazione di fatto, non possono retroagire e modificare la base di calcolo di un’annualità precedente. Chi presenta l’istanza deve quindi fare molta attenzione a fornire dati corretti e pertinenti all’anno fiscale di riferimento, per evitare di incorrere in dichiarazioni false o incomplete e nelle conseguenti responsabilità penali.

Per richiedere il patrocinio a spese dello Stato, a quale anno di reddito bisogna fare riferimento?
Bisogna fare riferimento all’ultima dichiarazione dei redditi per la quale è maturato l’obbligo di presentazione al momento del deposito dell’istanza. Ad esempio, per una domanda presentata a maggio 2020, il reddito di riferimento è quello dell’anno 2018.

Una separazione di fatto, comunicata con autodichiarazione, è sufficiente a escludere il reddito del coniuge dal calcolo?
Sì, la situazione di fatto della convivenza è rilevante e può essere attestata tramite autodichiarazione. Tuttavia, la cessazione della convivenza ha effetto solo per le annualità reddituali successive al suo verificarsi e non può essere usata per modificare retroattivamente il calcolo del reddito di anni precedenti in cui la convivenza sussisteva.

Perché la dichiarazione di cessata convivenza nel 2019 è stata considerata irrilevante in questo caso?
È stata considerata irrilevante perché l’annualità di reddito da prendere in considerazione per una domanda presentata a maggio 2020 era il 2018. Durante il 2018, l’imputato conviveva ancora con la moglie, pertanto i loro redditi avrebbero dovuto essere cumulati. La separazione avvenuta nel 2019 non poteva modificare la situazione reddituale del 2018.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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