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Pascolo abusivo: inammissibile il ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due individui condannati per pascolo abusivo. I ricorrenti cercavano di ottenere una nuova valutazione dei fatti, sostenendo la mancanza di dolo specifico e il travisamento delle prove. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano una mera riproposizione di questioni già adeguatamente decise nei gradi di merito, ribadendo che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul fatto. Anche l’eccezione di prescrizione è stata respinta a causa della recidiva degli imputati.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pascolo Abusivo: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 43330/2024, ha affrontato un caso di pascolo abusivo, fornendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso per cassazione. La pronuncia ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Suprema Corte è giudice di legittimità, non un terzo grado di merito. Questo significa che non può riesaminare i fatti del processo, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. Analizziamo insieme questa interessante decisione.

I Fatti del Caso: La Condanna per Pascolo Abusivo

Due soggetti venivano condannati nei primi due gradi di giudizio per il reato di pascolo abusivo, previsto dall’articolo 636 del codice penale. L’accusa era di aver introdotto e lasciato pascolare i propri bovini su un terreno altrui senza averne diritto. Contro la sentenza della Corte d’Appello, gli imputati proponevano ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa tra Dolo e Prove

La difesa degli imputati si concentrava su due aspetti:

1. Errata qualificazione giuridica: Sostenevano che mancasse il “dolo specifico”, ovvero l’intenzione specifica richiesta dalla norma per configurare il reato. A loro dire, la Corte di merito non aveva provato adeguatamente la loro consapevolezza di agire illegalmente.
2. Travisamento della prova e mancata assunzione di prova decisiva: Contestavano il modo in cui i giudici avevano valutato le prove, in particolare le testimonianze, e lamentavano la mancata ammissione di nuove prove in appello che ritenevano decisive per la loro difesa.

In sostanza, i ricorrenti chiedevano alla Corte di Cassazione di effettuare una nuova e diversa valutazione del materiale probatorio già esaminato nei precedenti gradi di giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione sul pascolo abusivo

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza degli imputati, ma si concentra sulla correttezza formale e sostanziale dei motivi di ricorso. La Corte ha ritenuto che le argomentazioni della difesa fossero semplicemente una riproposizione di censure già esaminate e respinte con motivazioni logiche e giuridicamente corrette dalla Corte d’Appello. Tentare di introdurre una “lettura alternativa del merito” è un’operazione non consentita nel giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su principi giurisprudenziali consolidati. In primo luogo, ha evidenziato come i motivi di ricorso non denunciassero reali violazioni di legge o vizi di motivazione, ma mirassero a ottenere una rivalutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. I giudici di merito avevano già ampiamente motivato sulla consapevolezza degli imputati, desunta dal rigetto di una loro richiesta di trasferimento dei bovini.

In secondo luogo, riguardo alla mancata rinnovazione dell’istruttoria in appello, la Corte ha ricordato che tale decisione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Può essere censurata in Cassazione solo se la motivazione del rigetto è totalmente assente o manifestamente illogica, circostanza non riscontrata nel caso di specie. La decisione della Corte d’Appello era, infatti, fondata su elementi probatori ritenuti sufficienti.

Infine, la Corte ha respinto anche la generica doglianza sulla prescrizione del reato. Ha precisato che i termini non erano maturati, tenendo conto dell’aumento di due terzi dovuto all’applicazione della recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale per entrambi gli imputati.

Conclusioni: L’Inammissibilità come Sanzione Processuale

L’ordinanza in commento è un chiaro monito: il ricorso per cassazione non è una terza occasione per discutere i fatti di una causa. Deve essere fondato su precise violazioni di norme giuridiche o su vizi logici evidenti nella motivazione della sentenza impugnata. La presentazione di ricorsi che si limitano a contestare la valutazione delle prove operata dai giudici di merito porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione conferma la funzione nomofilattica della Corte di Cassazione, volta a garantire l’uniforme interpretazione della legge e non a rivedere all’infinito il giudizio sul fatto.

Perché il ricorso per pascolo abusivo è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non denunciavano reali violazioni di legge, ma si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni di fatto già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Questo rappresenta un tentativo di ottenere una nuova valutazione del merito, non consentito in sede di Cassazione.

È possibile chiedere l’ammissione di nuove prove nel giudizio di Cassazione?
No, non è possibile. La richiesta di ammettere nuove prove (rinnovazione dell’istruttoria) può essere avanzata nel processo d’appello, ma la sua ammissione è una decisione discrezionale del giudice. In Cassazione si può contestare solo il vizio di motivazione con cui il giudice d’appello ha eventualmente respinto tale richiesta, non si può chiedere direttamente un nuovo esame probatorio.

In che modo la recidiva ha influenzato la decisione sul caso?
La recidiva (in questo caso, reiterata, specifica e infraquinquennale) ha comportato un aumento dei termini di prescrizione del reato. Di conseguenza, l’argomento sollevato dai ricorrenti secondo cui il reato sarebbe stato estinto per il decorso del tempo è stato ritenuto infondato dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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