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Pascolo abusivo: possesso basta per la querela

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23518/2024, ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per il reato di pascolo abusivo. La Corte ha stabilito due principi fondamentali: primo, per sporgere querela è sufficiente la qualifica di possessore del fondo danneggiato, non essendo necessaria la prova della proprietà; secondo, il reato può configurarsi anche a titolo di dolo eventuale, qualora il proprietario degli animali li abbandoni senza adeguata custodia, accettando il rischio che invadano i terreni altrui.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pascolo Abusivo: Quando il Possesso del Terreno Supera la Proprietà per la Querela

Il reato di pascolo abusivo, disciplinato dall’articolo 636 del codice penale, è una fattispecie che tutela il pacifico godimento dei beni immobili. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23518/2024) offre importanti chiarimenti su due aspetti cruciali di questo reato: chi è legittimato a sporgere querela e quale forma di intenzione è necessaria per la condanna. La decisione sottolinea come la tutela penale si estenda non solo al proprietario formale, ma anche a chi esercita un potere di fatto sul fondo, ovvero il possessore.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna, confermata in appello dal Tribunale, di un allevatore per il reato di pascolo abusivo. I suoi animali erano stati ripetutamente trovati a pascolare sul terreno di un’altra persona. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su tre argomenti principali.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa a Tre Punte

L’imputato ha contestato la condanna sostenendo:

1. Mancanza di legittimazione della parte offesa: Secondo la difesa, la persona che aveva sporto querela non aveva fornito una prova formale, come un atto scritto, di essere il proprietario del fondo. Di conseguenza, la querela sarebbe dovuta essere considerata invalida.
2. Violazione procedurale: L’imputato ha lamentato il mancato accoglimento della sua richiesta di rinnovare l’istruttoria in appello per dimostrare di aver affidato la custodia del bestiame a un dipendente.
3. Assenza di dolo: La difesa ha argomentato che l’invasione del fondo altrui fosse avvenuta per negligenza (colpa) e non con intenzione (dolo), avendo egli predisposto una recinzione elettrificata e assunto un custode.

L’Analisi della Cassazione sul Pascolo Abusivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, respingendo tutte le argomentazioni difensive con motivazioni precise e in linea con la giurisprudenza consolidata.

Tutela del Possesso e Legittimità della Querela

Il punto centrale della sentenza riguarda la legittimazione a sporgere querela. I giudici hanno chiarito che l’articolo 636 c.p. non tutela esclusivamente il diritto di proprietà, ma anche il possesso. Il possesso è una situazione di fatto, consistente nell’esercizio di un potere su un bene, indipendentemente dalla titolarità formale del diritto. Pertanto, chiunque abbia il possesso di un fondo, come un affittuario o un comodatario, è legittimato a querelare per il reato di pascolo abusivo. Nel caso specifico, era pacifico che la parte offesa avesse almeno il possesso del terreno, circostanza sufficiente a radicare il suo diritto di querela.

Il Dolo Eventuale nel Pascolo Abusivo

La Corte ha inoltre affrontato la questione dell’elemento soggettivo del reato. Ha ribadito che il delitto di pascolo abusivo non richiede necessariamente un’azione diretta di introduzione degli animali nel fondo altrui. Esso può essere commesso anche attraverso una condotta omissiva, come l’abbandono del bestiame in libertà e senza un’adeguata custodia. In tali circostanze, si configura il cosiddetto dolo eventuale: l’agente, pur non volendo direttamente l’invasione del terreno vicino, ne accetta il rischio come conseguenza altamente probabile della sua negligenza nella custodia. Le difese dell’imputato, relative alla recinzione e all’impiego di un custode, non hanno trovato riscontro negli atti, dai quali emergeva anzi che non si trattava di un episodio isolato.

le motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su principi giuridici consolidati. La motivazione principale risiede nella natura stessa del bene giuridico protetto dall’art. 636 c.p. La norma è posta a tutela della pacifica relazione di fatto tra un soggetto e un bene immobile, che si manifesta nel possesso. Limitare la tutela al solo proprietario formale lascerebbe prive di protezione situazioni diffusissime, come quelle dell’affittuario che coltiva un fondo o di chiunque lo detenga legittimamente. La Cassazione ha quindi affermato che ‘l’art. 636 c.p. tutela non solo il diritto di proprietà ma anche il possesso, così che il reato può ben essere commesso dal proprietario in danno del possessore’. Questa interpretazione estensiva garantisce una protezione più efficace e aderente alla realtà delle relazioni socio-economiche legate all’uso dei terreni. Sul piano dell’elemento psicologico, la Corte ha specificato che la consapevolezza di non avere un’adeguata custodia degli animali e la previsione che questi, guidati dall’istinto, possano invadere fondi altrui, integra pienamente la volontà colpevole richiesta dalla norma, nella forma del dolo eventuale. L’agente non agisce ‘per caso’, ma omettendo volontariamente le cautele necessarie, accetta l’evento lesivo.

le conclusioni

La sentenza in esame consolida l’orientamento giurisprudenziale in materia di pascolo abusivo e offre importanti implicazioni pratiche. Per chi subisce danni da animali altrui, essa conferma che non è necessario intraprendere complesse azioni per dimostrare la proprietà del fondo, essendo sufficiente provare di esserne il possessore. Per gli allevatori e i proprietari di bestiame, la decisione rappresenta un monito severo sull’importanza di adottare tutte le misure necessarie per una custodia diligente ed efficace dei propri animali. La semplice predisposizione di misure di contenimento, se non adeguatamente mantenute o sorvegliate, non è sufficiente a escludere la responsabilità penale, la quale può sorgere anche da una condotta che, pur non essendo direttamente finalizzata all’invasione, ne accetta colpevolmente il rischio.

Chi può sporgere querela per il reato di pascolo abusivo?
La querela può essere sporta non solo dal proprietario del fondo, ma anche da chi ne ha semplicemente il possesso, ovvero esercita un potere di fatto sul terreno (es. un affittuario).

Per commettere il reato di pascolo abusivo è necessario condurre attivamente gli animali sul fondo altrui?
No, il reato può essere commesso anche abbandonando gli animali senza un’adeguata custodia, nella consapevolezza e accettazione del rischio che questi si introducano autonomamente nei terreni vicini (dolo eventuale).

Quale bene giuridico tutela la norma sul pascolo abusivo?
La norma tutela non soltanto il diritto di proprietà, ma in senso più ampio anche il possesso, inteso come la relazione di fatto e il pacifico godimento di un soggetto su un bene immobile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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