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Passaporto falso: la Cassazione conferma la condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino trovato in possesso di un passaporto falso. La Corte ha confermato che la contraffazione della pagina dati di un documento per l’espatrio costituisce il reato specifico previsto dall’art. 497-bis del codice penale, e non una forma meno grave di falso materiale. È stato inoltre chiarito che la giurisdizione italiana sussiste quando l’uso del documento avviene sul territorio nazionale, anche se la falsificazione è avvenuta all’estero.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Passaporto Falso: Analisi della Sentenza della Cassazione sul Reato di cui all’Art. 497-bis c.p.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13610/2024, ha affrontato un caso emblematico in materia di reati contro la fede pubblica, specificamente riguardante il possesso di un passaporto falso. Questa decisione offre importanti chiarimenti sulla corretta qualificazione giuridica del fatto e sui principi di giurisdizione applicabili. L’analisi della Suprema Corte consolida un orientamento rigoroso a tutela dell’affidabilità dei documenti di identità validi per l’espatrio.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal controllo di un cittadino straniero, trovato in possesso di un passaporto albanese intestato a suo nome ma palesemente contraffatto. La falsificazione non si limitava alla semplice apposizione di una fotografia, ma riguardava l’intera pagina contenente i dati anagrafici e la foto, realizzata con elementi privi delle necessarie caratteristiche di sicurezza.
Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello di Roma avevano confermato la condanna dell’imputato per il reato previsto dall’articolo 497-bis del codice penale, che punisce il possesso e la fabbricazione di documenti di identificazione falsi.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa a Due Fronti

L’imputato ha presentato ricorso per cassazione basandosi su due argomentazioni principali:

1. Errata qualificazione giuridica del fatto: La difesa sosteneva che la condotta dovesse essere ricondotta al reato meno grave di falso materiale commesso da privato (artt. 477 e 482 c.p.), poiché la falsificazione riguardava ‘solo’ la pagina dati.
2. Difetto di giurisdizione: Si argomentava che, qualora la fabbricazione del documento fosse considerata un reato autonomo (come previsto dal secondo comma dell’art. 497-bis c.p.), in assenza di prove sulla sua avvenuta realizzazione in Italia, l’azione penale sarebbe stata improcedibile per mancanza della richiesta del Ministro della Giustizia, come richiesto dall’art. 10 c.p. per i reati commessi all’estero.

Passaporto Falso e Art. 497-bis: Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le tesi difensive con argomentazioni precise e fondate su consolidati principi giurisprudenziali.

La Qualificazione del Reato: Non una Semplice Sostituzione di Foto

I giudici hanno innanzitutto chiarito che la condotta contestata rientra pienamente nella fattispecie dell’art. 497-bis c.p. La contraffazione non era una mera alterazione di un documento esistente, come la sostituzione di una foto su una carta d’identità, ma la creazione ex novo della pagina dati, ovvero la parte più significativa del documento ai fini identificativi.
La Corte ha ribadito che il reato di possesso di un passaporto falso sussiste quando la falsificazione riguarda una parte essenziale del documento, quella cioè destinata a provare l’identità del titolare. Pertanto, la condotta non poteva essere derubricata a un’ipotesi di falso materiale comune.

La Questione della Giurisdizione: Un Problema Superato

Sul secondo punto, la Cassazione ha ritenuto il motivo inammissibile e, in parte, irrilevante nel caso specifico. La Corte ha spiegato che, anche se la fabbricazione del documento fosse avvenuta all’estero, la giurisdizione italiana è comunque radicata. Secondo un orientamento giurisprudenziale consolidato, quando l’uso del documento contraffatto (che include il semplice possesso) avviene sul territorio dello Stato, il reato si considera commesso in Italia, ai sensi dell’art. 6, secondo comma, del codice penale.
Inoltre, nel caso di specie, la questione era stata resa superflua (tamquam non esset) dalla decisione dei giudici di merito di concedere le attenuanti generiche prevalenti sull’aggravante della fabbricazione, infliggendo una pena già notevolmente inferiore al minimo previsto. Non vi era, quindi, alcun margine per un’ulteriore riduzione della pena legata a questioni di giurisdizione.

Le Conclusioni della Suprema Corte

La sentenza ribadisce la severità dell’ordinamento nei confronti della falsificazione di documenti validi per l’espatrio. Dichiarando il ricorso inammissibile, la Cassazione ha confermato la condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione consolida il principio per cui la contraffazione di parti essenziali di un passaporto integra il reato specifico di cui all’art. 497-bis c.p. e che il possesso di tale documento sul territorio nazionale è sufficiente a fondare la giurisdizione italiana, a prescindere dal luogo in cui è avvenuta la falsificazione materiale.

La semplice sostituzione della fotografia su un passaporto è considerata una falsità materiale minore?
No, la Cassazione ha chiarito che la contraffazione della pagina dati di un passaporto, che include foto e dati anagrafici, integra il più grave reato specifico di cui all’art. 497-bis cod. pen. e non il reato minore di falso materiale commesso da privato.

Cosa distingue il reato di possesso di passaporto falso da quello di fabbricazione?
L’art. 497-bis cod. pen. delinea due ipotesi di reato autonome: il primo comma punisce il mero possesso di un documento falso, mentre il secondo comma sanziona la condotta, più grave, di chi materialmente fabbrica il documento. La fabbricazione non è una semplice aggravante del possesso.

Se un passaporto falso è stato creato all’estero, i tribunali italiani possono processare chi lo possiede in Italia?
Sì. Secondo la sentenza, se l’uso del documento contraffatto (che comprende anche il semplice possesso) ha luogo sul territorio dello Stato, il delitto si considera ivi commesso. Questo radica la giurisdizione nazionale, in applicazione dell’art. 6, comma secondo, del codice penale, anche se l’azione di falsificazione è avvenuta in territorio straniero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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