LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Patrocinio a spese dello Stato: l’anno di reddito

La Corte di Cassazione conferma la condanna per falsa dichiarazione finalizzata a ottenere il patrocinio a spese dello Stato. La sentenza chiarisce che il reddito da dichiarare è quello dell’ultimo anno per cui è scaduto il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi al momento della domanda, non quello dell’anno più recente in assoluto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patrocinio a Spese dello Stato: Attenzione all’Anno di Reddito da Dichiarare

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, e il patrocinio a spese dello Stato rappresenta lo strumento chiave per garantirlo a chi non dispone di risorse economiche sufficienti. Tuttavia, la compilazione dell’istanza richiede la massima attenzione, specialmente per quanto riguarda la dichiarazione dei redditi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito il corretto criterio temporale da seguire, la cui inosservanza può integrare un reato. Analizziamo il caso e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Un cittadino veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di false dichiarazioni finalizzate all’ottenimento del gratuito patrocinio. Nello specifico, all’inizio del 2018 aveva presentato un’istanza dichiarando un reddito familiare per l’anno 2016 di soli 2.600 euro. Successivi accertamenti della Guardia di Finanza rivelavano, invece, che per lo stesso anno il reddito effettivo ammontava a oltre 18.000 euro, una cifra ben superiore al limite previsto per legge per accedere al beneficio.

L’imputato, non rassegnandosi alla condanna, proponeva ricorso per cassazione, sostenendo un’errata interpretazione della normativa.

La Tesi Difensiva: il Criterio della Prossimità Cronologica

La difesa del ricorrente si basava su un’argomentazione precisa: al momento della presentazione della domanda (gennaio 2018), il dato reddituale più recente a sua disposizione era quello relativo all’anno 2017. Sebbene la dichiarazione dei redditi per il 2017 non fosse ancora stata presentata (e il termine per farlo non era neanche iniziato), il ricorrente sosteneva che dovesse prevalere il criterio della “prossimità cronologica”, ovvero fare riferimento alla situazione reddituale più vicina nel tempo al momento della richiesta.

Secondo questa linea difensiva, i giudici avrebbero dovuto considerare la situazione del 2017, che a dire del ricorrente gli avrebbe consentito di accedere al beneficio, anziché quella del 2016.

Le Motivazioni della Cassazione sul Patrocinio a Spese dello Stato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo infondato e cogliendo l’occasione per consolidare un principio di diritto cruciale in materia di patrocinio a spese dello Stato. Gli Ermellini hanno chiarito che, ai sensi dell’art. 76 del D.P.R. 115/2002, il reddito da considerare è quello risultante dall’ultima dichiarazione per la quale è scaduto il termine di presentazione al momento del deposito dell’istanza.

Il ragionamento della Corte è logico e rigoroso. Al 10 gennaio 2018, data di presentazione della domanda, l’unico periodo d’imposta per il quale il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi era definitivamente scaduto era l’anno 2016. Il termine per presentare la dichiarazione relativa ai redditi del 2017 non era ancora neanche iniziato. Di conseguenza, il ricorrente aveva l’obbligo di dichiarare i redditi del 2016, ed è su quel dato che la veridicità della sua autodichiarazione doveva essere valutata.

La Corte ha specificato che la ratio legis è quella di ancorare la valutazione a un dato certo e consolidato, ovvero quello di una dichiarazione dei redditi il cui obbligo di presentazione si è già perfezionato. Fare riferimento a redditi futuri o non ancora formalmente dichiarati introdurrebbe un elemento di incertezza e potenziale arbitrio, contrario allo spirito della norma. Viene quindi respinto il criterio della “prossimità cronologica” a favore di quello della “scadenza del termine dichiarativo”.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre un’indicazione pratica e inequivocabile per tutti coloro che intendono richiedere il patrocinio a spese dello Stato. Per evitare di incorrere in false dichiarazioni e nelle conseguenti responsabilità penali, è necessario attenersi scrupolosamente al seguente principio: il reddito da indicare nell’autocertificazione è quello relativo all’ultimo anno per il quale, al momento della presentazione della domanda, è già spirato il termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi. Qualsiasi dichiarazione basata su redditi di anni successivi, per i quali i termini di legge non sono ancora scaduti, è errata e, se non veritiera rispetto al dato corretto, può integrare gli estremi del reato.

Quale reddito si deve indicare nell’istanza per il patrocinio a spese dello Stato?
Si deve indicare il reddito risultante dall’ultima dichiarazione dei redditi per la quale, al momento della presentazione dell’istanza di ammissione, è già scaduto il termine di presentazione.

Posso dichiarare il reddito dell’anno in corso se è più basso di quello precedente, anche se non ho ancora presentato la dichiarazione?
No. La sentenza chiarisce che il riferimento normativo è all’ultimo periodo d’imposta per cui l’obbligo dichiarativo si è concluso. Indicare un reddito non ancora formalizzato in una dichiarazione il cui termine sia scaduto non è corretto e può comportare responsabilità penali.

Cosa si rischia dichiarando un reddito falso per ottenere il patrocinio a spese dello Stato?
Si commette il reato previsto dall’art. 95 del D.P.R. n. 115/2002. Come dimostra il caso esaminato, si rischia una condanna penale alla reclusione e al pagamento di una multa, oltre alla revoca del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati