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Pascolo abusivo: prova della condotta concorsuale

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per il reato di pascolo abusivo in concorso. La decisione è stata motivata dalla mancanza di chiarezza e precisione nella ricostruzione della responsabilità dell’imputato. La Corte ha evidenziato come la motivazione della sentenza impugnata oscillasse tra una condotta attiva (introduzione degli animali nel fondo altrui) e una omissiva (mancata vigilanza), senza fornire prove concrete per nessuna delle due ipotesi, rendendo così la condanna illegittima.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pascolo abusivo: la Cassazione annulla la condanna per mancanza di prova sulla condotta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 36175 del 2024, ha affrontato un caso di pascolo abusivo, fornendo importanti chiarimenti sui requisiti necessari per affermare la responsabilità penale in concorso di persone. La Suprema Corte ha annullato con rinvio la condanna emessa dalla Corte d’Appello, sottolineando l’importanza di una ricostruzione fattuale precisa e rigorosa, che non lasci spazio ad ambiguità sulla specifica condotta tenuta da ciascun concorrente nel reato.

I Fatti del Processo

Il caso riguardava un imputato condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato di pascolo abusivo in concorso con il fratello. L’accusa era di aver introdotto e lasciato pascolare una mandria di cavalli in un terreno coltivato a uliveto di proprietà di un terzo, causando la distruzione del raccolto. La condanna si basava, tra le altre cose, sulla ritenuta proprietà condivisa degli animali e sulla contestata recidiva dell’imputato.

Il Ricorso in Cassazione: i motivi della difesa

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. Secondo il ricorrente, l’istruttoria non aveva fornito alcuna prova della sua proprietà dei cavalli, né della sua presenza sul luogo del reato al momento del fatto. Anzi, la stessa persona offesa aveva dichiarato che gli animali appartenevano al fratello dell’imputato e di aver visto da lontano solo una persona non identificabile. Il punto cruciale del ricorso era l’ambiguità della sentenza d’appello, che motivava la responsabilità ora sulla base di una condotta attiva (l’introduzione dei cavalli), ora su una condotta omissiva (l’omessa vigilanza), senza mai definire quale fosse stato il contributo concreto e consapevole del ricorrente alla consumazione del reato.

Le Motivazioni della Cassazione sul pascolo abusivo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno rilevato che le sentenze di merito non avevano chiarito con la necessaria precisione le circostanze alla base della responsabilità concorsuale dell’imputato. La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata contraddittoria e carente.

In particolare, la Suprema Corte ha evidenziato due profili critici:

1. Indeterminatezza della Condotta: La sentenza impugnata oscillava tra l’ipotesi di una condotta commissiva (l’aver materialmente introdotto gli animali nel fondo) e una omissiva (il non aver rispettato un obbligo di vigilanza e custodia). Si tratta di due condotte profondamente diverse. Per la prima, mancava qualsiasi riferimento fattuale a sostegno; per la seconda, non era stata individuata la fonte dell’obbligo giuridico di impedire l’evento, come richiesto dall’art. 40, comma 2, del codice penale.

2. Irrilevanza dei Precedenti Penali: La Corte ha affermato con forza che l’esistenza di precedenti specifici a carico dell’imputato non può, da sola, costituire prova della sua responsabilità per il singolo episodio contestato. La colpevolezza deve essere accertata sui fatti specifici del processo, non presunta sulla base della storia criminale di una persona.

In sostanza, la testimonianza della persona offesa sembrava escludere la presenza dell’imputato sul luogo del reato, e la Corte d’Appello non ha fornito una spiegazione logica e giuridicamente solida per superare questo dato e affermare la sua colpevolezza.

Le Conclusioni

La Cassazione ha annullato la sentenza e rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte di Appello per un nuovo giudizio. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale del diritto penale: per una condanna, specialmente in caso di concorso di persone, è indispensabile che l’accusa provi e il giudice motivi in modo puntuale la condotta specifica tenuta da ciascun imputato. Non sono ammesse motivazioni generiche, ambigue o basate su semplici presunzioni, come quella derivante dai precedenti penali. Il nuovo giudice dovrà quindi emendare le criticità evidenziate, ricostruendo in modo chiaro e provato il ruolo effettivo dell’imputato nella vicenda di pascolo abusivo.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna per pascolo abusivo?
La condanna è stata annullata perché la sentenza d’appello non ha chiarito con la necessaria precisione la condotta specifica dell’imputato. La motivazione era ambigua, oscillando tra un’ipotesi di condotta attiva (introduzione degli animali) e una omissiva (mancata vigilanza), senza fornire prove concrete per nessuna delle due.

I precedenti penali di una persona possono essere usati come prova della sua colpevolezza?
No. La sentenza chiarisce che l’esistenza di precedenti specifici a carico di un imputato non è sufficiente a inferire la sua responsabilità per un nuovo reato. La colpevolezza deve essere provata sulla base dei fatti specifici oggetto di contestazione.

Qual è la differenza tra condotta commissiva e omissiva nel reato di pascolo abusivo?
La condotta commissiva consiste in un’azione diretta, come introdurre materialmente gli animali nel terreno altrui. La condotta omissiva, invece, consiste in un mancato intervento: si verifica quando una persona, che ha un obbligo giuridico di controllo e custodia sugli animali, non agisce per impedire che questi invadano e danneggino la proprietà altrui.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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