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Pascolo abusivo: appello inammissibile, ecco perché

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un allevatore condannato per pascolo abusivo. Secondo la Corte, l’azione illecita, seppur momentanea, costituisce reato quando l’autore è consapevole della propria condotta. La decisione sottolinea che la durata dell’illecito non è determinante ai fini della configurabilità del reato, confermando la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pascolo Abusivo: Anche un’Azione Momentanea Può Costituire Reato

L’Ordinanza n. 24056/2025 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sulla configurabilità del reato di pascolo abusivo, anche quando la condotta illecita ha una durata molto breve. Con questa decisione, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando che la consapevolezza dell’illegalità dell’azione è sufficiente per integrare il reato, a prescindere dalla sua durata.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla sentenza del Tribunale di Castrovillari, che aveva condannato un soggetto per aver introdotto i propri bovini all’interno di un’area abusivamente recintata, destinandola al pascolo. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo presumibilmente la non rilevanza penale della sua condotta data la sua natura momentanea.

La Decisione della Corte sul Pascolo Abusivo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Questa decisione ha reso definitiva la sentenza di condanna emessa dal Tribunale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto che il ricorso non fosse in grado di scalfire la logicità e correttezza delle motivazioni della sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Cassazione

Il fulcro della decisione risiede nell’analisi degli elementi costitutivi del reato. La Corte ha evidenziato come la sentenza di merito avesse correttamente motivato la sussistenza di entrambi gli elementi necessari:

1. L’elemento oggettivo: consiste nella semplice introduzione degli animali nell’area abusivamente recintata per il pascolo. I giudici hanno specificato che la durata di tale introduzione, anche se “seppure momentanea”, non incide sulla configurabilità del reato. L’illecito si consuma nel momento stesso in cui avviene l’ingresso non autorizzato.

2. L’elemento soggettivo: è stato individuato nel “dolo generico”. La Corte ha sottolineato che il ricorrente aveva “piena contezza della propria condotta illecita al momento del fatto”. In altre parole, era pienamente consapevole di agire contro la legge, e tale consapevolezza è sufficiente per integrare il dolo richiesto dalla norma, senza necessità di provare un fine specifico.

La Corte ha concluso che l’atto di impugnazione non poteva ignorare queste solide affermazioni contenute nel provvedimento censurato, rendendo così il ricorso privo di fondamento e, di conseguenza, inammissibile.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale in materia di reati contro il patrimonio e, in particolare, per il pascolo abusivo: la durata della condotta illecita è irrilevante ai fini della sua esistenza. Ciò che conta è la realizzazione materiale del fatto (l’introduzione del bestiame) unita alla consapevolezza dell’autore di compiere un’azione illegale. La decisione serve da monito: anche un’azione illecita di breve durata può portare a una condanna penale, con tutte le conseguenze economiche e legali che ne derivano, specialmente se l’autore agisce con la piena consapevolezza di violare la legge.

Un’azione di pascolo abusivo di breve durata può essere considerata reato?
Sì, secondo l’ordinanza, anche un’introduzione “momentanea” di animali in un’area altrui per il pascolo è sufficiente a integrare il reato, poiché la durata della condotta è irrilevante per la sua configurabilità.

Cosa si intende per ‘dolo generico’ in questo contesto?
Per ‘dolo generico’ si intende che l’autore del fatto aveva la piena consapevolezza e volontà di compiere l’azione illecita (introdurre i bovini nell’area recintata), sapendo che tale condotta era contraria alla legge, senza che fosse necessario uno scopo ulteriore.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma della sentenza di condanna precedente, che diventa così definitiva. Inoltre, il ricorrente è stato condannato a pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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