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Particolare tenuità: quando non si applica allo spaccio

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per spaccio di lieve entità di un soggetto, negando l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione si basa sulle modalità organizzate della condotta (droga nascosta in un vaso) e sul precedente penale dell’imputato, elementi che, secondo i giudici, escludono la tenuità dell’offesa e l’occasionalità del comportamento.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità e spaccio: non basta la piccola quantità di droga

Con la sentenza n. 18611/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui criteri per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in materia di stupefacenti. La decisione sottolinea come, anche in presenza di quantità modeste di droga, le modalità organizzate della condotta e i precedenti dell’imputato possano essere decisivi per escludere il beneficio. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per due episodi di spaccio di sostanze stupefacenti, qualificati come di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti. Nello specifico, l’imputato era stato ritenuto responsabile della cessione di 1,4 grammi di marijuana e della detenzione ai fini di spaccio di altri 7,12 grammi della stessa sostanza. Un dettaglio significativo emerso durante le indagini era la modalità di occultamento della droga, nascosta all’interno di un vaso con una pianta. L’imputato aveva inoltre un precedente penale per ricettazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Errata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si contestava il mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto, sostenendo che i giudici non avessero adeguatamente considerato l’esigua quantità di droga, la natura non abituale della condotta e il comportamento collaborativo dell’imputato, che aveva reso confessione.
2. Diniego della sospensione condizionale della pena: La difesa lamentava che la Corte d’Appello non avesse tenuto conto della risalenza del precedente penale e della lieve entità della vicenda attuale per concedere il beneficio.
3. Eccessività della pena: Si riteneva che la sanzione inflitta non fosse stata calibrata sul minimo edittale e che l’aumento per la continuazione fosse sproporzionato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla particolare tenuità

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo infondato. La parte più rilevante della sentenza riguarda proprio la particolare tenuità del fatto.

I giudici supremi hanno confermato la valutazione della Corte d’Appello, secondo cui l’offesa non poteva considerarsi tenue. A pesare sulla decisione non è stata tanto la quantità di stupefacente, quanto le modalità della condotta. L’occultamento delle dosi in un vaso è stato interpretato come un indice di una certa scaltrezza e di una non improvvisata organizzazione dell’attività di spaccio. Questo elemento, unito al precedente penale, ha delineato un quadro di “abitualità dell’agire illecito”, ostativo all’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

La Corte ha inoltre precisato un punto di diritto fondamentale: il riconoscimento del fatto di lieve entità (art. 73, comma 5) non comporta automaticamente l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità (art. 131-bis c.p.). Si tratta di due valutazioni distinte che si basano su criteri diversi. Mentre la prima si concentra sui mezzi, le circostanze dell’azione e la quantità/qualità della droga, la seconda analizza le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e il carattere non abituale del comportamento.

Anche gli altri motivi di ricorso sono stati respinti. Il diniego della sospensione condizionale è stato ritenuto corretto in base alla prognosi negativa formulata dai giudici di merito, che hanno considerato sia il precedente specifico sia l’organizzazione dell’attività di spaccio. Infine, la pena è stata giudicata congrua e adeguatamente motivata.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale: per valutare la particolare tenuità del fatto, il giudice deve compiere un’analisi complessiva che va oltre il solo dato quantitativo. Le modalità operative, come nascondere la droga in modo ingegnoso, possono rivelare una serietà della condotta e una propensione al crimine che sono incompatibili con la non punibilità. La decisione serve da monito: anche un reato astrattamente “lieve” può non essere considerato “tenue” se le circostanze concrete dimostrano una pianificazione e un’abitudine all’illegalità.

Perché la particolare tenuità del fatto non è stata concessa nonostante la piccola quantità di droga?
Perché le modalità di occultamento dello stupefacente (nascosto in un vaso) e il precedente penale dell’imputato sono stati considerati indicatori di una condotta organizzata e non occasionale, incompatibile con la tenuità dell’offesa.

Il riconoscimento dello spaccio di lieve entità (art. 73, comma 5) implica automaticamente l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che si tratta di due valutazioni distinte, basate su criteri differenti. La prima riguarda la gravità oggettiva del fatto (quantità, mezzi), mentre la seconda attiene alla modalità della condotta, alla colpevolezza e all’assenza di abitualità.

Per quale motivo è stata negata la sospensione condizionale della pena?
È stata negata a causa della prognosi negativa sulla futura condotta dell’imputato, formulata dai giudici sulla base del suo precedente penale per ricettazione e delle modalità organizzate dell’attuale attività di spaccio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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