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Passaporto falso e giurisdizione: la Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per il reato di possesso di passaporto falso. Il caso riguardava un documento emesso da un ordine cavalleresco non riconosciuto. La Corte ha ritenuto che i giudici di merito non abbiano adeguatamente verificato il luogo di commissione del reato, elemento cruciale per stabilire la giurisdizione italiana. Inoltre, non è stata approfondita la questione della concreta idoneità del documento a trarre in inganno, ovvero la sua offensività. L’imputato sosteneva di aver ricevuto il documento all’estero e che fosse un ‘falso grossolano’, incapace di ingannare le autorità di frontiera. La sentenza è stata annullata con rinvio per un nuovo esame.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Passaporto Falso: Giurisdizione e Offensività al Vaglio della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori su un caso di passaporto falso, annullando una condanna e sollevando questioni cruciali sulla giurisdizione italiana per reati commessi all’estero e sul principio di offensività. La decisione sottolinea come non ogni documento formalmente falso sia automaticamente punibile, specialmente quando la sua capacità di ingannare è dubbia e il luogo del presunto crimine incerto.

I Fatti del Caso

L’imputato era stato condannato in primo e secondo grado per il possesso e l’uso di un documento di identificazione falso, specificamente un passaporto apparentemente diplomatico. Tuttavia, il documento non era stato emesso da uno Stato o da un’organizzazione internazionale riconosciuta, bensì da un ordine cavalleresco privato, non riconosciuto a livello internazionale come entità sovrana (diverso dal noto Sovrano Militare Ordine di Malta – SMOM).

L’uomo era stato fermato in un aeroporto asiatico, proveniente da un’altra città asiatica, e successivamente rimpatriato in Italia. Il passaporto incriminato era stato consegnato alle autorità italiane dal comandante dell’aereo, che a sua volta lo aveva ricevuto dalle autorità di frontiera estere. La difesa ha sempre sostenuto che l’imputato fosse entrato in possesso del documento all’estero e non in Italia.

I Motivi del Ricorso: Giurisdizione e un Passaporto Falso Innocuo

L’imputato, tramite il suo difensore, ha basato il ricorso in Cassazione su tre motivi principali:

1. Mancanza di giurisdizione territoriale: La difesa ha sostenuto che la condotta si fosse consumata interamente all’estero. Poiché il reato contestato (delitto comune commesso da cittadino italiano all’estero) prevede una pena minima inferiore a tre anni, la sua punibilità in Italia è subordinata alla richiesta del Ministro della Giustizia, come previsto dall’art. 9 del codice penale. Tale richiesta non era mai pervenuta.
2. Improcedibilità dell’azione penale: Diretta conseguenza del primo punto, l’assenza della richiesta ministeriale avrebbe dovuto portare a una declaratoria di improcedibilità.
3. Inidoneità offensiva della condotta (falso grossolano): Il terzo motivo si concentrava sulla natura del documento. La difesa ha argomentato che il passaporto era un “falso grossolano”, cioè talmente diverso da un passaporto autentico e valido per l’espatrio da non poter ingannare nessuno, tanto meno il personale di frontiera. Il documento era stato emesso da un’entità palesemente non statale, e la stessa testimonianza di un’esperta di polizia aeroportuale aveva definito “sciocco” il solo tentativo di utilizzarlo per viaggiare.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondati i motivi del ricorso, annullando la sentenza d’appello. I giudici supremi hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse dato per scontato, senza un adeguato approfondimento, che l’imputato fosse in possesso del documento già al momento della sua partenza dall’Italia. Questa circostanza, invece, era stata contestata dalla difesa con elementi concreti, come i titoli di viaggio che indicavano una provenienza diversa.

La Corte ha stabilito che determinare il luogo esatto in cui l’imputato è entrato in possesso del passaporto è un passaggio decisivo. Se, come sostenuto dalla difesa, il possesso fosse iniziato e si fosse esaurito all’estero, l’azione penale in Italia sarebbe stata improcedibile per mancanza della richiesta del Ministro della Giustizia.

Inoltre, la Cassazione ha criticato la superficialità con cui era stata trattata la questione dell’offensività del documento. Non è sufficiente che un documento sia definito “passaporto” per essere considerato penalmente rilevante. È necessario valutare se le sue caratteristiche specifiche lo rendano concretamente idoneo a ingannare e a essere percepito come un valido documento per l’espatrio. Il fatto che fosse emesso da un ordine cavalleresco sconosciuto e le dichiarazioni di un teste esperto sulla sua palese inefficacia erano elementi che meritavano un’analisi più approfondita.

Conclusioni

La sentenza è di grande importanza perché ribadisce due principi fondamentali del diritto penale. In primo luogo, le norme sulla giurisdizione per i reati commessi all’estero devono essere applicate con rigore, e l’onere di provare che almeno una parte della condotta si è svolta in Italia spetta all’accusa. In secondo luogo, viene riaffermato il principio di offensività: affinché un reato di falso sia punibile, non basta la mera non autenticità del documento, ma è richiesta la sua concreta capacità di ledere la fiducia che i cittadini ripongono in determinati atti. La Corte ha quindi rinviato il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà riesaminare i fatti tenendo conto di queste precise indicazioni.

Quando è punibile in Italia un reato comune commesso da un cittadino italiano all’estero?
Secondo l’art. 9 del codice penale, se si tratta di un delitto per cui la legge italiana stabilisce una pena minima inferiore a tre anni, è necessaria la richiesta del Ministro della Giustizia per poter procedere penalmente in Italia. In assenza di tale richiesta, l’azione è improcedibile.

Cosa si intende per ‘falso grossolano’ e perché non è punibile?
Per ‘falso grossolano’ si intende una falsificazione così evidente e maldestra da non poter ingannare nessuno. Non è punibile perché la condotta è considerata inidonea a ledere il bene giuridico protetto dalla norma, ovvero la pubblica fede. Se un documento è palesemente non valido, non ha la capacità offensiva necessaria per costituire reato.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna in questo caso specifico?
La Corte ha annullato la condanna perché i giudici dei gradi precedenti non hanno adeguatamente verificato due punti cruciali: 1) il luogo esatto in cui l’imputato è entrato in possesso del passaporto falso, un fatto decisivo per stabilire la giurisdizione italiana; 2) la concreta idoneità del documento a trarre in inganno, ovvero se si trattasse di un falso innocuo e non punibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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