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Particolare tenuità: no se si mente alle autorità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per evasione. La Corte ha confermato che non è possibile applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) quando le modalità della condotta, come il tentativo di ingannare le autorità con scuse fantasiose e false, dimostrano una gravità non trascurabile del reato.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando le False Scuse Escludono il Beneficio

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, consentendo di escludere la punibilità per reati di minima entità. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva della condotta. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 21422/2024) chiarisce come le modalità dell’azione, e in particolare il comportamento post-reato dell’imputato, possano essere decisive per negare tale beneficio. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni dei giudici.

I Fatti del Caso: Evasione e Tentativo di Inganno

Il caso in esame riguarda un soggetto condannato per il reato di evasione. L’imputato, invece di ammettere le proprie responsabilità, ha tentato di giustificare la sua assenza dal domicilio fornendo ai verbalizzanti “versioni fantasiose e false scuse”.

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la condotta dovesse essere considerata di particolare tenuità e, di conseguenza, non punibile ai sensi dell’art. 131-bis c.p. La tesi difensiva mirava a una diversa ricostruzione dei fatti, proponendo una valutazione di merito che minimizzasse la gravità dell’accaduto.

La Decisione della Cassazione e l’Esclusione della Particolare Tenuità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno stabilito che i motivi del ricorso non erano consentiti, in quanto si trattava di doglianze di merito e aspecifiche, che non potevano essere valutate in sede di Cassazione.

Il punto centrale della decisione è che il comportamento dell’imputato, volto a ingannare le forze dell’ordine, è un elemento che incide direttamente sulla valutazione della gravità del fatto, escludendo la possibilità di qualificarlo come di particolare tenuità.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ritenuto adeguata e logica la motivazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva basato la propria decisione proprio sulle “modalità dell’evasione”. Il tentativo di ingannare i verbalizzanti non è stato considerato un dettaglio irrilevante, ma un indice significativo della gravità della condotta e dell’atteggiamento dell’imputato. Secondo i giudici, questo comportamento dimostra una consapevolezza e una deliberazione che mal si conciliano con l’idea di un fatto di minima offensività. La legge richiede una valutazione complessiva che tenga conto non solo del danno o del pericolo cagionato, ma anche delle modalità della condotta, che in questo caso sono state ritenute ostative all’applicazione del beneficio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione della particolare tenuità del fatto non è un mero calcolo matematico del danno, ma un’analisi a tutto tondo della condotta del reo. Il comportamento tenuto dopo la commissione del reato, specialmente se volto a ostacolare l’accertamento della verità, assume un peso rilevante. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, emerge una chiara indicazione: mentire alle autorità per coprire un illecito, anche se di modesta entità, può precludere l’accesso a benefici di legge, portando a una condanna piena, oltre al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Mentire alle forze dell’ordine sulla propria assenza durante l’evasione può impedire l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì, secondo l’ordinanza, il tentativo dell’imputato di ingannare i verbalizzanti con versioni fantasiose e false scuse è una modalità della condotta che incide sulla sua gravità e può portare all’esclusione del beneficio della particolare tenuità del fatto.

Quali elementi valuta il giudice per escludere la particolare tenuità in un reato di evasione?
Il giudice valuta le “modalità dell’evasione”. Nel caso specifico, il tentativo dell’imputato di ingannare le autorità è stato l’elemento decisivo che ha dimostrato che la condotta non era di particolare tenuità.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi proposti erano costituiti da doglianze sulla ricostruzione dei fatti (questioni di merito) e considerati aspecifici, tipologia di censure non ammesse nel giudizio di legittimità, che si limita a verificare la corretta applicazione della legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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